È morta Tina Anselmi, prima donna ministro in Italia

È morta Tina Anselmi, prima donna ministro in Italia

È morta la scorsa notte nella sua casa di Castelfranco Veneto Tina Anselmi, prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica: fu nominata nel luglio del 1976 titolare del dicastero del Lavoro e della previdenza sociale in un governo presieduto da Giulio Andreotti. Eletta più volte parlamentare della Democrazia Cristiana, aveva 89 anni.
PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SULLA P2. Dopo aver ricoperto la carica di ministro del Lavoro, Tina Anselmi fu ministro della Sanità nel quarto e quinto governo Andreotti e legò il suo nome alla riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale.

Nel 1981, nel corso dell’ottava legislatura, fu nominata presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985. I funerali saranno celebrati venerdì 4 novembre nel Duomo di Castelfranco Veneto.
Un nome, quello dell’Anselmi, che si è affacciato più volte nella rosa delle possibili candidate al Colle più alto prima che la malattia ne fiaccasse la salute. Sua la legge sulle Pari opportunità, suo il maggior esempio di impegno di una donna in politica e soprattutto di riferimento per la ‘buona politica’, portatrice di valori che affondano nella iniziale esperienza di ‘staffetta’ partigiana a 17 anni con il nome di battaglia di ‘Gabriella’, poi l’impegno nel sindacalismo cattolico e la carriera politica.
LA BATTAGLIA ALLA P2. Ricordare Tina Anselmi significa ricordare la sua battaglia al contrasto della P2 all’inizio degli anni Ottanta che gli offrì l’occasione di conoscere da di dentro i fili del potere e di provare, nei limiti del tempo e delle istituzioni, di denunciarli, come raccontano i recenti Diari segreti di quella esperienza pubblicati due anni fa. Una esperienza che, vista in prospettiva, poggia molto sulle spalle personali di Tina Anselmi, come denunciano le carte; tanti avrebbero voluto chiudere prima del tempo quella esperienza unica di ‘disvelamento’ della struttura del potere italiano e dei suoi referenti internazionali, come cercò di dimostrare in un documento che poi fu costretta a ritirare (la Pre-relazione finale).
LE RADICI CATTOLICHE. È la radice popolare del cattolicesimo veneto che ha fatto da cornice alla formazione politica di Tina Anselmi che era nata a Castelfranco Veneto nel 1927 in una famiglia antifascista. Ben presto dal sindacato l’Anselmi passa all’impegno politico nella Dc. Un percorso esemplare della formazione politica della dirigenza politica in quegli anni: Laureata in Lettere all’Università Cattolica di Milano, divenne insegnante nella scuola elementare. Eletta alla Camera dei Deputati nel 1968, riconfermata fino al 1992, nel 1976 è stata la prima donna alla guida di un dicastero, quello del Lavoro. Poco dopo ci fu, per due volte, la guida del ministero della Sanità, dall’11 marzo 1978 al 4 agosto 1979.
IL CONFRONTO CON IL PCI. Nel 2004 ha promosso la pubblicazione di un libro intitolato Tra città di Dio e città dell’uomo. Donne cattoliche nella Resistenza in cui ha riassunto la sua esperienza e quella di tante donne della sua generazione. Parlando del confronto che ebbe più volte con la Iotti e con gli esponenti del Pci ha detto: «Eravamo avversari, ma mai nemici». Aggiungendo: «Non che noi fossimo migliori dei politici di oggi, ma le nostre robuste ambizioni erano contenute da un comune sentire».
A una data Tina attribuiva grande importanza: il 9 maggio del 1978, il giorno della uccisione di Aldo Moro. Diceva Tina, nel ricordare la sua esperienza di ‘staffetta’ tra la casa del Presidente della Dc e la sede del partito, che «mai più nulla sarebbe stato come prima e che avremmo dovuto dare delle risposte e non fummo capaci di darle». Non fu una ingenua, anzi si mosse con chiarezza e capacità all’interno di un Palazzo sconquassato da lotte inimmaginabili oggi. Un tempo duro.
LA LOTTA IN UN MONDO AL MASCHILE. Non si deve dimenticare, e tanti lo ricordano oggi, che andava scoprendo intrecci e legami trasversali di ambienti squisitamente maschili: politica, massoneria, mondo militare e dei servizi segreti, gli intrecci con la criminalità organizzata e il potere finanziario e delle banche, a cominciare dallo Ior. L’Anselmi attraversò tutto ciò con il suo coraggio e la sua riconosciuta voglia di non arrendersi mai e intuendo quali fossero i rischi che si correvano per il futuro. Scriveva in un appunto del 1982 dopo un incontro del 25 novembre con Orazio Bagnasco, banchiere: «Le P2 non nascono a caso, ma occupano spazi lasciati vuoti, per insensibilità,e li occupano per creare la P3, la P4…».
INGROIA: «SENZA DI LEI SAPREMMO MOLTO MENO». «Non so se senza di lei saremmo riusciti a sapere tutto della P2. La presidenza della commissione parlamentare di inchiesta su quella vicenda fu preziosa sia per dare impulso a indagini che per comporre il quadro storico e di attualità della loggia massonica di Licio Gelli. La sua capacità investigativa sulle infiltrazioni nella politica e nelle istituzioni e nella società italiana sono state la cifra del suo spirito di indipendenza, di libertà e di coraggio», ha ricordato il presidente di Azione Civile, Antonio Ingroia.
«ESPULSA DALLA POLITICA PER IL SUO CORAGGIO». «Lo stesso spirito, del resto, lo aveva dimostrato giovanissima, quando rischiava la vita come staffetta partigiana. Il suo agire politico e civile ha sempre avuto un unico faro: la Costituzione della Repubblica. Per questo», conclude il magistrato, «ho sempre considerato Tina Anselmi un modello sociale e civile da seguire. Per il suo coraggio, che avrebbe meritato un’elezione al Quirinale, venne lentamente espulsa da quel sistema politico che oggi la piange con la solita litania».
«Con Tina Anselmi scompare una figura esemplare della storia repubblicana», ha affermato il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
RENZI: «ESEMPIO PER CHIUNQUE». «Partigiana, sindacalista, impegnata nella vita politica e nelle istituzioni, prima donna ministro della storia italiana. Il suo impegno per le pari opportunità e contro la P2 e la sua personalità forte e discreta ne hanno fatto un esempio per chiunque creda alla politica come passione per la libertà».

Fonte: lettera43.it

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