Nato, le spese dei vari Stati membri in infografiche

Nato, le spese dei vari Stati membri in infografiche

Donald Trump non è ancora entrato nella stanza dei bottoni della Casa Bianca e già il mondo delle diplomazie è in allarme, in particolare gli alleati della Nato.
Nel corso della campagna elettorale il tycoon ha puntato il dito contro i Paesi dell’Alleanza che non rispettano le linee guida sulle spese per la Difesa.
A RISCHIO L’ARTICOLO 5. In particolare la minaccia è stata quella di non rispettare l’articolo 5 del trattato, e quindi non soccorrere uno Stato membro sotto attacco, nel caso in cui questo non abbia destinato (come da indicazioni) il 2% del Pil alle forze armate.

Il primo a predicare calma dopo l’elezione del candidato repubblicano è stato lo stesso segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha parlato a margine del Consiglio dei ministri europei della Difesa: «Durante la campagna elettorale Donald Trump ha detto di essere un grande tifoso della Nato. Sono certo che sarà un presidente degli Stati Uniti che rispetterà tutti gli impegni, perché una Nato forte è importante per l’Europa, ma anche per gli Stati Uniti».
70% DEL BILANCIO A CARICO DEGLI USA. La provocazione di Trump rilancia un tema molto caro alle amministrazioni americane e agli apparati dell’esercito a stelle e strisce.
Lo stesso Barack Obama non ha mai mancato chiedere agli alleati di aumentare le loro spese per la Difesa.
Basti pensare che degli 828 miliardi di dollari spesi nel 2015 dai Paesi della Nato il 71% è stato a carico dagli americani.
Gli Stati dell’Unione europea che fanno parte del patto contribuiscono solo con il 19%. E solo quattro, oltre agli Usa, hanno superato la soglia del 2%: la Grecia, la Polonia, la Gran Bretagna e l’Estonia.
Stando ai dati ufficiali della Nato, l’Italia nel 2015 ha speso l’1,02% del Pil, ovvero 17,6 miliardi di euro: per raggiungere il 2% dovrebbe metterne sul piatto altri 17,9.

  • Passare con il mouse sui grafici per vedere i valori.

Rimane da vedere quale sarà lo spazio di manovra del presidente eletto.
Attualmente la Nato è impegnata in sei diversi scenari.
MISSIONI DAL KOSOVO ALLA SOMALIA. In primo luogo nell’eterno conflitto che insanguina l’Afghanistan con la spedizione Rs (Resolute support) che ha ereditato l’ex missione Isaf.
Poi in Kosovo, dove svolge compiti di addestramento e copertura delle forze di sicurezza locali.
Truppe schierate anche nel Corno d’Africa con una doppia operazione, una nelle acque internazionali per il contrasto alla pirateria e l’altra come supporto all’esercito dell’Unione africana nella lotta agli jihadisti di al Shabaab in Somalia.
Impegno marittimo anche nel Mediterraneo con le navi degli alleati che sono schierate dal 2001.
NUOVE TRUPPE NEI PAESI DEL BALTICO. L’ultimo scenario è anche quello più sensibile, l’area del Baltico.
Il punto più delicato della nuova ‘cortina di ferro’ che ha segnato la divisione tra Russia e Nato.
Gli aerei alleati sono impegnati in operazioni di ricognizione 24 ore su 24 con i caccia dei vari Paesi che compiono continui voli lungo il perimetro di Estonia, Lettonia e Lituania.
Attualmente l’incarico viene ricoperto dall’aviazione francese appoggiata da quella tedesca che in agosto hanno rilevato il tandem Gran Bretagna – Portogallo.
L’anno prossimo oltre all’aviazione verranno anche schierati circa 4 mila uomini. Mille per ognuna delle tre repubbliche baltiche e mile in Polonia. L’intento è quello di proporre una forza di deterrenza alla crescente pressione di Mosca nella regione dopo i fatti del 2014 che consegnarono la Crimea al Cremlino e spezzarono l’Ucraina fra Kiev e truppe filo-russe.

  • Senari in cui è attiva la Nato.

Fonte: lettera43.it | Autore: Alberto Bellotto

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