La percezione errata rispetto a fatti d’attualità: una ricerca dell’Istituto Ipsos

La percezione errata rispetto a fatti d’attualità: una ricerca dell’Istituto Ipsos

L’istituto Ipsos ha diffuso i risultati del suo ultimo sondaggio internazionale che mostra come spesso i cittadini abbiano una percezione errata rispetto a fatti d’attualità.

Lo studio del 2016 “Perils of perception – I pericoli delle percezioni” confronta i dati raccolti con 27.250 interviste, condotte coinvolgendo 40 paesi, con i dati reali delle fonti ufficiali, tra cui il World Values Survey e il Pew Research Center.

Guardando ai risultati dello studio si può notare come i cittadini di quasi tutti i Paesi abbiano percezioni errate, chi più chi meno. Gli errori più grandi si registrano sulla quantificazione della presenza islamica nel proprio Stato: nella maggior parte dei 40 Paesi si pensa che la presenza di musulmani sia maggiore di quanto non sia in realtà. Sono i francesi ad aprire la classifica, stimando una percentuale del 31% di persone di religione islamica nel proprio Paese a fronte di una percentuale effettiva che si attesta al 7,5%. Anche in Italia la percezione è errata: pensiamo che 1/5 della popolazione sia di religione musulmana mentre in realtà lo è solo il 3,7%. Una simile distanza tra percezione e realtà c’è anche in Germania, Belgio, Stati Uniti, Russia e Svezia.

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Sempre a proposito di cittadini musulmani, che dire del loro aumento previsto per il 2020? Anche in questo, quasi tutti i Paesi tendono a sovrastimare i dati delle proiezioni ufficiali. In Francia la risposta media data dagli intervistati è stata che nel 2020 circa il 40% dei francesi sarebbe stato musulmano, mentre le stime ufficiali prevedono una presenza dell’8,3%. Per la Germania le stime ufficiali prevedono un aumento fino al 7% circa, nonostante i tedeschi in media indichino una stima del 30%. L’Italia, nella top 3, immagina addirittura che un italiano su tre sarà musulmano entro 4 anni, sovrastimando parecchio il fenomeno (le stime ufficiali dicono che saranno meno del 5%).

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Ovviamente questa percezione distorta della presenza e del tasso di crescita islamica, specie nei Paesi Occidentali, non è casuale, poiché il 2016 è stato un anno caratterizzato da una forte crisi migratoria (perlopiù da paesi africani e del Medio Oriente) e dalla quasi incapacità delle istituzioni, nazionali e sovranazionali, di far fronte alla situazione se non con provvedimenti a carattere emergenziale. Inoltre queste stime troppo alte potrebbero esser state determinate dalla paura del terrorismo islamico, tornato a scuotere tutto l’Occidente, in primis la Francia.

Le interviste hanno toccato anche altri argomenti, tra cui il livello di felicità nel proprio Paese. Il risultato è stato sorprendente: tutti pensano che il proprio Paese sia meno felice di quanto non sia in realtà. Persino i cittadini di Norvegia, Paesi Bassi, Canada, Australia e Svezia, paesi nella Top 10 dei Paesi più felici del mondo dall’ONU, non sembrano essere convinti della felicità dei propri connazionali.

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Altre domande riguardano il livello di tolleranza rispetto a temi come l’omosessualità, il sesso prematrimoniale e l’aborto. Anche qui la percezione si è rivelata spesso errata: la maggior parte dei 40 paesi è composta da individui più tolleranti di quanto si aspettino i rispettivi abitanti. In molti stati si tende a percepire la posizione morale dei propri connazionali come molto più rigida di quanto non sia.

Se da una parte gli italiani hanno una idea abbastanza corretta su come la pensano i connazionali riguardo all’inaccettabilità morale dell’aborto, immaginano i propri concittadini meno tolleranti di quanto non siano sia sulla questione dei rapporti prematrimoniali sia su quella dell’omosessualità. Riguardo quest’ultima infatti, nonostante le percezioni, l’Italia risulta avere una buona apertura mentale, come dimostrano anche dai dati riportarti nell’indagine Global Attitudes Survey on LGBTI dell’ILGA – International Lesbian and Gay association – effettuata a livello globale.

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Ipsos ha posto anche una domanda prettamente politica agli intervistati: “Sarà Donald Trump o Hillary Clinton ad essere eletto Presidente?”. Come si sa, in pochissimi avevano previsto la vittoria di The Donald. I cittadini dei Paesi analizzati (con l’eccezione di Russia e Serbia) sono stati “vittima” dell’influenza dei media, schierati con la candidata democratica. La vittoria della Clinton è stata fin da subito data quasi per scontata. Alla fine a vincere è stato colui che vuole costruire il muro contro i messicani “spacciatori e stupratori”, che vorrebbe vietare l’ingresso negli Stati Uniti a immigrati musulmani e che, in un certo senso, ha fatto leva anche sulle convinzioni sbagliate degli americani, tra cui quella della presenza di islamici negli Stati Uniti di cui abbiamo parlato sopra.

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Lo studio Ipsos si conclude con “l’indice di ignoranza”, stilato in base alle risposte errate ai quesiti posti nelle interviste. Le risposte più accurate e corrette sono state date dai Paesi Bassi e, a seguire, da Gran Bretagna e Corea del Sud. I risultati peggiori li hanno registrati invece Taiwan, Cina e India, ultima in classifica. Da notare anche il pessimo piazzamento degli Stati Uniti. L’Italia invece si classifica nella TOP 10 dei Paesi più accurati, tra Germania e Norvegia.

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In tutti i paesi i cittadini dimostrano di sbagliarsi, chi più chi meno. Tra le cause d’errore ci sono diversi elementi tra cui, oltre a una comune difficoltà matematica a dare le giuste proporzioni a certe questioni, la tendenza a considerare un fenomeno che goda di ampia copertura mediatica come qualcosa di più rilevante rispetto a quanto non sia. Le notizie “bufala”, i titoli “clickbait” in rete, il dibattito politico che ossessivamente si concentra su alcune questioni e la nostra attitudine a filtrare i messaggi sono altri aspetti che hanno un ruolo nel determinare gli errori. Bisogna anche tenere conto del fattore psicologico: anche non volendo, tendiamo a sovrastimare ciò che ci preoccupa maggiormente, ciò che tocca le nostre corde emotive e talvolta ci basiamo su pregiudizi o scorciatoie mentali piuttosto che su dati e fatti reali. Le preoccupazioni creano la percezione errata e l’errata percezione a sua volta genera ulteriore preoccupazione, innescando una spirale da cui può essere difficile uscire.

Autore: Claudia Gonnelli | Fonte: youtrend.it

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