La marcia per la scienza del 22 aprile ha aperto un’interessante (e probabilmente salutare) discussione sul posto della scienza nella società. Se una manciata di scienziati si sono distanziati dall’iniziativa temendo che la marcia fosse politica, molti di più hanno partecipato sottolineando che la scienza, non è, e non è mai stata, separata dalla politica.
Come scriveva l’astronomo Carl Sagan, scienza e democrazia condividono gli stessi valori fondamentali e nel momento in cui la più potente nazione del pianeta è nelle mani di Donald Trump, non dovrebbe quindi stupire che molti scienziati abbiano deciso di marciare a fianco dei cittadini affermando anche il loro ruolo politico. Ma se le bufale scientifiche di Trump sono probabilmente fuori scala, i politici di professione hanno una lunghissima esperienza nell’usare la scienza per i loro scopi. Le loro strategie sono elencate nel recente libro Not a scientist: How Politicians Mistake, Misrepresent, and Utterly Mangle Science (WW Norton, 2017).
Scritto dal giornalista scientifico Dave Levitan, il libro riguarda in particolare Stati Uniti, ma le tattiche di cui parla sono purtroppo universali. Eccone cinque che sicuramente sono ben note anche in Italia.
1. Cherry-picking
Il cherry-picking, letteralmente cogliere le ciliegie consiste nel presentare solo gli elementi a supporto della propria argomentazione, ignorando il quadro complessivo. Quando il senatore negazionista James Inhofe lanciò una palla di neve in Senato per dimostrare l’inesistenza dell’effetto serra, utilizzava la versione più terra terra del cherry-picking, cioè la sua prova era un semplice aneddoto, ma con i quale molti potevano immediatamente relazionarsi.
A noi basta ricordare il caso Stamina. Ora che Vannoni è stato nuovamente arrestato difficilmente qualche politico prenderà le sue difese, eppure il Parlamento, in maniera quasi unanime, nel 2013 votò a favore di una sperimentazione a spese dello Stato totalmente ingiustificata. Perché? Perché dei video sembravano dimostrare che una pozione sconosciuta compiva dei miracoli. Chissà se anche un paio di vip testimonial di #bastabufale avranno imparato la lezione….
2. Appropriarsi del merito
Diversi politici si comportano come se mantenere il consenso possa giustificare prendersi meriti per qualche buona notizia che, in realtà, non dipende affatto (o non totalmente) da come quel politico ha operato. Levitan cita l’esempio di Rick Perry, che nel 2015 si vantò di aver ridotto l’inquinamento atmosferico in Texas mentre era governatore. Ma nel mondo reale quello era il risultato di politiche federali a cui Perry e il suo partito si sono sempre opposti. Da noi vale la pena di ricordare che all’alba dell’accordo di Parigi l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi parlò di tagli alle emissione pari al 20% rispetto ai livelli del 1990. La cifra è corretta, e si è trattato certamente di un dato positivo, ma è almeno discutibile attribuirlo alle politiche energetiche degli ultimi vent’anni. L’Italia è stata a lungo arretrata rispetto agli obiettivi di Kyoto, e buona parte della riduzione è indubbiamente dovuta alla crisi economica. Oltre a questo, per rientrare negli obiettivi di Kyoto, è stato necessario acquistare quote di emissioni dalla Polonia.
3. Il Demonizzatore
Quando negli Usa cominciarono a verificarsi preoccupanti epidemie di morbillo, come quella del 2015 a Disneyland, in California, alcuni politici giocarono la carta che Levitan chiama Il Demonizzatore: le epidemie non erano dovute alla ridotta copertura vaccinale, ma ai flussi migratori. Lo straniero untore è un stratagemma che purtroppo in Italia conosciamo molto bene: dall’allarme tbc lanciato da Grillo, a quello della meningite di Forza Nuova, la colpa delle malattie infettive (che già scatenano abbastanza la nostra irrazionalità) è comodamente scaricata su chi è già stato accusato (sempre a suon di bufale) di ogni nefandezza.
4. La bufala doc
Il titolo del libro si riferisce al fatto che spesso in America il politici, prima di parlare di scienza, antepongono il disclaimer «Non sono uno scienziato, ma», concludendo spesso con un’oscenità. Da noi la balla scientifica arriva spesso senza nessuna avvertenza di questo tipo. Visto che si è paragonato Trump a Berlusconi, vale la pena ricordare che tra le bombastiche promesse del ex-premier c’era niente meno che quella di sconfiggere il cancro entro 3 anni: correva l’anno 2010. Se poi diamo un’occhiata alle nostre interrogazioni parlamentari è possibile trovare qualunque cosa, dalla fusione fredda agli Ufo, passando per le scie chimiche.
5. Adulare e colpire
In Usa la Nasa è un’istituzione, e sarebbe molto impopolare per un politico criticare l’agenzia che ha mandato l’uomo sulla Luna senza una valida ragione. Per questo motivo la Nasa riceve lodi bipartisan, ma lodare non costa niente, mentre la scienza dev’essere finanziata. In Not a scientist Levatin ci mostra come il senatore texano Ted Cruz abbia lodato le imprese delle Nasa per poi tagliare i fondi delle sue ricerche sull’atmosfera terrestre: la Nasa, insomma, doveva pensare allo spazio, non al clima. La tattica di Cruz, che Levatin chiama butter up and undercut (traducibile come adulare da una parte e colpire dall’altra) è qualcosa a cui gli scienziati italiani sono forse fin troppo abituati.
Nessun politico si sognerebbe di mettere in dubbio l’importanza della ricerca, e ognuno ha il suo repertorio di lodi, ma l’Italia continua a non essere un paese per ricercatori.
Fonte: wired.it