Nuovi numeri di Eurostat consentono di costruire la mappa più accurata del reddito degli europei, con il sud Italia in affanno, l’est Europa che galoppa, e la city di Londra che batte il resto del continente.
Di numeri sul reddito degli italiani se ne vedono spesso. Eppure basta solo ricordare le differenze fra Meridione e Settentrione, per capire che una media tanto ampia difficilmente racconta tutta la storia. Quella di italiano medio è un’utile finzione statistica, ma fra un milanese e un napoletano ci sono differenze non proprio piccole – e su scala ancora più ampia questo vale in tutta Europa.
Così per capire davvero qual è la situazione conviene guardare a livello locale, come ha fatto l’agenzia europea di statistica che ha appena aggiornato i dati sul Pil a livello provinciale portandoli fino al 2014.
Emerge così che nella provincia più povera d’Italia – Medio Campidano in Sardegna – gli abitanti hanno grosso modo lo stesso tenore di vita di diverse zone in Ungheria, Romania o Polonia. Questa, in generale, la situazione anche per altre aree del sud come Agrigento o Cosenza. In cima invece troviamo Milano – con un reddito più che triplo rispetto alle province povere – e circa alla pari con Amburgo o Stoccolma.
I dati – per cercare di essere il più accurati possibile – tengono in considerazione che il costo della vita è diverso nelle varie province, e includono anche stime dell’evasione fiscale.
A guardare invece all’intero continente, l’occhio non può che cadere su una minuscola zona nel centro di Londra: dove si trova la city, cuore – almeno per il momento – delle attività finanziarie. Lì il reddito medio raggiunge picchi stratosferici e diventa quasi tredici volte la media europea. Nessun’altra provincia si avvicina anche lontanamente a questo risultato, ma certo si tratta di un gruppo molto piccolo di abitanti – che in fondo non ci dice molto su come stanno le persone comuni, anzi.
Le zone più povere compaiono invece andando a est, e in particolare in Albania, Fyrom (ex Macedonia), o Bulgaria, dove il reddito medio si ferma intorno a sei volte meno della media europea.
Escludendo il Regno Unito, che a causa dell’enorme sviluppo nei servizi finanziari a Londra fa un po’ caso a parte, i confronti cominciano ad avere senso. Prendendo di nuovo come modello Milano, emergono anche gli enormi passi in avanti fatti da nazioni dall’est come Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, le cui capitali ormai ormai un tenore di vita paragonabile – a volte persino superiore – anche rispetto alla più avanzata delle città italiane.
Altro caso particolare è quello della Germania, che almeno da un punto di vista geografico presenta ampie differenze: da zone al confine con la Francia dove siamo al livello delle più povere province italiane, fino a Wolfsburg – bassa Sassonia e quinta città tedesca più popolosa – dove risiede la fiorente industria dell’auto. Questo però non deve trarci in inganno: tutto considerato, come mostrano ancora le statistiche di Eurostat, il reddito resta comunque distribuito in maniera meno diseguale che in Italia.
Al di là della fotografia di oggi, può essere interessante cercare di capire come si sono mosse le cose negli ultimi tempi. Un modo per farlo è guardare a com’è cambiato il rapporto fra il reddito degli italiani e quello degli altri europei dal 2000 – primo anno per cui ci sono statistiche – in poi. In molti casi la situazione relativa è peggiorata, e spesso non di poco.
L’esempio più eclatante è forse proprio la provincia di Roma, che per buona parte degli anni 2000 ha avuto un reddito circa il 50% maggiore della media europea. Eppure dal 2008 in avanti il rapporto appare peggiorato molto, e non è l’unico caso: anche per province come Torino o Perugia vale lo stesso, con il calo di quest’ultima che l’ha portata ormai ben sotto la media.
Di solito le nazioni più povere hanno spazio per crescere con maggiore rapidità rispetto a quelle già sviluppate, e questo è successo anche in Europa. Il successo di paesi dell’est come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia o Romania si vede anche a livello locale, con aree che dall’inizio del nuovo millennio in poi si sono avvicinate al resto del gruppo a passi da gigante.
Ma se le nazioni in via di sviluppo crescono, anche alle grandi tocca correre più in fretta per restare al passo. Eppure per molte non è andata così. A guardare nell’altro verso, fra le province che invece si sono allontanate dalla media europea, alcuni nomi sorprendono e altri meno.
Per la piega che ha preso negli ultimi anni, certo non è strano che in fondo compaiano molte zone della Grecia. Eppure sono parecchie anche le province del Regno Unito che una volta apparivano in forma, in cima nella classifica di chi era ben messo, ma in qualche anno sono cadute parecchio in basso.
Nel gruppo non mancano province italiane come Pavia o Siracusa, che pur partendo da situazioni diverse hanno in comune un calo niente male. Proprio gli abitanti di quest’ultima nel 2001 avevano un reddito che era intorno al 75% della media, che però in seguito si attestato a poco più della metà.
Poiché queste informazioni sono più dettagliate rispetto a quelle nazionali, raccoglierle è un lavoro lento e arriva a distanza di tempo – così solo oggi possiamo conoscere la situazione del 2014. Sappiamo comunque che da allora l’Italia è cresciuta meno di praticamente tutti gli altri paesi europei a parte la Grecia.
Anche senza avere ancora i numeri esatti, se ci fossero soldi in ballo puntare su un ulteriore aumento della distanza rispetto alle altre nazioni del continente sarebbe senz’altro un scommessa sicura.
Fonte: wired.it | Articolo di: Davide Mancino | Pictures of Money/flickr