È una tentazione irresistibile, una passione per lei irrinunciabile anche a rischio di gaffe e sfottò sui tanto amati social. Il selfie per Virginia Raggi è modus operandi, comunicazione, cedimento alla vanità. Niente di nuovo, considerato che i politici ormai non ne possono fare a meno, ma per la sindaca di Roma più volte l’autoscatto ha prodotto imbarazzi e uno scivolamento verso la parodia.
L’inizio
Tutto iniziò a metà dello scorso ottobre, quando Raggi riunì la sua squadra di assessori e consiglieri in un ritiro alle porte di Roma, un week-end per cementare la fiducia reciproca attraverso una convivenza forzata. Successe che di notte apparve sul profilo Facebook della prima cittadina un video sgranato con lei in primo piano e i suoi compagni di soggiorno che se la ridevano di gusto. Ma il web non perdona e fu un fiume di critiche quasi tutte improntate al “Ma che c’hai da ridere tanto?”.
In posa
Due mesi dopo, il 13 dicembre, il volto è meno sorridente, scuro, anche troppo, mentre appare in posa, sempre in primo piano, dietro di lei ancora consiglieri in posizione ben studiata, le facce altrettanto contrite, preoccupate. È un video-selfie-messaggio, di nuovo in notturna, che annuncia le dimissioni dell’assessora all’Ambiente Paola Muraro, indagata. «Accuse risibili, appena cadono lei tornerà assessore». Sì, come no. Tre giorni dopo avviene l’arresto di Raffaele Marra, ex capo del personale e braccio destro della sindaca. Beppe Grillo ordina il rimpasto. All’assessorato all’Ambiente arriverà Pinuccia Montanari. E stop anche ai video in notturna, con quel clima clandestino che ha fatto impazzire di caricature la rete: «Liberate Muraro o uccido i consiglieri uno a uno», era uno dei più divertenti sul fermo immagine di quella notte.
Il consiglio
Chi la consiglia capisce che la situazione sta sfuggendo di mano: «Basta Virginia con questi video». Non è proprio così facile, per lei che da semplice consigliera di opposizione del M5S ai tempi di Ignazio Marino sindaco, la ricordano con lo smartphone sempre acceso per filmare qualsiasi cosa accadesse in Campidoglio. Sempre con la foga di immortalare tutto, per un’illusione di trasparenza, come quando, poco abituata alle pressioni della stampa, uscì di casa con la telecamera del cellulare rivolta a giornalisti e fotografi assiepati davanti al suo cancello, a cui infelicemente si rivolse: «Mi fate pena».
«Come Nerone»
E arriviamo a questa estate, infausta per Raggi quanto alla mania dei selfie. Se ne fa uno mentre osserva preoccupata il rogo della pineta di Castel Fusano e si becca il paragone (uno dei commenti più gentile in una giungla di insulti) con l’imperatore piromane: «Manco Nerone!», per l’inopportunità dell’immagine di fronte alle fiamme. Non le è andata meglio ieri, l’ultima pagina del suo book fotografico: a molti romani non è piaciuto che all’indomani degli scontri con i migranti per lo sgombero del palazzo di via Curtatone, nel giorno del corteo dei movimenti per la casa, Raggi, fresca di ritorno delle vacanze in Corsica, fosse di nuovo al mare, ad Ardea. Dove non si è sottratta ai fan e anzi si è mostrata molto disponibile con chiunque che le chiedesse uno scatto. Come Stefano Ambrosetti, noto militante della destra romana, suo ammiratore. Questa volta è lui a mettere la foto sui social e a scatenare like, ironia e indignazione. Ma si sa, come da tormentone estivo, questo è il Paese dell’esercito dei selfie, di chi si abbronza con l’iPhone in mano e la sindaca della Capitale è una delle sue condottiere.
Fonte: lastampa.it | Autore: Ilario Lombardo