Pubblichiamo l’articolo de Linkiesta.it di oggi, a cura dell’osservatorio EuVisions.
Il Partito democratico è la formazione politica che vanta il maggior numero di tweet inviati dai propri candidati in questa campagna elettorale. Ma i valori assoluti nascondono una realtà ben diversa: in media, e su base giornaliera, i competitor di Lega, Forza Italia, Leu e M5S sono più prolifici dei rappresentanti del partito di Matteo Renzi. Inoltre, in linea con studi precedenti sulla Brexit e la campagna elettorale tedesca dello scorso settembre, le forze radicali e anti-establishment si rivelano più capaci di coinvolgere la propria base. A quale costo? Quello di condurre una “campagna negativa” contro i propri avversari.
A rivelarlo è uno studio condotto dall’osservatorio EuVisions che, nella settimana tra il 19 e il 25 febbraio, ha raccolto ben 275,000 tweet inviati da 1,579 candidati di 6 partiti italiani (PD, LeU, FI, FdI, Lega, M5S) e dai rispettivi follower. Si tratta di un’analisi unica nel suo genere perché, invece di focalizzarsi soltanto sui leader di partito, considera l’intero parco-candidati e le reazioni delle rispettive basi-follower su Twitter.
I candidati più presenti e quelli più prolifici
Se guardiamo al numero di candidati ‘attivi’ sul social media, nel periodo di riferimento, sono 294 i candidati del PD ad aver twittato almeno una volta, contro 166 del M5S, 145 di LeU, 144 di Forza Italia, 85 della Lega e 77 di FdI.
Non stupisce quindi che i candidati del PD siano anche quelli ad aver inviato, complessivamente, un maggiore numero di tweet: 7,202 per una media giornaliera di 900. Merito di un spiccato attivismo digitale? Non esattamente. La maggior presenza su Twitter di candidati del Partito Democratico sembrerebbe essere la conseguenza di una struttura di partito maggiormente consolidata – e di una maggior “anzianità politica” dei candidati.
Se infatti guardiamo alla prolificità dei singoli candidati, la Lega risulta godere dei rappresentanti “più attivi”, con una media di 4.5 tweet al giorno. Seguono Forza Italia (4.2), LeU (3.8) e M5S (3.1). Insomma, nonostante la loro superiorità numerica, i candidati del PD si classificano penultimi per prolificità (3.0), seguiti solo da FdI (2.6). Ma le cattive notizie, per la formazione di centro-sinistra, non finiscono qui.
Il trionfo dei populisti? Lega e M5S campioni di engagement
Lega e Movimento Cinque Stelle riescono a coinvolgere meglio di chiunque altro i propri follower. Merito anche dell’impegno profuso alla causa da questi ultimi: con una media di 13.3 “retweet per tweet”, i messaggi dei candidati della Lega sono i più condivisi, seguiti a breve distanza da quelli del Movimento Cinque Stelle (11.6 retweet). A una certa distanza seguono Fratelli d’Italia (6.0 retweet), il Partito Democratico (4.4), Liberi e Uguali (3.6) e Forza Italia (2.2). Eppure, tutto arriva a un costo preciso per la qualità del dibattito: non è certo la politica con la “P” maiuscola a farla da padrona online.
I tweet dei candidati, tra personalizzazione e negative campaigning
La mediatizzazione della politica – di cui i social media sono “solo” l’ultima faccia – è stata accompagnata negli ultimi decenni dall’affermazione di due dinamiche: la personalizzazione delle campagne elettorali da parte dei candidati (con un focus sempre maggiore sul leader di turno) e l’utilizzo di forme di campagna negativa (“negative campaigning”) nei confronti degli avversari.
Per restituire la dimensione di questi due fenomeni, EuVisions ha analizzato (Figura 3) quanti tweet dei candidati monitorati sono stati dedicati ai rispettivi leader di partito (personalizzazione) o, al contrario, a quelli delle altre formazioni (campagna negativa).
Per quanto riguarda le strategie di personalizzazione, la Lega si dimostra la formazione più focalizzata sul proprio leader: Matteo Salvini è chiamato in causa nel 14.3% dei tweet inviati dai candidati del Carroccio. Se è vero che il fenomeno sembrerebbe essere particolarmente rilevante per la destra (Silvio Berlusconi: 11%; Giorgia Meloni: 7.8%), è interessante notare come anche nel caso di Liberi e Uguali, Pietro Grasso venga menzionato nell’8% dei tweet inviati. Minore invece l’attenzione dedicata dai rispettivi candidati a Matteo Renzi (3.4%) e Luigi di Maio (3.2).
Cosa si può dire rispetto alle strategie di campagna negativa? Luigi di Maio è il target principale dei candidati di Forza Italia (1.8%), Fratelli d’Italia (1.9%) e del Partito Democratico (2.3%). Matteo Renzi invece è il bersaglio principale della Lega (1.8), del Movimento Cinque Stelle (4.3) e, non certo a sorpresa, dei rappresentanti di Liberi e Uguali (2.3). In assoluto, il partito che utilizza di più strategie di campagna negativa è il Movimento Cinque Stelle con un 10% di tweet inviati dai propri candidati che criticano gli avversari. Non solo: l’attenzione dedicata ai due principali competitor – Renzi (4.3%) e Berlusconi (3.9%) – è addirittura superiore a quella riservata allo stesso Di Maio.
Populismi e social media: un trend già visto?
L’Italia non è un caso isolato. Nel corso della campagna elettorale dello scorso settembre in Germania, i candidati del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) hanno adottato una strategia di campagna negativa di grande successo (come rivelato da EuVisions). Con strategie simili, il Partito indipendentista britannico Ukip era riuscito a “dominare” lo scontro online in occasione della campagna referendaria per la Brexit, nel 2016. Tanto il Movimento Cinque Stelle quanto la Lega sembrano aver messo in pratica con successo la lezione delle formazioni radicali europee.