Pubblichiamo un approfondimento de lavoce.info. L’articolo è di Marco Alberto De Benedetto e Maria De Paola.
La parte più disagiata della popolazione ha dato fiducia al M5s e l’effetto è trainato dal Sud. Ma non tanto per il reddito di cittadinanza, quanto per le facce nuove. Che non hanno i molti demeriti accumulati dalla classe dirigente del Mezzogiorno.
Chi vota chi
I risultati delle elezioni del 4 marzo per il rinnovo del Parlamento hanno determinato la vittoria del Movimento 5 stelle e della Lega. Quella che è venuta fuori dalle urne è una geografia elettorale che vede al Sud il dominio del M5s (in ben dieci province alla Camera si è superato il 50 per cento dei voti) e al Nord una forte concentrazione di voti a favore della Lega (in sette province, di cui quattro venete, i consensi hanno superato il 35 per cento). Non c’è solo la frattura tra Nord e Sud, ma anche una divisione tra fasce più e meno agiate della popolazione.
Utilizzando i dati a livello provinciale sui risultati delle elezioni uninominali della Camera abbiamo cercato di capire come alcune caratteristiche socio-economiche (percentuale di popolazione occupata, l’istruzione media, percentuale di anziani e di stranieri residenti) sono correlate con la percentuale di voti ottenuti dalle principali forze politiche in competizione. Da un primo sguardo, sembrerebbe che il M5s abbia avuto successo soprattutto nelle provincie con più disoccupati e con una popolazione meno istruita, più giovane e con una minore percentuale di stranieri. Un comportamento simile si osserva anche per i voti ottenuti da Forza Italia. Invece, il sostegno a Lega e Pd è stato maggiore nelle province con più occupazione e con popolazione più anziana, più istruita e con più stranieri.
Tabella 1 – Correlazione tra percentuale di voti ottenuti alla Camera e caratteristiche socio-economiche
Nota: La percentuale di popolazione occupata è calcolata come occupati su popolazione totale; la percentuale di anziani è misurata come popolazione di età superiore ai 65 anni sulla popolazione totale, mentre la percentuale di stranieri è il numero di stranieri residenti sulla popolazione complessiva.
Tuttavia, poiché le caratteristiche che abbiamo preso in considerazione sono tra loro correlate, ad esempio nelle province a maggiore occupazione è più alta anche la percentuale di immigrati, questo tipo di analisi non è di grande utilità. Potrebbe capitare che si osservi sì una correlazione positiva tra presenza di stranieri e voti ottenuti dalla Lega, ma l’associazione è in realtà dovuta al fatto che la Lega ha più successo nelle province a maggiore occupazione, dove è anche maggiore la concentrazione di immigrati.
Per meglio comprendere il comportamento degli elettori abbiamo quindi stimato un semplice modello di regressione Ols considerando come variabili esplicative le diverse caratteristiche socio-economiche della popolazione. Anche questo esercizio non è privo di rischi e non si può certo dire che offra evidenza di nessi causali, ma ci permette di ragionare sull’effetto prodotto da ciascuna variabile a parità delle altre.
La variabile che gioca il maggior ruolo per spiegare il successo elettorale del M5s è la percentuale di popolazione occupata: a parità di altre caratteristiche, un aumento dell’1 per cento tra gli occupati a livello provinciale riduce la percentuale di voti ottenuti dal M5s di 1,53 punti percentuali. Un effetto simile, ma molto minore (-0,5 punti percentuali) si osserva per Forza Italia. Al contrario, la Lega ottiene più voti nelle province con una migliore condizione occupazionale (+1,22). Non sembra invece che la percentuale di popolazione occupata sia stata rilevante per il risultato elettorale ottenuto dal Pd.
A parità di situazione occupazionale, le altre variabili socio-economiche non mostrano effetti statisticamente significativi per il risultato elettorale di Forza Italia. Sempre tenendo costante l’occupazione, il M5s riscontra più successo nelle province con un livello medio di istruzione maggiore, mentre il Pd ha più successo nelle province con una popolazione più anziana, più istruita e con una più alta presenza di stranieri. D’altro canto, la Lega prende più voti nelle province caratterizzate da un livello medio di istruzione più basso. Sorprendentemente, a parità di altre condizioni socio-economiche, la presenza di stranieri nella provincia produce un effetto positivo, ma non significativo ai livelli convenzionali sui voti ottenuti dalla Lega.
Un voto di speranza?
Poiché stiamo analizzando variabili che sono correlate tra loro bisogna prendere con cautela i risultati, una cosa però sembra certa, la parte più disagiata della popolazione ha dato fiducia al M5s. L’effetto è trainato dal Sud, ma se si stimano modelli separati per Nord e Mezzogiorno si ottengono risultati che vanno nella stessa direzione. Le interpretazioni che possono essere date sono diverse. Si è detto di un Sud alla ricerca di un nuovo assistenzialismo. Certo, si può ritenere che le persone in condizioni di maggiore precarietà economica abbiano deciso di sostenere il M5s attratte dalla promessa del reddito di cittadinanza. Alcuni lo hanno fatto. Il Sud è composto di molte cose, alcune malate e senza alcuna voglia di guarigione. La nostra impressione è però che una grossa parte del sostegno ai 5 stelle venga se non dalla parte sana almeno da quella che chiede cure, che cerca disperatamente una speranza. Non è il reddito di cittadinanza che ha dato la speranza, ma le facce nuove, molte delle quali senza meriti, ma anche senza i molti demeriti che la classe dirigente del Sud ha accumulato. M5s non è mai stato al governo e non gli si imputa la responsabilità per i tanti problemi rimasti irrisolti. Molti probabilmente non sono neanche convinti della capacità da parte di questa forza politica di risolverli, ma sono stanchi di vedere tutto immutato. Il Pd, che sembra essere la forza politica maggiormente interessata dalla fuga di voti verso il M5s, pur avendo fatto molto più di altri governi nel passato, non ha saputo compiere il passo decisivo e provare a rendere credibile la volontà di cambiamento anche attraverso un rinnovamento dei candidati proposti nei collegi del Meridione.