Dall’astensione benevola alla Vetrata del Quirinale. Ecco le parole della crisi politica

Dall’astensione benevola alla Vetrata del Quirinale. Ecco le parole della crisi politica

A – ASTENSIONE BENEVOLA. Formula cervellotica ipotizzata da Forza Italia per prendere le distanze dal prossimo governo, ma assicurare allo stesso tempo la sua partenza. Una strategia incomprensibile al punto giusto per essere perfetta in questa situazione. A voler misurare le parole, non significa niente. Ecco perché l’espressione è destinata a entrare di diritto nei manuali di storia politica. La versione moderna delle convergenze parallele e delle maggioranze variabili ereditate dalla gloriosa Prima Repubblica.

B – BENEVOLENZA CRITICA. Variante ancora meno comprensibile del termine precedente. Presentata nella stessa occasione da diversi esponenti berlusconiani.

C – CONSULTAZIONI. Al Quirinale probabilmente non ne possono più. Neppure i cronisti politici più anziani ricordano di averne viste tante e tutte insieme. In questa estenuante maratona politica il presidente della Repubblica ha ospitato al Colle ben quattro giri di consultazioni. Undici colloqui a inizio aprile, altri dieci a metà dello stesso mese. Nove appuntamenti a maggio e, solo lunedì scorso, gli ultimi due con i rappresentanti di Lega e Cinque Stelle. Nel frattempo Sergio Mattarella ha incontrato praticamente tutti. Dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ai semisconosciuti rappresentanti dell’Union Valdôtain. In totale sono state contate trentadue consultazioni, un record istituzionale. Il numero impone massimo rispetto per il capo dello Stato. Per trentadue volte Mattarella ha aperto il suo studio al Quirinale e ha fatto accomodare gli ospiti al suo cospetto. Trentadue volte ha ascoltato proposte e suggerimenti, e trentadue volte si è prestato con il sorriso di circostanza alle fotografie previste dal cerimoniale. Così un antico e consolidato rituale della nostra Repubblica si è trasformato in un tour de force.

D – DUE MESI E MEZZO. Per la precisione settantatré giorni. Tanto è durato fino a questo momento il lungo teatrino della politica italiana. Le prime tensioni sono iniziate il 4 marzo scorso, alla chiusura dei seggi elettorali. E sono ancora in corso. Al momento non si intravede la fine.

E – ESTERNO, APPOGGIO. Qualcuno ci credeva davvero. Si sperava che Forza Italia avrebbe sostenuto l’esecutivo di Lega e Cinque Stelle senza poterne nemmeno farne parte. I continui veti grillini nei confronti del Cavaliere, alla fine, hanno fatto desistere anche i più ottimisti. Nulla di nuovo, per carità. La formula dell’appoggio esterno affonda le radici nelle liturgie della Prima Repubblica. E per il momento è destinata a rimanere nella storia.

F – FORNI, ALMENO DUE. Sono quelli aperti nelle ultime settimane dal leader grillino Luigi Di Maio. Ancora una volta la formula arriva dal passato. Così come la Democrazia cristiana si rivolgeva alternativamente a destra e sinistra, così i Cinque Stelle hanno provato a stringere un’intesa di governo prima con il Partito democratico e poi con la Lega Nord. Tra tante analogie sui forni, i maligni sottolineano una differenza. Il giovane capo grillino deve cuocere ancora parecchio pane, prima di raggiungere la cultura politica di Giulio Andreotti.

G – GOVERNO DEL CAMBIAMENTO. È il mantra del momento. Come in un riuscito slogan pubblicitario, i Cinque Stelle non fanno che ripetere la formula. A prescindere da contenuti e riforme, quello che nascerà dovrà essere ricordato come il primo governo della Terza Repubblica. Sempre che nasca, ovviamente. Dello stesso genere fanno parte anche le seguenti varianti, da cui osservatori e cronisti attingono a piene mani: governo di minoranza, balneare, del presidente, di scopo, di tregua, di solidarietà, di emergenza nazionale, tecnico, di garanzia… Più di una categoria politica, un genere letterario.

H – HOTEL

I – INCARICHI ESPLORATIVI. Nella difficile fase di stallo che ha seguito le elezioni il presidente Mattarella ne ha affidati addirittura due. Il primo alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, il secondo al collega di Montecitorio Roberto Fico. Stando alle consuetudini di Palazzo, è attraverso il mandato esplorativo che il capo dello Stato incarica una personalità terza di individuare nuove possibili intese politiche. Stavolta Mattarella ha optato per due esplorazioni dai confini ben delineati: ai prescelti è stato chiesto di cercare, rispettivamente, un accordo tra centrodestra e Cinque Stelle e tra Cinque Stelle e centrosinistra. Ovviamente senza successo. Due mandati esplorativi, due fallimenti.

L – LEGISLATURA. Quella appena iniziata è la XVIII. Date le premesse, rischia seriamente di diventare un caso della storia repubblicana. Finora non si era mai corso il pericolo di uno scioglimento delle Camere a poche settimane dal voto. Chissà, forse questa è la volta buona.

M – MOLISE. Per un cinico scherzo del calendario quest’anno le regionali del Molise sono arrivate in mezzo alla crisi politica. Improvvisamente la piccola regione meridionale è diventata il centro del mondo. Il Molise come l’Ohio. Ci hanno spiegato che i risultati locali avrebbero sbloccato lo stallo. Le urne di Isernia e Campobasso avrebbero offerto evidenti indicazioni per il nuovo governo. Chiaramente non è successo nulla di tutto questo.

N – NOVANTADUE. È l’articolo della Costituzione che probabilmente Salvini e Di Maio hanno letto con meno attenzione. Leghisti e grillini possono scegliere tutti i premier e i ministri che vogliono, ma l’ultima parola non spetta a loro. «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». Carta costituzionale canta.

O – OTTOBRE. Se dovesse fallire il tentativo di governo Legastellato, restano le elezioni anticipate. Il presidente della Repubblica non ha molte alternative. Per ora il Quirinale ha concesso a Salvini e Di Maio alcuni giorni di tempo, come richiesto. Trascorsa anche questa settimana, in caso di insuccesso si tornerà alle urne. La finestra elettorale di luglio ormai può considerarsi definitivamente chiusa. Svanita, probabilmente, anche la possibilità di un governo di garanzia, gli italiani saranno chiamati nuovamente al voto. Gli esperti spiegano che il primo periodo utile sarà intorno al mese di ottobre. Considerata la necessità di predisporre proprio in quelle settimane la legge di bilancio, c’è poco da stare sereni.

P – PAZIENZA. È la virtù dei forti, come recita un vecchio adagio. E deve essere davvero vigoroso il presidente Mattarella, a giudicare dalle estenuanti inconcludenze e dagli sterili personalismi che si è dovuto sorbire negli ultimi due mesi a mezzo.

Q – QUIRINALE. Nel quarto secolo avanti Cristo in questa parte di Roma sorgevano i templi del dio Quirino e della dea Salute. Qui, nel 217 d.C., l’imperatore Caracalla edificò il tempio di Serapide, da cui provengono le enormi statue dei Dioscuri ancora presenti. E sempre qui furono edificate le terme di Costantino. Nelle antiche sale del Palazzo del Quirinale, tra affreschi e scalinate marmoree, hanno abitato decine di pontefici, prima di lasciare il posto alla famiglia reale durante il Regno d’Italia. Oggi lo splendido edificio è la maestosa scenografia della crisi politica. Ma la storia gloriosa del Quirinale è anche il racconto della parabola del nostro Paese: dall’imperatore Costantino al governo di Salvini e Di Maio.

R – ROSATELLUM, la madre di tutti i nostri problemi? Molti sostengono che l’ultima riforma elettorale sia responsabile dello stallo di questi giorni. In realtà non è così. È stato dimostrato che anche altri sistemi di voto avrebbero portato allo stesso risultato. La colpa, semmai, è dell’assetto tripolare dello scenario politico. Ma soprattutto della scarsa disponibilità a confrontarsi e mettere da parte gli interessi personali di gran parte dei leader in campo. Detto questo, l’approvazione di una nuova legge elettorale resta una priorità.

S – STORIA, CON LA ESSE MAIUSCOLA. «Ovviamente si sta scrivendo la Storia, ci vuole un po’ di tempo». Così ha spiegato pochi giorni fa il leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio ai giornalisti impazienti che dopo 70 giorni di tensioni gli chiedevano notizie sull’esito della trattativa con la Lega.

T – TEDESCOCONTRATTO DI GOVERNO. A sentire i Cinque Stelle è la soluzione a tutti i problemi. Un accordo programmatico tra le forze politiche che si impegnano a governare insieme. Un documento dove inserire tutte le riforme da approvare. Dopo aver preso atto della necessità di un’alleanza, all’inizio di aprile Di Maio ha proposto l’iniziativa sul blog dei Cinque Stelle. «Proponiamo un contratto di governo come quello che viene sottoscritto dalle principali forze politiche in Germania dal 1961. È un contratto in cui scriviamo nero su bianco, punto per punto, quello che vogliamo fare, dove si spiega per filo e per segno come si vogliono fare le cose e in quanto tempo. Dentro si inseriscono tutti i dettagli delle cose che si devono fare, si firma davanti agli italiani e poi si realizza. Quello che c’è scritto è ciò che il governo si impegna a fare».

U – URNE ANTICIPATE. Vedi alla voce Ottobre.

V – VETRATA, STUDIO ALLA. È lo studio del Presidente della Repubblica, dove Sergio Mattarella incontra i leader politici durante le consultazioni. In origine la sala era la camera da letto estiva dei pontefici. Trasformata in sala da pranzo durante l’allestimento napoleonico, a fine Ottocento il re Umberto I vi trasferì il suo studio personale. Dalla scrivania francese del Settecento, proveniente dalla Reggia di Parma, il presidente della Repubblica tiene il suo tradizionale discorso di fine anno. Colpiscono l’attenzione dei visitatori due grandi dipinti alle pareti. In particolare spicca un quadro del Borgognone, risalente al Seicento, che raffigura il martirio di quaranta gesuiti assaliti da un gruppo di pirati alle Canarie. Degni di nota anche il soffitto neorinascimentale e il raffinato mobilio del ’700 e ’800. Studio citato in quasi tutti i retroscena giornalistici, poco conosciuto dal grande pubblico, è tra queste mura che si sono consumati i fallimenti politici degli ultimi due mesi.

Z – ZIMBELLO, D’EUROPA. È il nuovo ruolo che stiamo conquistando sullo scacchiere internazionale. I risultati sembrano premiarci. Dopo 73 giorni di crisi, finalmente qualcuno a Bruxelles inizia a preoccuparsi. Ieri ben tre esponenti della Commissione hanno sottolineato i timori per il futuro del nostro Paese. Al centro del caso l’ipotesi che un nuovo governo possa mettere in discussione le regole su immigrazione e conti pubblici. Intanto il Financial Times celebra con questo titolo la possibile nascita di un esecutivo Lega-Cinque Stelle: «Roma apre le porte ai moderni barbari».

Fonte: linkiesta.it | Marco Sarti

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