Dopo il caso Facebook si muove l’Agcom che propone un documento con le ipotesi di autoregolamentazione per contrastare la disinformazione.
Da mezzo attraverso cui discutere dei temi più disparati, le piattaforme digitali sono diventate oggetto stesso di dibattito pubblico. Molteplici sono gli aspetti controversi da gestire, gli addetti ai lavori provano a capire quali possono essere disciplinati e quali no e l’Italia è al lavoro già da tempo.
Bret Spephens sul New York Times usa un mito del Fedro di Platone per parlare dei nuovi media. Quando la divinità Theuth si recò dal re Thamus per mostrargli una delle sue invenzioni, ovvero l’uso delle lettere, il sovrano rimase perplesso. Le parole scritte infatti potevano dare agli uomini solo l’illusione della conoscenza, potevano semplicemente aiutare la memoria, di fatto però non favorivano la ricerca della verità. In modo speculare la tecnologia è nata per semplificare azioni, che tuttavia devono essere per loro stessa natura complesse, mentre Facebook dà solo l’illusione di renderci informati e connessi. Proprio il giornale fondato nel 1851 ha pubblicato un lungo articolo che punta il dito contro il colosso di Menlo Park, accusato di aver sottovalutato e taciuto su problemi come la gestione dei dati, la disinformazione e l’influenza russa sulla piattaforma.
Puntuale è arrivata la replica di Mark Zuckerberg che in una lunga nota ha spiegato risultati raggiunti e prossimi obiettivi del social network. Mentre si susseguono accuse e repliche, dalle nostre parti si è già al lavoro, in particolare sui problemi relativi alle fake news. Antonio Nicita, commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha ricordato che il prossimo 23 novembre verrà presentato un rapporto su informazione e disinformazione in Italia. Gli studi in materia sono partiti infatti nel 2015 e lo scorso anno è stato lanciato il “Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali”.
A febbraio poi, sempre nell’ambito del tavolo tecnico di autoregolamentazione, sono state presentate le “Linee guida per la parità di accesso alle piattaforme online durante la campagna elettorale 2018.” Gli operatori del settore che hanno aderito all’iniziativa, come Google o Facebook stesso, hanno messo a disposizione degli utenti una serie di strumenti per contrastare la disinformazione. All’incontro di febbraio oltre a questi soggetti, hanno partecipato anche i rappresentanti dei principali gruppi editoriali di stampa e radiotelevisione, le associazioni di categoria, esponenti del mondo del giornalismo e della pubblicità e sono stati creati cinque gruppi di lavoro su altrettanti temi specifici.
Ebbene, tra pochi giorni verrà presentato un documento che riassume il lavoro svolto dall’Agcom fino a questo momento con le ipotesi di autoregolamentazione per contrastare la disinformazione. Lavoro anticipato da una lettera che il presidente dell’Autorità Angelo Marcello Cardani ha inviato agli ad di Facebook, Twitter e Google. Il commissario Nicita, intervistato da Formiche, ha ribadito la richiesta da parte dell’Agcom di accedere ai dati gestiti dalle piattaforme digitali per capire il funzionamento della profilazione algoritmica, al fine di collaborare ma avendo, allo stesso tempo, la possibilità di effettuare valutazioni autonome su queste attività.
Oltre all’Unione Europea dunque, anche l’Italia si mostra non solo attenta al tema ma anche propositiva e determinata nel trovare strumenti normativi e non, utili a rendere l’esperienza della navigazione costruttiva e priva di rischi. Il lavoro costante e informato di questi anni testimonia che i nuovi strumenti messi a disposizione dal digitale non possono essere ritenuti positivi o negativi in assoluto, al contrario vanno analizzati e disciplinati laddove possibile.
Fonte: Linkiesta. Autori: Francesco Nicodemo e Giusy Russo