Ricorre spesso anche l’avverbio di negazione “non” e quello di quantità “più”. Ma la parola “sinistra” compare una sola volta.
Centoventisei volte la parola “per”, centroventirè “non”, settantuno volte “più”, cinquantuno “Paese” e trentasei “dobbiamo”. Una sola volta la parola “sinistra”. È lo screening del discorso pronunciato ieri dal segretario del Pd Nicola Zingaretti all’Assemblea nazionale dem, scansionato con il sistema delle “tag cloud”, ossia una nuvola di tag che rende la rappresentazione visiva delle parole chiave presenti in un testo.
Zingaretti ha dunque usato con insistenza la preposizione semplice “per”, usata soprattutto allo scopo di introdurre proposizioni finali: “Per far regredire” (riferito agli atteggiamenti della destra salviniana). Ma anche per introdurre complementi di limitazione: “Per noi insufficiente” (nel senso di “secondo noi”), o di vantaggio: “Per noi” (nel senso latino di “pro”).
Anche l’uso frequente dell’avverbio di negazione “non” serve in alcuni casi in funzione di autocritica: “Non abbiamo compreso”. Ma più spesso è adoperato per negare le politiche degli avversari: “L’Italia non si governa con i nì”. Lo stesso avverbio “nì”, neologismo introdotto nella lingua italiana nel 1949 per indicare in tono scherzoso un atteggiamento di indecisione tra sì e no e recentemente rilanciato da Repubblica in un titolo sulla Tav, viene ripettuto per nove volte per criticare il governo gialloverde e la sua incapacità di prendere decisioni.
L’avverbio di quantità “più”, come detto, ricorre ben settantuto volte, in funzione propositiva verso il rinnovamento del Pd (“un partito più in grado di essere percepito come amico”, che torni “al senso più profondo della sua missione”), o per sottolineare le necessità del Paese (“più lavoro”, “Italia più competitiva”, “più connessa”), ma anche per rafforzare una negazione (“Non dobbiamo più neppure lambire una politica lontana dalla vita”). La stessa parola “Paese” riferita all’Italia ricorre spesso proprio a rimarcare l’urgenza di un intervento di “salvataggio” dai danni causati dall’attuale governo, in particolare dal vicepremer Matteo Salvini, richiamato per sei volte, assieme a derivati del suo nome (“salvinizzazione”, “salvinizzando” ecc.). La parola “Italia” invece compare diciassette volte.
Anche il verbo dovere, coniugato alla prima persona plurale dell’indicativo presente “dobbiamo”, ripetuto 36 volte, è usato principalmente in funzione esortativa per sottolineare la necessità di un nuovo corso del partito e di politiche più incisive.
Curiosamente, come si notava all’inizio, benché Zingaretti nel suo intervento citi Antonio Gramsci, pronuncia la parola “sinistra” una sola volta quando, nell’affermare la necessità di aprire il Pd a nuove alleanze, accenna a “forze politiche di orientamento liberale ma lontane dalla sinistra”.
Tre occorrenze invece per il termine “centrosinistra”. Ricorre tre volte anche “socialisti” e due “socialismo”, riferiti alla collocazione in Europa del Pd nel gruppo parlamentare dei “socialisti e democratici”, merito che Zingaretti riconosce al suo predecessore Matteo Renzi. In un caso il termine “socialisti” invece è contrapposto a “fascismo” (due occorenze) nel passaggio in cui ricorda la formazione delle classi dirigenti nel passato. Più frequente “riformismo” (sette volte) e “cambiare” (sempre sette volte), spesso associati all’aggettivo “nuovo” declinato in genere e numero (una trentina di volte) e “insieme” (13).
Quanto ai temi di attualità, in più di un passaggio il segretario dem rimarca l’importanza della questione ambientale, pronunciando la parola “clima” quattro volte e citando “Greta” (Thunberg) due volte. Il termine “donne” ricorre sette volte, “Sud” due, “Mezzogiorno” cinque, a evidenziare la necessità di un intervento nelle zone più economicamente depresse del Paese.
Nel complesso il discorso del neosegretario dem presenta una sintassi chiara e ben costruita, con una buona varietà lessicale. Alterna passaggi analitici ad altri più densi di pathos, allo scopo di tenere alta l’attenzione dell’uditorio.
Fonte: Repubblica | Autore: Monica Rubino