L’analisi del voto in Basilicata in cinque punti

L’analisi del voto in Basilicata in cinque punti

Il centrodestra ha espugnato anche la “regione rossa del Sud”. Il M5s continua a soffrire nelle sfide locali e il Pd compie troppi passi falsi. Buono il dato sulla partecipazione.

Mentre scriviamo, mancano ancora all’appello alcune decine di sezioni (su 681), ma i dati sono già consolidati, e ci consentono di affermare che le elezioni regionali in Basilicata sono state vinte dal centrodestra: Vito Bardi, ex Generale della Guardia di Finanza indicato da Forza Italia, è il nuovo Presidente della Regione, con circa il 42% dei voti.

Un voto partecipato

Nonostante si trattasse di un voto locale (e per di più “isolato”, senza altri appuntamenti a far da traino) queste elezioni regionali hanno visto una buona partecipazione degli elettori. L’affluenza si è attestata sul 53,5%, quasi 6 punti in più rispetto alle precedenti Regionali, che peraltro si tennero in due giorni (nel 2013 l’affluenza si fermò al 47,6%). Rispetto alle Politiche dell’anno scorso, quando in Basilicata votò il 71,1% degli aventi diritto, sembra che ci si trovi di fronte a un calo notevole: ma, come abbiamo già avuto modo di notare in precedenti occasioni, alle Politiche l’elenco degli elettori non include i residenti all’estero, iscritti in una circoscrizione apposita, il che rende non confrontabili le percentuali che si calcolano su basi diverse. In termini assoluti, il calo risulta decisamente contenuto se si considera che in questa occasione hanno votato circa 307 mila elettori contro i 329 mila del 4 marzo 2018.

Il centrodestra espugna la “regione rossa del Sud”

Fin dall’inizio della Seconda Repubblica, la Basilicata era stata un feudo dei progressisti, unica Regione del Sud sempre amministrata da giunte di centro-sinistra. Questa volta, il centrosinistra non è riuscito a risollevarsi dalla pesante sconfitta ottenuta già alle Politiche dello scorso anno (quando era rimasto al di sotto del 20%) e il centrodestra si ritroverà, per la prima volta, alla guida della Basilicata. Sono ben 7 le Regioni che dal 2017 hanno cambiato colore, passando tutte dal centrosinistra al centrodestra: prima della Basilicata, era toccato a Sicilia, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Sardegna. Solo nel Lazio, con la riconferma di Nicola Zingaretti nel 2018, il centrosinistra è riuscito a conservare il governo di una Regione in questo stesso lasso di tempo.

Lega mai così forte nel Mezzogiorno

Con l’unica eccezione dell’Abruzzo (che comunque si trova a latitudini più settentrionali) in Basilicata la Lega ottiene il suo miglior risultato di sempre in una regione meridionale. Il 18,8%  (provvisorio) di cui in questo momento è accreditato il partito di Matteo Salvini gli vale il secondo posto nella classifica delle liste più votate (a meno di 2 punti dal Movimento 5 Stelle). Data la vittoria del premio di maggioranza da parte della coalizione di Bardi, la Lega sarà ad ogni modo il gruppo consiliare più numeroso. Che il partito che fu di Umberto Bossi prenda il doppio dei voti di Forza Italia in una Regione del Sud è qualcosa che fino a pochi mesi fa sembrava impossibile: oggi è un dato di realtà che conferma come le tendenze che emergono dai sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto non siano solo semplici speculazioni.

Il M5s continua a non vincere nelle regioni

Il dato del Movimento 5 Stelle è in chiaroscuro: a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, il partito di Luigi Di Maio è risultato in Basilicata (salvo sorprese dalle ultime sezioni) la lista più votata, sopra il 20% dei consensi. In più si tratta di un dato in aumento rispetto alle Regionali del 2013, quando il M5S si era fermato al 13%. Ma il 2013 era un’altra èra politica, e il 20% odierno è – ancora una volta – drammaticamente insufficiente per risultare la prima area politica in un’elezione regionale.

Inevitabile poi sono i paragoni con le Politiche 2018, quando il Movimento in Basilicata aveva ottenuto un clamoroso 44%. Se si considera la storica debolezza del centrodestra in questa regione e gli scandali che hanno travolto la giunta uscente di centrosinistra (con l’ex presidente Pittella agli arresti domiciliari, poi revocati, e spinto a non ricandidarsi), era legittimo aspettarsi qualcosa di più dal M5S, anche considerando che la campagna del loro candidato (Antonio Mattia) era partita in anticipo rispetto agli avversari. Il risultato in Basilicata di quest’anno potrebbe essere comunque il decimo miglior risultato mai ottenuto dal M5S in un’elezione regionale, storicamente un campo di battaglia ostico per i pentastellati.

I troppi passi falsi del Pd

Il Partito Democratico è l’altro grande sconfitto di queste elezioni. Oltre ad aver perso una regione storicamente favorevole al centrosinistra, il PD paga una campagna non priva di criticità: la lunga querelle che ha accompagnato la designazione del candidato presidente, la scelta di Carlo Trerotola che ha fatto parlare di sé più per le sue simpatie per il MSI di Almirante che per il suo programma elettorale, le liti a sinistra che hanno portato alla candidatura antagonista di Valerio Tramutoli.

Rispetto al 2018, il dato dei progressisti non è troppo negativo: la coalizione di Trerotola supera il 30%, laddove l’anno scorso era rimasta sotto il 20%; lo stesso dato del PD (o meglio della lista “Comunità Democratiche”, fermatasi al 7,8%) non è molto attendibile, se si considera che l’ex presidente Pittella (PD) ha guidato una sua lista (“Avanti Basilicata”) che è risultata il primo partito della coalizione con oltre l’8%. Virtualmente, sommando le due liste, il dato del PD non sarebbe troppo lontano da quello di Lega e M5S, ma resta il fatto che in Basilicata le due Regionali precedenti si erano concluse con una vittoria della coalizione guidata dal PD con circa il 60% dei voti.
 Fonte: Agi.it

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