Esiste una correlazione tra vittorie elettorali e successo sui social network? Probabilmente no, eppure essere presenti è una delle chiavi per arrivare agli elettori. In viaggio tra l’impatto social dei politici italiani (dove Salvini batte tutti).
L’argomento all’ordine del giorno per chi si interessa di politica è offerto dalle elezioni europee e non sorprende affatto. Da un lato le ultime consultazioni svelano il volto del nuovo Europarlamento e la reale consistenza numerica di europeisti e nazionalisti. Dall’altro sarà interessante vedere come cambieranno i rapporti di forza tra i partiti al governo in Italia e come si comporteranno gli altri attori politici. Chi si occupa di comunicazione però non può prescindere da un altro aspetto, ovvero da come è stata condotta la campagna elettorale sui social network.
Facebook, Twitter e Instagram sono usati sempre più per mobilitare la propria base di elettori, rilanciare temi, catturare l’attenzione dei media tradizionali e testare gli argomenti che interessano maggiormente, nonostante gli utenti non rappresentino campioni statistici. Come sono andati dunque i partiti politici italiani online? Una risposta è arrivata dall’analisi a cura dell’Osservatorio sulla Comunicazione Politica e Pubblica dell’Università di Torino e MediaLaB dell’Università di Pisa in collaborazione con l’Istituto Cattaneo. La ricerca ha evidenziato numero di follower, flusso comunicativo, engagement e temi trattati. Partendo dal primo aspetto, sul podio ci sono Matteo Salvini, con oltre 3 milioni e 600mila like su Facebook e oltre un milione su Instagram; Luigi Di Maio, rispettivamente con quasi 2 milioni e 200mila e meno di 800 mila e Giorgia Meloni che supera il milione su Facebook e arriva a 769mila follower su Twitter.
Seguono Berlusconi, Zingaretti, Bonino e Fratoianni. Passando invece al secondo aspetto, l’Istituto Cattaneo evidenzia il nesso tra la produzione di contenuti e la volontà di saturare lo spazio comunicativo. Il leader della Lega è arrivato a 19 post su Facebook in media al giorno, Giorgia Meloni a 9,5 e Luigi Di Maio a 6,6. Anche su Twitter è Salvini ad aver prodotto più contenuti, insieme a Fratoianni, il quale su Instagram ha registrato una media di 3,5 post, contro i sei della leader di Fratelli d’Italia. Passando all’engagement, ovvero al coinvolgimento degli utenti, dall’analisi emerge che nel periodo considerato, gli account di Salvini hanno registrato un incremento del 306% su Facebook e addirittura del 1012% su Instagram.
Dopo di lui su Facebook c’è Giorgia Meloni e su Instagram Fratoianni, seguito ancora dalla leader di Fratelli d’Italia e quindi dal segretario del Partito Democratico. L’analisi dei flussi comunicativi è servita anche a capire i temi principalmente dibattuti, ebbene, nonostante si trattasse di elezioni europee, l’Ue non è stata al centro né su Facebook, né su Twitter, dove però Emma Bonino ha citato l’Europa nel 45,9% dei suoi tweet. A proposito di temi, Facebook è stato usato dal leader leghista per una comunicazione propagandistica, con oltre il 52% dei post, seguito da Zingaretti, con poco meno del 43% e poi via via dagli altri. Di Maio ha usato il popolare social network soprattutto per parlare di politica nazionale. Immigrazione, sicurezza e riferimenti alla dimensione privata accomunano Meloni e Salvini. Bonino ha invece dedicato più spazio a Europa e politica estera.
Il leader della Lega è arrivato a 19 post su Facebook in media al giorno, Giorgia Meloni a 9,5 e Luigi Di Maio a 6,6. Anche su Twitter è Salvini ad aver prodotto più contenuti. Gli account di Salvini hanno registrato un incremento del 306% su Facebook e addirittura del 1012% su Instagram
Anche Pietro Raffa, Partner/Digital Strategist in MR&Associati, ha analizzato cosa è successo sui social negli ultimi tre mesi. Ai primi posti ci sono Salvini e Meloni. La medaglia di bronzo va a Zingaretti, seguito da Berlusconi e Di Maio. Anche per quanto riguarda l’engagement il leader leghista e la leader di Fratelli d’Italia sono in cima ma sono seguiti da Di Maio, il cui divario con Salvini si è ridotto, dimostrando la capacità di mobilitazione della propria community. Anche Zingaretti e Berlusconi hanno visto migliorare il proprio engagement rispetto ai tre mesi precedenti.
Un altro aspetto analizzato da Raffa è il modo in cui si è parlato dei principali esponenti politicionline. Nel periodo considerato, Salvini è stato menzionato quattro milioni di volte, in più della metà dei casi l’atteggiamento degli utenti non è stato né positivo né negativo come invece è accaduto nel 35% dei casi. Anche per Di Maio, citato meno di un milione di volte, più della metà delle menzioni è neutra e il 32% è negativa. Se parliamo di citazioni, al terzo posto troviamo Berlusconi, quindi Zingaretti e poi Meloni.
Un’altra analisi è quella fornita da Luiss Data Lab che ha studiato tutti i partiti europei, non solo quindi quelli italiani. Come riporta Luca Zanini, viene sottolineata la grande presenza sui social dei Verdi, che infatti ottengono un risultato positivo in diversi Paesi, e di Alde. Per questi due gruppi è elevato anche l’engagement, rispetto ad esempio a quello dei socialisti e della sinistra. Limitata, infine, la presenza su Twitter dei gruppi ECR (Conservatori e Riformisti Europei), EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) ed ENF (Europa delle Nazioni e della Libertà).
Esiste una correlazione tra vittorie elettorali e successo sui social network? Probabilmente no, eppure essere presenti è una delle chiavi per arrivare agli elettori. Deve avvenire offline e anche online. Essere i protagonisti dell’agenda setting, indirizzare il dibattito pubblico, spostare l’attenzione sui propri temi, mobilitare la propria base e incentivarne la partecipazione, sono tutti obiettivi che possono essere infatti raggiunti anche attraverso i social network.
Fonte: Linkiesta | Autori: Francesco Nicodemo, Giusy Russo