Nel libro “Contesti di comunicazione. Pluralità di linguaggi nel mondo 3.0” (Franco Angeli editore) si raccontano due realtà, quella americana e italiana, tra similitudini e differenze. Da oltreoceano sono sempre arrivate tendenze e strategie che i nostri politici hanno adattato: da Veltroni a Renzi.
La comunicazione politica sta diversificando sempre più il suo spazio e la sua funzione, processo accelerato dalla presenza dei nuovi media. Gran parte delle riflessioni in merito riguarda le strategie più raffinate adottate da chi già in passato è stato un precursore e le possibili novità in arrivo dai social network. Appare tuttavia utile anche ripercorrere le tappe che ci hanno condotto alla situazione attuale, in cui i social media sembrano imprescindibili. Cristina Cucciniello e Paolo Moderato hanno approfondito proprio questi aspetti nel capitolo “Social media. Da Obama alla “Bestia”. Passando per Sanremo” del volume Contesti di comunicazione. Pluralità di linguaggi nel mondo 3.0. Il testo, a cura di Paolo Moderato e pubblicato da Franco Angeli Edizioni, vede il contributo di vari autori: Davide Anchisi, Roberto Anchisi, Annalisa Banzi, Cristina Copelli, Cristina Cucciniello, Alessandro Fici, Mia Gambotto Dessy, Giuseppina Majani, Giovanni Miselli, Paola Orifiammi, Elisa Rabitti, Vincenzo Russo, Edoardo Savoldi, Marianna Vaccaro, Giovanni Zucchi. Il testo approfondisce diversi aspetti dei processi comunicativi, dal colloquio clinico medico-paziente al marketing, dai linguaggi musicali al nudge, passando attraverso contesti diversi.
In particolare però nell’ottavo capitolo si parla di comunicazione politica e vengono raccontate due realtà, quella americana e quella italiana, tra similitudini e differenze, tra innovazioni e scelte dall’esito più o meno positivo. Come è facile aspettarsi, è infatti proprio da oltreoceano che sono arrivate tendenze e strategie riadattate anche da noi. Gli autori ricordano che già nel 2008 U.S. News definì le presidenziali in Usa come le prime “Facebook election.” Per Barack Obama Internet è stato ciò che la TV fu per Kennedy. Tuttavia, per il primo mandato furono determinanti i social, mentre la campagna per la rielezione è stata condotta con un sapiente uso dei dati. Ciò ha permesso l’elaborazione di un archivio di informazioni utili a profilare gli elettori, allo scopo di condividere contenuti distinti in base a caratteristiche come la provenienza, l’età, il titolo di studio o altro ancora.
Per Barack Obama Internet è stato ciò che la TV fu per Kennedy. Tuttavia, per il primo mandato furono determinanti i social, mentre la campagna per la rielezione è stata condotta con un sapiente uso dei dati
La campagna del quarantaquattresimo presidente americano ha anticipato anche un altro tema posto in maniera prepotente all’ordine del giorno nel vecchio continente, ovvero la battaglia contro la disinformazione e in particolare contro le fake news. Sua è infatti l’idea del truth team, un gruppo con il compito di rispondere alle provocazioni e agli argomenti controversi dei propri avversari politici. Con Trump lo stile comunicativo è cambiato radicalmente. L’attuale inquilino della Casa Bianca è un assiduo utente di Twitter e, come noto, proprio l’uso dei social network da parte di gruppi sostenitori è oggetto di controversie. Cucciniello e Moderato approfondiscono tutti questi aspetti ma ripercorrono anche ciò che è avvenuto in Italia, dove il primo politico ad usare Facebook è stato Walter Veltroni, con un profilo privato, con il tempo gestito grazie a una figura che stava prendendo sempre più piede, quella dei social media manager.
Nel 2013, anno di elezioni politiche, secondo il Censis la fonte informativa degli Italiani era ancora la TV, con i nuovi media tuttavia in crescita. Allora si guardava un talk show politico e lo si commentava in rete, oggi spesso accade una dinamica opposta, in cui i contenuti vengono trasmessi direttamente dalle fonti sul Web per poi essere ripresi in televisione. Cucciniello e Moderato descrivono la campagna del 2013 ancora orientata al modello broadcast televisivo e ripercorrono gli anni fino ad arrivare ai giorni nostri. Si parla della campagna del PD per le elezioni di quell’anno e dello stile comunicativo di Matteo Renzi, dall’ingresso sulla scena politica, con slogan che si ispiravano a quelli di Obama, fino alla campagna per il referendum costituzionale del 2016. Si guarda anche alle altre forze politiche, dal Movimento 5 Stelle fino alla Lega. In quest’ultimo caso viene descritta l’evoluzione avvenuta da quando Matteo Salvini ne è diventato segretario nel 2013 fino all’ultima campagna per le politiche, di cui è stata esaltata da molti l’abilità, grazie alla combinazione tra rete, territorio e televisione.
Poco a poco la politica ha iniziato ad avvalersi di strumenti che di fatto ne hanno cambiato le caratteristiche, facendo entrare nel dibattito pubblico termini come disintermediazione e storytelling. Il primo, pur essendo stato usato per la prima volta nel volume di teoria economica di Paul Hawken, indica la scomparsa dei corpi intermedi tra politici ed elettorato, resa possibile dall’uso delle nuove piattaforme digitali. Per storytelling invece si indica sostanzialmente la creazione di una cornice narrativa all’interno della quale raccontare gli eventi. Come è facile notare, il capitolo di Cucciniello e Moderato è una lettura utile per chi si occupa di politica, comunicazione e non solo, ma il testo Contesti di comunicazione. Pluralità di linguaggi nel mondo 3.0 è nel complesso un prezioso approfondimento per chi si occupa di comunicazione in vari ambiti.
Fonte: Linkiesta | Autori: Francesco Nicodemo, Giusy Russo