C’è una statistica impressionante: oltre una persona su tre dopo aver vinto la lotteria ritiene che la sua vita sia peggiorata e non sono pochi coloro che – entro 5 anni – si trovano in rovina, annientati dall’arrivo improvviso e non programmato di una mole di denaro enorme.
Anche noi abbiamo vinto alla lotteria. Il presidente Conte è stato bravissimo nel dare sfoggio del suo talento principale (forse l’unico): mediare per sopravvivere ed è anche grazie a lui se il Consiglio Europeo non ha prodotto un buco nell’acqua. Ci sono casi in cui serve un grande avvocato di diritto commerciale – con la sensibilità suprema per la clausoletta, il carattere in piccolo, il non detto – e questo era uno di quelli e – per fortuna – l’avvocato era dalla nostra parte. E alla fine, la giornata fu nostra.
Però i problemi iniziano ora: saprà un governo fino a qui incapace di decidere su qualsiasi questione, anche la più infima, trovare la necessaria compattezza per mettere in piedi un progetto di rilancio e sviluppo del Paese di dimensioni mai viste? Saprà il M5S accantonare il proprio infantilismo ideologico, guardare in faccia la realtà e per una volta pensare agli interessi collettivi e non alla piattaforma Rousseau? E ci sarà la consapevolezza che quest’opera di ricostruzione dovrà necessariamente puntare a un coinvolgimento il più vasto possibile dell’opposizione, anche per evitare che – in caso di cambio di governo dopo il 2022 – si debba ripartire da zero?
Onestamente nutro qualche dubbio e le prime ore lo testimoniano: Conte ha subito detto “bene, così non serve il MES” mentre Zingaretti ha detto “bene, ora prendiamo il MES”. Cioè la discussione post-Consiglio riparte dalla discussione pre-Consiglio e la mia paura è che il denaro in arrivo, lungi dal responsabilizzare, favorisca l’abituale scialo, tipico di una classe politica indifferente verso il futuro, totalmente protesa al perseguimento di piccoli interessi elettoralistici e di marketing politico.
Infine una nota negativa: avremmo potuto ricostruire il fronte del Sei Fondatori e sarebbe stato opportuno, anche perché non possiamo fare la guerra all’Olanda in eterno. Avremmo potuto farlo appoggiando la difesa dello stato di diritto contro la dittatura orbaniana, come richiesto da Macron (nostro grande alleato di questi giorni) e Rutte, con l’appoggio della Merkel. Ma non lo abbiamo fatto, ci siamo – nuovamente – schierati contro i principi democratici e a favore delle brutalità sovranista.
E’ il Conte del decreto sicurezza. Il Di Maio che guarda a destra. E’ la perdurante ambiguità di questa fase politica italiana, come al solito “metà giardino, metà galera”.
Autore: Marco Cucchini (C) | Poli@rchia