Ormai da alcune settimane i sostenitori del SI al referendum costituzionale sul taglio della rappresentanza parlamentare hanno smesso di tacere e – spaventati dalla crescita di consensi del NO – si sono scatenati con le motivazioni più varie, comunque tutte riassumibili in poche categorie caratterizzanti, che passo a descrivere in ordine rigorosamente casuale…
I Giacobini. Sono i veri animatori della “riforma”. Sono convinti che qualsiasi ragionamento razionale non serva perché guidati da un solo e unico principio, l’alfa e l’omega di ogni ragionamento: “sono troppi”. E quindi, cantando la Carmagnola, sferruzzano ai piedi della ghigliottina in attesa che passino “politici da tagliare”. Non importa se sono parlamentari, il CNEL, le province, gli assessori, i consiglieri comunali: la loro unica certezza è “tagliate”. Nella speranza che alla fine si elimini tutto e resti solo il “Popolo”, tra tutti i tiranni il più capriccioso, imprevedibile e crudele.
Gli Algoritmisti. Di regola sono professori di Economia che – per definizione – non capiscono nulla di principi democratici e dell’aspetto culturale, valoriale e simbolico delle Istituzioni. Considerano freddamente le Costituzioni come fossero statuti di Società in Accomandita per Azioni e si avventurano alla ricerca del “giusto numero” di parlamentari, producendo calcoli, diagrammi e riflessioni “razionali e oggettive” del tutto inutili. Però in fondo sono innocui, gli economisti fanno molti più danni quando si occupano di Economia.
I Podisti. Criticano la riforma, ne vedono tutti i limiti, sanno che non servirà a nulla (se va bene) o farà danni (se va male), ma votano SI perché la considerano “un primo passo”. Un primo passo verso dove, di grazia? Non sanno, ma iniziano comunque a correre, senza sapere bene perché, senza sapere in quale direzione, senza sapere per quanto. Come Forrest Gump.
Gli Archeologi. Di solito si rivolgono al “popolo di Sinistra”, più sensibile ai ragionamenti complessi e al richiamo della Storia. Frugano tra gli archivi dei congressi di partito o tra i dibattiti in Assemblea Costituente alla ricerca della frase giusta per smuovere le coscienze dei dubbiosi. Pare che una volta, nel 1972, Enrico Berlinguer abbia detto a Gian Carlo Pajetta “scusa se arrivo solo ora, ma alla buvette c’era coda, per bere un caffè ci sono voluti 20 minuti” e gli acuti esegeti del pensiero autentico di Sinistra lo abbiano interpretato come un criptico messaggio favorevole al taglio dei parlamentari. Così, per far scendere i tempi di attesa del caffè sotto i 15 minuti.
I Rieducati. Fino a ieri sostenevano il NO con vigore, avevano anche pronunciato tonanti discorsi alla Camera o al Senato per attaccare la logica perversa dell’Antipolitica, la riforma che smonta e non costruisce, i pericoli per la democrazia rappresentativa. Poi però, senza un motivo e nell’arco di una notte, hanno scoperto che quella riforma è in linea con quanto hanno sempre pensato, scritto e affermato e quindi sono per il SI, senza dubbi e senza esitazioni. E sono talmente scatenati da non fermarsi neppure per un secondo a dire “scusate, è vero ero per il NO, ma allora stavo dicendo delle puttanate, ora sono rinsavito”.
I Governisti. Rappresentano la cultura del buongoverno emiliano (o quel che ne resta), sono quelli che pensano che le cose si fanno solo stando al potere, che in fondo meglio noi che gli altri. E che a questo subordinano qualsiasi altro ragionamento: solo il governo conta, la sua tenuta e con essa la nostra presenza al suo interno. Quello che è giusto, quello che pensano i nostri militanti, quello che abbiamo sempre detto, addirittura quello che sentiamo nella nostra tormentata intimità non conta. Nulla conta, tranne governare un altro giorno ancora.
I Rassegnati. Credono che la riforma sia sbagliata, ma che opporsi sia inutile perché “tanto ormai è finito tutto.” A volte minimizzano l’impatto, cercano di convincersi, raccontano a sé stessi che in fondo si vive bene anche con qualche parlamentare di meno, sanno che stanno facendo un errore ma non hanno più la forza e l’energia per opporsi. A loro modo hanno coraggio, il coraggio del condannato a morte al quale per 3 volte è stata respinta la domanda di grazia e ora, con gesto noncurante della mano, rifiuta la benda perché tanto non cambia nulla. Verrà fucilato comunque e finalmente sprofonderà nell’oblio.
Gli Iconoclasti. Sono l’opposto dei Rassegnati. Non entrano nel merito della riforma, non è questo il punto. Quello che a loro preme è che finalmente si possa iniziare a strappare la “Costituzione nata dalla Resistenza”, quell’insopportabile orpello social-cattolico che tanto detestano perché rappresenta tutto quello che odiano nel profondo: la compostezza, la moderazione, la capacità di mediazione, la cultura, la prevalenza della logica dell’inclusione su quella del decisionismo autoritario. E sperano che a questo primo strappo seguano molti altri, fino a quando l’Odiato Volumetto non sarà a brandelli.
I Geografi. Non sanno nulla della Storia costituzionale del nostro Paese, non sanno il perché e il percome un sistema politico appaia così come è oggi. Non sanno perché ci sono ancora i Lord, non sanno perché i francesi eleggano direttamente il presidente e invece i tedeschi no, non sanno nulla di come funzionano gli Stati Uniti, però sanno – credono di sapere – che in nessun altro Paese ci sono tanti politici e così tanto costosi e si avventurano in arditi raffronti con il Bundesrat tedesco, la Loya jirga afghana o il Parlamento Sami della Norvegia. Sbagliano, ovviamente, l’Italia non è ne peggio ne meglio di tanti altri e si potrebbe replicare, ad esempio, che a San Marino c’è un parlamentare ogni 67 abitanti, ma dire in pubblico questa idiozia sarebbe scendere al loro livello.
Polyanna. Chi non ricorda la storia edificante della piccola orfana che – come non bastasse – perde l’uso delle gambe ma continua a trovare il positivo in ogni situazione. Sono quelli convinti che, prevalendo il SI, sarà inevitabile una riforma elettorale che finalmente ridia voce e dignità al voto popolare, si metterà mano al bicameralismo perfetto, le leggi saranno scritte meglio e da parlamentari più autorevoli, sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno e si farà l’amore a ognuno come gli va. Credo che nella psicologia cognitiva si faccia riferimento alla Sindrome di Polyanna per definire una sorta di “ottimismo ebete” che porta a vedere in ogni situazione solo aspetti positivi, al di là di qualsiasi altra considerazione oggettiva.
Certo, magari può esistere pure un Bestiario Fantastico del NO, ma quello lo lascio scrivere a qualcun’altro. Io mi sono divertito a scrivere questo.
Marco Cucchini | Poliarchia (c) | L’immagine in copertina è il dipinto “Cura della Follia” di Hieronymus Bosch