Conto alla rovescia: – 54

Conto alla rovescia: – 54

Pare che nel centrosinistra (ammesso che esista) si attendano i sondaggi, scrutandoli come i sacerdoti pagani facevano con il fegato della sventurata pecora di turno.
I sondaggi sono brutte bestie, diceva Shimon Peres che sono “liquidi che vanno annusati, non bevuti” e – soprattutto – fotografano l’oggi, non il domani. Infatti, i sondaggi che vediamo in questi giorni non sono attendibili se non per grandi linee, dal momento che all’elettore mancano due informazioni fondamentali: quali saranno alla fine le ”coalizioni” (chiamiamole così, per semplicità” e chi saranno i candidati, soprattutto nei collegi uninominali. In assenza di chiarezza su questi due dati, il sondaggio è poco più di un lancio di dadi.
Prendiamo, ad esempio, la campagna elettorale del 2013, che all’inizio di gennaio aveva un vincitore sicuro: Pierluigi Bersani a capo della coalizione di sinistra di Italia Bene Comune. Nella prima settimana dell’anno – infatti – uscirono 7 sondaggi, 6 dei quali davano la coalizione bersaniana attorno al 40% (Piepoli addirittura azzardò un 42%) mentre solo uno dava il dato finale al 33% ma ancora ad un mese dal voto la partita appariva senza storia, con la sinistra sopra il 35%, stabilmente a +8 dal centrodestra.
I risultati furono drammaticamente diversi: il centrosinistra ottenne la maggioranza relativa per pochi decimali alla Camera (facendo scattare il premio) e perse al Senato. Questo accadde perché i sondaggi avevano decisamente sottostimato il voto del M5S (che ottenne circa il 50% di consensi in più della media cui era accreditato) e perché mai nella storia si era vista una campagna elettorale più loffia, sfigata, priva di idee, iniziative e mordente di quella condotta dal PD bersaniano nel 2013, il cui evento topico rimase l’imbarazzante balletto sulle note di We Will Rock You, girato sul tetto del Nazareno, perché sia mai che durante la campagna elettorale ci tocca di incontrare dei cittadini normali.
Quindi, cari Letta, Calenda e compagnia coalizzante, i sondaggi okay, vanno guardati e forse pure discussi per un paio di minuti. Poi però scarpe buone e via andare, perché i dati cambiano, per chi li sa far cambiare…
Autore: Marco Cucchini (C)

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