Alcuni anni fa ero a Londra e cenavo con amici italiani e loro amici inglesi. Uno di questi – liberale – dice che il giorno dopo sarebbe andato ad ascoltare Jeremy Corbyn. Io – abituato al settarismo italiano – gli chiedo “che ci vai ad ascoltarlo a fare? non sei liberale?” Lui mi dice che si, è liberale, ma che Corbyn è il suo deputato di collegio e dunque va ad ascoltarlo riferire non di quello che fa come leader nazionale del Labour, ma di quello che fa per la constituency di elezione: infrastrutture, questioni sociali, qualità della vita ecc. ecc. E in questi incontri non prendono parte i militanti del partito, ma i residenti del luogo.
Anche io ho un deputato di collegio, la mia constituency ha eletto – Dio ci perdoni – tal Daniele Moschioni, ovviamente della Lega. Non so chi sia, non so che faccia abbia, non so che cosa abbia fatto di concreto per la mia città nel corso degli ultimi 52 mesi, oltre ad incassare un sostanzioso bonifico mensile per il disturbo di rappresentarmi.
La politica italiana non ha mai capito l’essenza del collegio uninominale, la sua profonda vicinanza al concetto di democrazia rappresentativa nel modo più puro e pieno, coniugando visione politica generale e responsabilità individuale. Non ha mai concepito l’onere che ricade su ogni singolo eletto e il suo dovere di “accountability” innanzitutto verso le persone singole dalle quali si è ottenuto il voto.
Anche stavolta sarà così. I candidati dei collegi non saranno espressione dei territori, ma del Risiko romano. Tutti abbiamo visto il pezzo di carta firmato dai gerarchi di destra con la divisione dei collegi e tutti abbiamo letto il documento Letta-Calenda con il “70-30”. Quindi, in definitiva, i candidati di collegio verranno scelti a scapito del collegio stesso, perché l’importante sarà che “i conti tornino” e nei collegi giusti si candidino le persone “giuste”, non per gli elettori ma per i burocrati dei partiti.
E così di nuovo, voteremo per candidati di collegio scelti a Roma e per candidati di lista scelti dal partito, senza preferenze e senza possibilità di dare il nostro contributo di cittadini-elettori, in una parodia di elezione, con una legge elettorale contorta e l’impossibilità di scegliere da chi farsi rappresentare.
Autore: Marco Cucchini (C)