Ho fatto una conversazione interessante con un dirigente politico di peso che di elezioni ne capisce e ci siamo trovati su posizioni diverse.
La sua tesi è che la scelta del candidato nei collegi sia secondaria perché la forza trainante è il dato di lista. La mia convinzione invece è che – come avviene con i candidati sindaco – il “front runner” di collegio debba essere un valore aggiunto sulla mera somma delle liste collegate.
Da questo deriva, chiaramente, una diversità di strategie: se prevalgono le liste, vuol dire che prevarranno le logiche interne alla composizione delle stesse, se invece si ritiene di privilegiare la dimensione territoriale con la scelta di candidature di collegio aggreganti capaci di oltrepassare lo stretto perimetro di partenza, allora i profili dei candidati dovrebbero essere conseguenti.
Questo ragionamento vale per tutte le coalizioni, ovviamente, ma in particolare per quella di centrosinistra, perché è chi parte sfavorito che deve cercare di sparigliare il tavolo. A chi è in vantaggio basta assecondare l’inerzia e remare con calma, cercando solo di non rovesciare la canoa e il risultato arriverà da sé.
L’obiezione principale è “ehhh ma siamo in agosto, le elezioni sono arrivate all’improvviso!”. In realtà però è un’obiezione che non sta in piedi. Le elezioni non sono un’ictus che ti coglie di soppiatto sconvolgendoti la vita, ma hanno precise tempistiche e se non si fossero sciolte le Camere a luglio, si sarebbero comunque sciolte a dicembre, in fondo l’anticipo è limitato e i partiti avrebbero dovuto essere pronti già da tempo, anche immaginando che la fibrillazione di Lega e M5S avrebbe potuto portare al patatrac. Bastava avere già nel cassetto una lista possibile di candidature, qualche contatto in piedi, perché non posso credere che per la candidatura a sindaco di un comune di 5000 anime ci si muova un anno prima e per il Parlamento sia tutto sempre in aria…
Ma tant’è…Toujours en retard: d’une année, d’une armée et d’une idée.
Autore: Marco Cucchini (C)