C’è poco da dire, Silvio Berlusconi è 3 metri sopra il cielo…appena 6 settimane fa era bollito come un cappone nella pentola del brodo e ora ha concrete speranze di rientrare a Palazzo Chigi, addirittura rafforzato rispetto al 2001.
Delle colpe del centrosinistra ormai si è scritto tanto da riempire una biblioteca, ma qui voglio soffermarsi sui “fedeli alleati” della destra, che francamente non riesco a capire se – come direbbero a Roma – ci sono o ci fanno…
Iniziamo da Gianfranco Fini, che come scrivevo alcuni giorni fa mi pare uno degli sconfitti da questa vicenda. Se ricordo bene, quando a fine novembre Berlusconi è salito sul predellino dell’auto (si sa, lo stacco di gamba non è il suo forte) per proclamare la nascita del Partito della Libertà, il più furente era proprio il leader di AN…avranno tutti ancora in mente le varie trasmissioni televisive con fior di liti tra esponenti di Forza Italia e colonnelli di AN, sotto lo sguardo stupito e gongolante dei rappresentanti dell’Unione…
“No al PDL! No ad annessioni! No a progetti estemporanei! noi andiamo per la nostra strada e chi ha più filo da tessere, tesserà...” E ora, Gianfranco Fini definisce una “svolta storica” un progetto che è al 100% identico a quello di novembre, nel nome, nella forma, nei contenuti, nell’assetto azionario e nell’organigramma… Come ebbe a dire Berlusconi (subito rimbrottato da Fini, offesissimo) “l’intendenza seguirà”…infatti, alla fine ha seguito. Borbottando, come fanno i marmittoni, ma ha seguito…
E Casini? sono due anni che cerca di distinguersi dalla Cdl e dalle sue logiche monarchiche rivendicando l’esistenza in Parlamento e nel Paese di “due opposizioni”… Cardine della strategia casininiana è stata la ricerca di una riforma elettorale (e in prospettiva costituzionale) costruita sul modello tedesco. Eppure, quando l’occasione per giungerci c’è stata, garantendo magari un appoggio esterno a Franco Marini, ha preso paura ed è ritornato a casa, perdendo lungo la strada un pezzo di partito verso il centro e un altro pezzo verso Forza Italia.
E ora, anche lui si trova costretto ad accettare un abbaino nel nuovo residence oppure a nuotare da solo, con il rischio che tra grandeur berlusconiana, rose bianche e svolte centriste del PD perda pezzi un po’ qua e un po’ la e non raggiunga il 4%, facendo scomparire il partito tra i vecchi ritornelli che nessuno canta più.
Insomma, da queste prime ore di campagna elettorale una cosa appare chiara. Prima di partire per le crociate, Silvio V ha deciso di rimettere in riga gli alleati in modo brusco e deciso. Ha forza e spregiudicatezza per farlo e lo ha fatto…E i più riottosi, dovranno fingere che va tutto bene, anche se in cuor loro sanno di essere stati gabbati per bene.
L’intendenza seguirà…infatti, alla fine seguì!
Marco, ma secondo te non è probabile che Berlusconi si sia accordato con Fini offrendogli la presidenza del Pdl una volta raggiunto Palazzo Chigi? In tal caso Fini si troverebbe tra le mani, potenzialmente, il più grande partito italiano.
Non pensi, inoltre, che la logica ad includendum adottata da Berlusconi sia più profiqua delle esclusioni, secondo me per certi versi anche ingiustificate, di Dabliù? Quest’estate alla festa dell’Unità dei Bologna ha dichiarato di volerla farla finita con la sindrome di “Tafazzi” propria della Sinistra (“Tafazzi” è il personaggio interpretato da Aldo, Giovanni e Giacomo che godeva nel prendersi a bottigliate nei testicoli), ma a me pare che la volpe preda il pelo ma non il vizio…
Matteo.
Penso che Berlusconi potrebbe avergli concesso anche il governatorato di Vega…ma si sa com’è il Silvio, il giorno in cui gli torna conto, scioglie pure il PDL e fa un altra cosa e Fini lo scopre leggendo i giornali. Va per le spicce, insomma.
Per quanto riguarda le esclusioni di Uolter, beh…il post di oggi mi pare ti risponda del tutto.