Il Sogno e i depressi

Il Sogno e i depressi

La convention democratica di Denver è andata come doveva andare e tutti sono contenti, Barack Obama in testa. Un solo brivido alla schiena alla notizia della nomina di una giovane e avvenente signora come running mate del candidato repubblicano John McCain, ma ad una analisi appena superficiale, la signora si è rivelata una sorta di rancoroso cowboy in gonnella, che difficilmente saprà drenare i voti liberal della signora Clinton, ma staremo a vedere.

Per il momento, di Obama e di McCain non sappiamo molto. Solo che il primo è un fascinoso parlatore e il secondo è noto soprattutto per aver passato 7 anni sepolto in una botola vietnamita. Per entrambi un po’ poco per diventare i Padroni del Mondo, ma tant’è, così vanno le cose… E quindi ci si concentra su altro.

Ci si concentra ad esempio sul “sogno”, sull’idea che un presidente degli Stati Uniti non è – come vuole una retorica pedante e scontata – un “comandante in capo” e tanto meno un amministratore delegato. Il presidente degli Stati Uniti incarna (o dovrebbe incarnare) un’idea di Paese e un’idea di futuro. E così è stato per tutti i presidenti più importanti o simbolici che gli USA hanno avuto, almeno dal secondo dopoguerra a oggi…

John Kennedy ha affascinato tutti con la sua giovinezza e il mito della “nuova frontiera” da conquistare, Ronald Reagan è stato il grande affabulatore del mito americano, dell’uomo libero e senza vincoli che può essere pienamente artefice del proprio destino e Bill Clinton l’Imperatore di un Mondo che si voleva pacifico e prospero. Ovviamente, per tutti tra il sogno e il risveglio ci sono differenze non da poco, ma quello che conta è l’idea che un leader politico non debba solo fare promesse bottegaie, ma anche – soprattutto – comunicare un idea, un desiderio collettivo, una meta da raggiungere.

E’ questo che da forza, vitalità ed entusiasmo alla politica. Ed è questo che manca disperatamente nel nostro Paese. Siamo diventati un Paese triste, depresso, rancoroso…un Paese dove non si costruisce il futuro ma si da vita a paure, ad ansie…dove chi governa (a prescindere dal colore) pensa solo a perpetuare se stesso e il proprio potere, non certo a incarnare desideri e speranze della comunità che pure è chiamato a rappresentare.

Un tempo c’erano sogni, anche in fasi recenti della nostra Storia…c’era ad esempio Silvio Berlusconi che prometteva “un nuovo Miracolo Italiano” (1994). C’era Romano Prodi che prospettava il magnifico futuro dell’Italia parte integrante del Sistema Europeo (1996). Oggi al massimo si promette di eliminare l’Ici, salvo poi sentire qualche ministro che pensa di reintrodurla sotto mentite spoglie.

E nel frattempo, il poco che resta di senso del decoro e di appartenenza nazionale viene spazzata via dal dito medio alzato da un ministro durante l’inno nazionale o dai treni sgombrati dai passeggeri paganti e onesti per far spazio alle folle dei teppisti e dei delinquenti impuniti. E non di rado coccolati, perchè in fondo anche un ultras gode del diritto di voto…

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