03/01/2012 – Oscar Giannino, sentito dall’HuffingtonPost, minimizza: “Siamo in una fase in cui molti mi cercano, ed è normale: Fare per fermare il declino rappresenta una novità rilevante sulla scena politica. Ho incontrato Roberto Maroni, così come incontro altre personalità del mondo della politica, dell’impresa, della cultura”.
Ma stamattina a Milano l’incontro a due tra il leader di Fermare il declino e quello della Lega risponde ad una precisa richiesta che ha sollevato parte del movimento fondato dal giornalista economico. Che è quella di superare l’isolamento determinatosi negli ultimi mesi e cercare di dare vita ad un polo che sia alternativo a quello che sta costruendo Silvio Berlusconi, ormai inviso agli uomini del Carroccio e “impresentabile” secondo Giannino.
Si è parlato molto di Lombardia. Fid, che non ha ancora un candidato, si sarebbe mostrata possibilista a valutare un sostegno a Maroni. A patto che il leader leghista accetti nel suo programma i punti qualificanti del manifesto dei declinisti.
Nessuna conferma se oggetto dell’incontro sia stata anche una possibile alleanza per le prossime politiche. Dallo staff di Giannino, che ieri si è detto “disponibile a parlare con tutti fino all’ultimo momento utile” trapela che a molti dei dirigenti del nord la candidatura a premier di Flavio Tosi non dispiaccia affatto.
“È stato un ottimo amministratore – commentano – e si è mostrato sempre di larghe vedute e, tra i suoi, il più liberale”. Un’alleanza nazionale tra Fid e Lega renderebbe più visibile la proposta politica dei primi e più presentabile la campagna elettorale dei secondi. Ma ad accomunarli, per il momento, rimane solo la delusione (se non l’avversione) per le politiche fiscali adottate dal governo di Mario Monti.
Così quella di un cartello per tentare la scalata in Parlamento rimane per il momento solamente un pourparler. Mentre la strana alleanza per la scalata al Pirellone potrebbe essere una strada destinata ad assumere contorni più chiari nei prossimi giorni. La conditio sine qua non è che la Lega rompa definitivamente con il Pdl, con il quale Giannino non ha intenzione di venire a patti. In quel caso, la riconferma degli azzurri alla guida della Lombardia, con l’ingombrante presenza di Maroni da un lato e di Gabriele Albertini dall’altro, diventerebbe impresa quasi impossibile.
Fonte: huffingtonpost.it | Autore: Pietro Salvatori