07/01/2013 – Sono ormai alcune settimane che tutti i sondaggi – in misura più o meno marcata – evidenziano un dato importante: la costante discesa del Movimento 5 Stelle. Perché?
In rete circolano varie risposte, alcune banalotte, altre suggestive. Alcuni vivaci sostenitori di Grillo affermano con vigore – ad esempio sui diversi forum del “Fatto Quotidiano” – che non è vero che ci sia un indebolimento del Movimento, ma semplicemente che siano i sondaggisti schiavi dei partiti a mostrare il dato in negativo. E’ un’ipotesi complottarda assai suggestiva, ma basata sul nulla, dato che quelli che oggi sottolineano la debolezza dei 5Stelle sarebbero poi gli stessi che fino a un mese fa ne sottolineavano la forza. Le due cose non stanno assieme.
Una seconda ipotesi – un po’ più da insider – è che tra le Stelle stiano pagando il vistoso deficit di democrazia interna. Le polemiche sui soldi, su Casaleggio, sulla coppia Favia & Salsi, sulle primarie-flop non hanno certo aiutato il Movimento e quindi – si sostiene – ora se ne paga il prezzo in termini di consenso potenziale. Anche questa ipotesi è suggestiva, ma non ritengo che sia questa la risposta: il dibattito interno ai 5S non è roba da possibili elettori, bensì da sicuri militanti, è roba d’élite, mentre in realtà stiamo parlando di un calo (sempre potenziale, sono sondaggi) di almeno 4-5 punti percentuali. Cioè, grosso modo 2.000.000 di voti. Quindi la spiegazione deve essere un’altra. Anzi, con ogni probabilità ce n’è più d’una e provo a elencarle:
1. La diversificazione dell’offerta politica. Quando il Movimento di Grillo era all’apice (attorno al 20%), l’offerta politica era molto più confusa. Le primarie del PD non si erano ancora tenute, dentro il PDL il caos era totale, Mario Monti non si era ancora candidato, Ingroia era ancora immerso nella sua fuffigna del “vado in Nicaragua, ma forse anche no” e Oscar Giannino faceva solo l’opinionista su “Radio24”. Insomma, era un altro mondo. Poi sono successi alcuni fatti: le primarie hanno acceso i riflettori sul PD e l’immagine che ne è uscita è quella di un partito aperto e innovativo (che poi sia vero è un altro paio di maniche, ma in queste cose conta quello che appare…). Il PdL è ritornato ad affidarsi a Berlusconi e questo non è solo un elemento di chiarezza, ma anche un punto di forza per quel partito perché – piaccia o meno – l’attuale centrodestra lo ha inventato lui, costruendolo a sua immagine e somiglianza e quindi chi meglio di lui può incarnarlo? Infine è sceso (o salito) in campo Mario Monti, ridando fiato al centro, è nato il brillante movimento di Fermare il Declino e a sinistra la Monaca di Monza Ingroia ha detto sì. Quindi per tutti gli elettori – grillini compresi – a un’offerta più ampia corrisponde un maggior dinamismo e quindi, chi era avvantaggiato dalla situazione statica precedente ne esce indebolito. Da questo, una parte del calo 5 Stelle nei sondaggi…
2. Il calo degli indecisi. Conseguenza del punto precedente, in assenza di una offerta politica chiara, molti cittadini si esprimevano nei sondaggi con un “non so” o “non andrò a votare”, mentre i più nauseati dall’andazzo esprimevano un indicazione di voto per i 5 Stelle. Ora, avvicinandosi la data del voto, vi è un lento, ma fisiologico calo dell’area del non voto che in buona parte premia i partiti tradizionali. Lo si è sempre visto, lo vediamo anche ora. Chi non ci crede, confronti i flussi di sondaggi delle elezioni precedenti e vedrà come, man mano che calano gli indecisi, si rafforzano i partiti più consolidati. Questo è un dato che mi pare destinato a perdurare e che – in assenza di novità di rilievo – asciugherà ancora il consenso dei 5 Stelle.
3. Una strategia suicida. Grillo è nato sul web e sul web si nutre. Ma per vincere con dati importanti le elezioni, questo non basta, serve altro, magari la televisione. Il diktat di non partecipazione ai programmi televisivi per gli esponenti del Movimento, non solo è irrispettoso verso i cittadini che hanno il diritto di sapere che cosa fanno o faranno i rappresentanti di un partito ancora tutto da conoscere ma – soprattutto – non è elettoralmente pagante. Ci sono milioni di elettori che si informano attraverso la televisione, può essere un bene o un male, questo è irrilevante, ma è così. E scegliere coscientemente di non parlare con questi elettori, di ignorarli, di non rivolgersi a loro per ragioni scarsamente comprensibili è una scelta elettoralmente suicida. Se passa il messaggio che la competizione vera è tra Bersani e Monti, che il populismo lo incarna Berlusconi e la protesta Ingroia, ti saluto 5 Stelle…
Queste sono – per quanto mi riguarda – le ragioni di un calo nei sondaggi che non ha nulla di misterioso, ma è assolutamente logico e per certi versi prevedibile. Non escludo che questo calo continui e non mi meraviglierei che – in assenza di colpi di scena – il dato finale del M5S fosse inferiore al 10%. Lo so, dirlo ora è un po’ presto, ma se un analista politico non si sforza di essere un po’ predittivo, che analista è?
Autore: Marco Cucchini | Immagine: corriere.it