18/02/2013 – Quest’oggi, essendo il nostro Spin doctor influenzato, il post del Lunedì verrà rinviato ai prossimi giorni, il suo posto intanto verrà utilizzato per dare spazio ad un interessante articolo di analisi relativamente ai temi e ai contenuti dei programmi dei principali partiti politici. Lo studio è stato svolto attraverso moderne tecniche di analisi del testo già in precedenza utilizzate nella letteratura scientifica: verranno qui analizzate le relative somiglianze (e differenze) tra i programmi dei partiti e dei loro leader. L’articolo proposto è tratto dal Corriere.it di oggi dalla sezione Voices from the Blogs.
A sondaggi oscurati, i partiti cessano di confrontarsi sui numeri per iniziare a parlare di programmi e di contenuti. O almeno questo dovrebbe essere l’auspicio: è solo partendo da elettori (meglio) informati sui programmi offerti dai vari partiti che si può infatti realizzare un controllo virtuoso del processo democratico: sia a monte, con cittadini in grado di scegliere con più consapevolezza chi votare, sia a valle, laddove, nel momento della prossima tornata elettorale, si sarà chiamati a giudicare il governo in carica confrontando tra quanto da lui promesso e quanto effettivamente realizzato. E’ questo il circuito della democrazia nella sua forma più idealizzata. D’altra parte, in una campagna elettorale che è stata impostata da alcuni (in primis da Monti e dai centristi) come uno scontro tra una cosiddetta area della responsabilità opposta a partiti populisti o anti-sistema, verrebbe da chiedersi se abbia ancora senso analizzare la politica con le tradizionali etichette di destra e sinistra. La domanda è quanto mai interessante in uno scenario politico molto fluido che vede protagonisti, accanto a partiti già radicati nell’elettorato, come PD, Lega e PDL, anche soggetti che per la prima volta si sfidano alle politiche come SEL, o che si pongono, ciascuno a suo modo, in discontinuità rispetto alla classe politica. Tra questi troviamo naturalmente il Movimento 5 Stelle, ma anche Fare per Fermare il Declino, Scelta Civica e Rivoluzione Civile. Per cercare di capirne di più, siamo andati ad analizzare le proposte ed i programmi politici ufficiali dei principali partiti che concorrono a queste #elezioni2013. I risultati? Tra libertari e conservatori, o liberisti e statalisti, le differenze continuano a rimanere forti, con conseguenze non secondarie anche per i futuri equilibri politici e di governo post-elezioni. Mentre si conferma la difficoltà a collocare chiaramente il Movimento 5 Stelle.
Vediamo più in dettaglio. Attraverso moderne tecniche di analisi del testo oramai largamente utilizzate nella letteratura scientifica, abbiamo innanzitutto misurato le relative somiglianze (e differenze) tra i programmi dei partiti e dei loro leader, come avevamo fatto in occasione delle primarie del centrosinistra.
Abbiamo in particolare estratto le posizioni dei partiti, in base ai loro programmi, su quelle che appaiono essere le due dimensioni cruciali del contendere nell’attuale campagna elettorale. La prima è la tradizionale dimensione economica (orizzontale), che vede collocati a “sinistra” coloro che sono favorevoli all’intervento dello Stato in economia, mentre a destra troviamo i sostenitori del libero mercato. La scala mette in questo senso ben in evidenza la posizione spiccatamente liberista del partito di Giannino. All’estremo opposto troviamo invece Rivoluzione Civile, cartello elettorale che raggruppa anche forze della sinistra radicale, che si richiamano tuttora all’etichetta “comunista”, come Rifondazione e i Comunisti Italiani. A sinistra si schiera anche il Movimento 5 Stelle, che chiede uno Stato forte e, su posizioni simili, troviamo PD e SEL, collocate sul centrosinistra, che sostengono (più il PD in questo che SEL) l’obiettivo di coniugare libero mercato e giustizia sociale. La lista di Monti è invece più orientata verso il polo del libero mercato, ed in questo assomiglia in parte a Fare di Oscar Giannino. Lega Nord e PDL infine risultano in posizione più moderata perché, seppur favorevoli alla libera impresa, hanno espresso nei loro programmi posizioni fortemente critiche verso la politica di austerità portata avanti dal Governo Monti, in linea con i dettami europei.
La seconda dimensione (verticale) riguarda invece i diritti civili ed i temi etici, distinguendo partiti conservatori da quelli più liberal su materie quali “coppie di fatto”, matrimoni gay, eutanasia, aborto, fecondazione assistita, e così via. Lega Nord e PDL sono da questo punto di vista le forze più radicali nella difesa della famiglia e dei valori tradizionali. Anche Scelta Civica risulta molto moderata in tema di diritti civili, il che non stupisce se consideriamo che è stata fondata anche con la collaborazione attiva dell’associazionismo cattolico. Sul fronte più liberal troviamo invece Rivoluzione Civile e SEL, così come Fermare il Declino, che assume quindi una posizione liberale e libertaria, sia in materia economica che in tema di diritti. Su questi temi, la collocazione del Movimento 5 Stelle rimane invece un mistero, dato che nel suo programma non si fa alcun cenno a proposte riguardanti le coppie di fatto, il ruolo delle donne o la legislazione sul “fine vita”. Ma non solo, parole come “donna”, “famiglia” e “omosessuale” sono del tutto assenti dal programma del M5S.
Più controversa, infine, appare la posizione del PD, che si colloca nell’area di centro dovendo probabilmente mediare al suo interno tra una componente progressista ed una cattolica, più in difficoltà a discutere temi quali eutanasia o matrimoni gay. In linea con la posizione portata avanti da Bersani durante le primarie (quando incluse Papa Giovanni nel Pantheon del PD), la coalizione di centrosinistra (ovvero quella parte politica che presenta maggiori probabilità di vincere le elezioni a febbraio, almeno stante agli ultimi sondaggi disponibili) appare dunque poco coesa sui temi etici (come si può osservare dalla distanza tra PD e SEL lungo l’asse verticale) mentre la coesione risulta decisamente più forte sui temi economici. In quest’ultimo caso, però, la stessa coalizione di centro-sinistra risulta abbastanza lontana dalla Lista Monti, il che renderebbe una sua futura collaborazione con i centristi, opzione da più parti avanzata per superare il rischio-impasse al Senato, decisamente più ardua. Insomma, a giudicare dai programmi, riuscire a trovare degli equilibri all’interno del prossimo Parlamento sembra un’impresa tutt’altro che scontata.