Renato Soru mi sembra una brava persona e penso che i sardi abbiano fatto un errore, ma tant’è, così è andata e ora è giunto il momento della riflessione.
Renato Soru ha ottenuto il 43% di voti circa, vale a dire 5% in più del totale dei voti conseguito dalla propria coalizione, mentre Ugo Cappellacci è a quota 51, cioè 5 punti in meno della somma dei partiti di centrodestra. Il che significa, volendo coniare uno slogan, che “il centrosinistra ha perso malgrado Soru e il centrodestra ha vinto malgrado Cappellacci”.
Se la candidatura di Soru si è rivelata una scelta – tutto sommato – non sbagliata, il punto debole della filiera è stato il Partito Democratico, che è passato dal timore del calo alla certezza del tracollo.
Che il principale partito di opposizione sia così vistosamente allo sbando non è positivo per nessuno che abbia a cuore le sorti della democrazia la quale – notoriamente – si regge sull’alternanza e sul reciproco bilanciamento e controllo tra i poteri. Certo, la cosa può far piacere a Silvio Berlusconi – che in un memorabile Matrix aveva dichiarato che “senza sinistra si vivrebbe meglio” – ma per le persone “normali”?
Il rischio dietro l’angolo per il PD è l’irrilevanza politica ed elettorale. Un PD al 20-25% dei voti (potremmo arrivarci…) non potrebbe rappresentare un’alternativa di governo credibile per moltissimi anni e la sola soluzione finirebbe per essere, ancora una volta, l’accozzaglia di tutti contro Berlusconi. Accozzaglia che ha mal funzionato già nel 1998 e nel 2008.
Insomma, se i dati della Sardegna ci parlano chiaro, potremmo trovarci in un sistema politico retto virtualmente da un partito unico – il Pdl – e questo non avviene in nessuna democrazia europea.
Sono cose che accadono solo in Russia. Magari al premier la cosa fa piacere, ma alle persone di buonsenso penso proprio di no… sarebbe opportuno che nel PD facessero delle riflessioni vere su questo e magari modificassero l’andazzo…