11/06/2013 – È passato ormai un anno da quando sono stato eletto presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Udine e in questo lasso di tempo ho avuto la soddisfazione di mettere in cantiere iniziative di varia natura e entrare in contatto diretto con realtà e contesti che mi hanno permesso di avere un quadro più chiaro delle necessità e delle criticità del sistema Italia e del sistema Regione. Tra gli aspetti che, anche qui in Friuli Venezia Giulia, mi hanno maggiormente colpito e fatto riflettere individuo il deficit di rappresentatività e oserei dire di dialogo che esiste tra il mondo associativo e il mondo politico. Ogni studio sociologico o politico dimostra infatti una crescente lontananza tra i partiti politici e la società e il drammatico calo nell’affluenza elettorale è solo uno degli elementi a supporto di questo aspetto. Il quadro normativo e istituzionale di riferimento è oggi molto più complesso di quanto non fosse 20 anni fa. Infatti, un’azienda deve imparare a capire i diversi livelli di governo e come tra loro si intrecciano e dialogano: la dimensione comunitaria, quella nazionale, quella regionale. E questa complessità si intreccia con una fase di congiuntura economica negativa, che renderebbe invece maggiormente stringente la capacità di dialogo tra attori istituzionali, politici, economici e sociali. Come ricostruire il filo spezzato della rappresentanza almeno in Friuli Venezia Giulia? Come consentire agli imprenditori (ma non solo a loro) di poter fare affidamento su qualcosa di diverso e di più stabile rispetto alla mera capacità di dialogo personale con il singolo politico? Non è certo compito mio dire ai partiti politici come devono riformarsi, ma – come presidente di un gruppo di imprenditori – è certo mia responsabilità pormi il problema di come far giungere al meccanismo decisionale le esigenze e le priorità delle realtà che rappresento. Credo che sia giunto il momento di dire senza troppe ritrosie che il Paese abbia bisogno di un nuovo sistema di rappresentanza degli interessi. Un sistema che prenda atto dell’incapacità dei partiti di fare da filtro e che dia quindi strumenti nuovi per affrontare la complessità nella quale ci troviamo ad agire e che alcune risposte importanti possano venire dalla nostra regione. Nella scorsa legislatura, infatti, era stata depositata una proposta di legge supportata dalle firme di diversi consiglieri volta a regolamentare le attività di rappresentanza istituzionale degli interessi, quello cioè che – con una parola che spaventa – si definiscono «attività di lobbing». Il lobbismo è sempre esistito e esiste, solo che – come molte altre cose – rimane sottotraccia, è un pesce che nuota in acque basse e fangose, mentre invece sarebbe il momento di dare regole certe proprio per rendere il processo più cristallino e trasparente. Come presidente dei Giovani imprenditori friulani non sento il bisogno di invitare a cena il singolo consigliere regionale per patrocinare questa o quella causa. Sento il bisogno di essere parte di un processo di decisione che mi veda coinvolto, che mi faccia essere protagonista assieme agli altri, in un quadro di regole e di responsabilità pubblico, chiaro e trasparente. Io vorrei che anche di questo si potesse parlare, senza paura, senza finti moralismi, capendo appieno che un quadro di regole chiare serve a tutti. Serve a noi per saperci come muovere e serve alla politica per essere più legittimata ed efficace.
Autore: Massimiliano Zamò | Fonte: Messaggero Veneto