14/07/2013 – Le strategie di comunicazione del governo e il Letta-pensiero su politica e web
Che sta succedendo su governo.it? L’impianto del sito è rimasto lo stesso, ma nella colonnina di sinistra oltre all’iconcina di Twitter sono comparsi anche i link al canale Youtube e Storify.
Qualcosa sta cambiando nella comunicazione sul web di Palazzo Chigi. La strategia è quella dei piccoli passi e della crescita incrementale: niente guru, niente killer application, niente falangi armate di controinformazione. L’idea, semplice, è quella di andare là dove ci sono le persone. Essere presenti lì dove altri sono già arrivati (niente grancassa).
Come su Youtube, già popolato dagli account di camera, senato e presidenza della repubblica. Per non parlare di Grillo. Qui il canale dell’esecutivo è arrivato da poco, circa due mesi. Il question time di mercoledì scorso, una formula che non vedevamo da 6 anni, ad esempio, è stato spacchettato per argomenti con tanto di domande e caricato integralmente, nel modo più neutro possibile. Due mesi di vita, una settantina di video e ancora pochi iscritti, circa 60. Vedremo se il ragazzo si farà.
Spirito di servizio, trasparenza. L’obiettivo è divulgare il più possibile l’operato del governo con un linguaggio semplice ma preciso. Morte al burocratese.
Anche su Twitter qualcosa è cambiato. La frequenza dei cinguettii del profilo ufficiale è aumentata. L’account, aperto sotto il governo Monti – il primo tweet risale al 22 novembre scorso – conta, mentre scriviamo, oltre 62mila follower, 293 tweet, di cui 134 in poco più di 4 mesi durante l’esecutivo del Professore, e 159 nei due mesi e mezzo di gestione Letta. (Il primo tweet sul nuovo governo risale al 2 maggio).
Oggi il profilo ufficiale di Palazzo Chigi marcia a circa 1000 follower in più a settimana. Oltre a scandire il tempo del consiglio dei ministri («È iniziato il consiglio dei ministri n.14»/«È terminato il consiglio dei ministri n.14»), provocando anche qualche battuta, @Palazzo_Chigiveicola informazioni, documenti e video delle conferenze stampa del premier o del consiglio dei ministri. Interviene nei momenti di gap informativo, come nel caso dei fraintendimenti sugli incentivi per l’occupazione giovanile.
Ma anche per comunicazioni di servizio di altro tipo.
I link rimandano prevalentemente al sito ufficiale del governo, dove si cerca di caricare documenti e provvedimenti per far in modo che siano facilmente reperibili (un percorso in parte già intrapreso anche dal governo Monti), con un occhio al Seo (Search Engine Optimization, l’ottimizzazione per i motori di ricerca) e alle parole-chiave più cercate su Google. Insomma, andare là dove ci sono le persone oppure essere trovati facilmente.
Anche l’account Twitter di Palazzo Chigi, seguendo la strada del premier, anticiperà le azioni di governo, un comportamento che sembra pagare come ha evidenziato Vincenzo Cosenza nella sua analisi sul Letta social.
Sarà un’operazione progressiva, incrementale, dicevamo, dietro l’apertura di nuovi profili e canali di comunicazione non c’è la pretesa né l’obiettivo di indirizzare gli umori della rete, tantomeno la ricerca di consenso, vista anche la natura dell’attuale esecutivo. Ed è sotto gli occhi di tutti quanto sia complessa la gestione della comunicazione per l’attuale governo, dalla Cassazione al Kazakistan solo per citare gli ultimi casi.
Ma per quanto riguarda l’azione di governo intesa come l’attuazione del programma, il web può giocare un ruolo fondamentale anche, eventualmente, per smontare e smentire un’errata interpretazione. Come nel caso dello Storify sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ad esempio. Che sì, in fondo racconta la storia di una comunicazione non riuscita al primo colpo, e prova a rimediare, spiegando meglio, tornando sulla palla in seconda battuta e cercando di contrastare la lettura Grillo. Un uso, quello di Storify, che nelle intenzioni dovrebbe diventare più costante. No ai profili aperti e abbandonati.
A breve arriverà anche un account su Flickr, che dovrebbe ospitare un racconto del governo più informale, un “dietro le quinte”. Non ci troveremo le foto firmate da Pete Souza, ma è evidente che la comunicazione Obama è un modello presentissimo (chissà se arriveremo a qualcosa che ricordi la West Wing Week della White House?). Si sta ragionando sulla possibilità di dare il via a una newsletter, così come non è escluso, in futuro, l’uso di Hangout. Anche l’apertura di una pagina Facebook è in fase di valutazione, qui la gestione del rapporto con gli utenti è più complessa, le modalità di interazione sono diverse da Twitter e, trattandosi di un profilo istituzionale, non ci si può avventurare senza prima aver ragionato su una social media policy (in fase di elaborazione), intanto si studiano e si passano al setaccio le pagine Fb degli altri governi.
A un preciso input del premier risponde poi la nascita del portale www.partecipa.gov.it, gestito dal ministero delle Riforme, che ospita la consultazione online sulle riforme costituzionali. Cliccando su una delle icone social in alto a destra compare automaticamente il testo “Ho partecipato alla #Consultazione sulle #RiformeCostituzionali @partecipagov#openriforme” da condividere.
Fonte: europaquotiano.it | autore: Federica Cantore