Il sottobosco

Il sottobosco

La Corte Costituzionale è stata sempre un luogo venerabile, magari trombone, ma venerabile.

Se pensiamo alle personalità che l’hanno presieduta – ad esempio – o che ne hanno fatto parte, ritroviamo i nomi più luminosi dell scienza giuridica italiana…da Aldo Sandulli a Costantino Mortati, da Vezio Crisafulli a Livio Paladin, da Enzo Cheli a Valerio Onida, passando per Gustavo Zagrebelsky. Nomi che non di rado si accoppiano a nozioni ancora viventi o addirittura a Manuali di studio, sopravvissuti alla morte dei loro autori e tuttora vitali, apprezzati e tenuti in gran conto (il “Trimarchi”…il “Paladin”…).

Da quando – invece – abbiamo in mezzo alle scatole Silvio Berlusconi e i suoi processi innumerevoli e infiniti, la qualità di parte dei giudici (quella espressa dal Parlamento) è calata. Ci sono stati ex avvocati del premier (Mezzanotte e Vaccarella, quest’ultimo legato allo studio del pregiudicato Cesare Previti) e ora c’è tal Luigi Mazzella, del quale parlano diffusamente i giornali in queste ore.

Però non si pensi che nel centro destra manchino le teste giuridicamente valide. Forza Italia ha mandato in Parlamento negli anni scorsi personaggi come Ettore Rotelli e Giorgio Rebuffa, Alleanza Nazionale aveva eletto Paolo Armaroli ma in fondo anche un grande avvocato come Alfredo Biondi o un grande costituzionalista “di area” come Giuseppe de Vergottini avrebbero fatto la loro “porca figura” tra i 15 togati della Consulta.

Ma tutti questi hanno o avevano un problema: un prestigio e una vita autonoma dal Cavaliere e dal suo tormentato e pesante passato. Quindi non avrebbero dato sufficienti garanzie perchè prima d’essere militanti di centrodestra sarebbero stati uomini di diritto e delle istituzioni.

Meglio puntare su altro, guardando nei cassonetti. Luigi Mazzella è il tipico guappo espresso dal sottobosco politico napoletano-pentapartitico. Una vita intera passata a fare da portaborse di lusso a politici socialisti di secondo piano, per i quali ha ricoperto una raffica di incarichi che non richiedevano le forche caudine del pubblico concorso e ancor meno il passaggio elettorale (nomine a commissario di questo o quell’ente, spesso inutile…capo di gabinetto di questo o quel ministro, commissioni varie…). Una serie di pubblicazioni sconosciute, inutili, scientificamente nulle o scadenti, con un “Impact Factor” scientifico coperto di neve, perchè prossimo allo zero”.

Orbene, questo Mazzella, che senza la politica sarebbe forse finito a fare l’avvocato strappalacrime degli scippatori nel Rione Sanità ha pensato bene di organizzare una cena con Silvio Berlusconi, il ministro Alfano, il presidente della commissione Giustizia del Senato Vizzini e un altro giudice costituzionale incauto quanto lui per parlare non si sa di che cosa (”è un mio diritto, ceno con chi voglio!” ha strillato ieri), ma forse anche del giudizio che la Corte Costituzionale dovrà esprimere sul famigerato “Lodo Alfano” tra poche settimane.

E’ il tipico prodotto del sottobosco, classico personaggio del potere “pappa e ciccia” lontano dalla visione nobile, alta, austera delle istituzioni. Per lui l’idea che un giudice e un imputato (il “Lodo Alfano” è – a tutti gli effetti – un “imputato” davanti alla Corte) cenino assieme è normale. Certo, fatico a immaginare Giovanni Falcone intento a mangiare una pizza con Pippo Calò in una pausa del “maxiprocesso”, ma si sa, Falcone era un bacchettone, uno zelante. Ed essere troppo zelanti, come si è visto, nuoce alla salute.

Mortati e Paladin sono morti. Ora ci è rimasto Mazzella. Che mangia, ride e poi frigna sui giornali, ancora con la bocca piena di risate, vino e libagioni.

Burp!

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