07/10/2013 – Ogni tanto si riprende a parlare di riforma elettorale. Il Maialotto va cambiato ma nessuno dice chiaramente come, perché in fondo in fondo si spera sempre di farsi un vestitino su misura… Ma non sarà facile, non è mai facile. Tante sono le ragioni per le quali è complicato cambiare una legge elettorale, ma su tutte una è particolarmente forte, particolarmente sentita, ma non viene mai onestamente espressa: porta sfiga.
Porta sfiga perché nella storia repubblicana, chi ha toccato i fili della legge elettorale è sempre rimasto fulminato, perdendo le elezioni successive… Dubbi? andiamo per ordine:
Nel 1953 si è votato con la c.d. “Legge Truffa“, un proporzionale con premio di maggioranza fortemente voluto dal presidente del Consiglio De Gasperi e imposto dopo una battaglia parlamentare epica contro le sinistre. La DC vinse nelle aule parlamentari ma poi, ahinoi, nelle urne non andò tanto bene: la legge non scattò perché il quorum previsto non venne raggiunto, dentro la DC gli “amici” iniziarono a scannarsi e fu la fine della carriera politica di Alcide De Gasperi…
La forza della cose portò all’abrogazione della Legge Truffa e le sinistre lo considerarono un loro trionfo sulla Democrazia Cristiana il ritorno al proporzionale puro… E invece fu la DC che vinse le elezioni successive, quelle del 1958, guadagnando un bel po’ di voti, per la delusione di PCI e PSI che speravano nel colpaccio, grazie anche alla riforma elettorale che erano riusciti a imporre…
Per molti anni valse lo stare decisi et non quieta movere, quindi – per quanto periodicamente si blablasse di riforma elettorale – il tema rimase sottotraccia, per riemergere con forza all’inizio degli anni ’90, quando con accorto utilizzo del meccanismo referendario e nel pieno del crollo della I Repubblica, si osò l’inosabile: l’abbandono del proporzionale e il passaggio al maggioritario. Nel 1993 venne così adottato il c.d. “Mattarellum“, un maggioritario corretto da una quota proporzionale, pensato dal democristiano Sergio Mattarella con una serie di trabocchetti che avrebbero dovuto dare alla DC il 40% dei seggi con il 25% dei voti e fortemente voluto da Mario Segni, leader dei referendari e presidente del Consiglio in pectore. Si andò al voto nel 1994, la DC scomparve e Mario Segni – trombatissimo – chiuse la sua carriera politica di leader nazionale. Da allora ricompare saltuariamente (sempre un po’ rubizzo e assonnato) per ciarlare di riforme, solo come un simpatico ricordo dei tempi che furono… Chi vinse quelle elezioni? beh, oltre a Forza Italia, partito nuovo di zecca, stravinsero le due forze che non volevano il maggioritario e bramavano il proporzionale: la Lega Nord e l’ancora Movimento Sociale Italiano, che dall’oggi al domani si risvegliarono improvvisamente “maggioritaristi”…
Per una decina d’anni, il maggioritario fu un Moloch intoccabile, ma poi – con rapida e improvvisa accelerata – nel 2005 il governo impose l’adozione del “Porcellum“, la ributtante legge elettorale vigente, nella convinzione che quell’indegno machiavello sarebbe stata la soluzione giusta per vincere le elezioni successive. Sbagliato, nel 2006 la destra perse e le opposizioni vinsero. Tutte le simulazioni successive dimostrarono che se non si fosse modificata la legge elettorale, la maggioranza di governo avrebbe probabilmente rivinto le elezioni… Decisivo per quella vittoria si rivelò pure l’assurdo meccanismo del voto per gli italiani all’estero, voluto in modo spasmodico da Mirko Tremaglia che su questo tema aveva “rotto i cabbasisi” a tutti per 50 anni, nella convinzione che vi sarebbe stata un’apoteosi elettorale per gli ex fascisti e invece – con il Tremagliellum – puff… una valanga elettorale per il Centrosinistra proveniente da oltreconfine!
Anche toccare la legge regionale ha portato sfiga: nel 1995 venne modificata la normativa vigente (ormai vecchia di 25 anni) per costruire un meccanismo volto a dare voce alla visione “berlusconiana” della competizione (presidenzialismo e proporzionale). Fu il Tatarellum, disegnato dall’ex “ministro dell’Armonia” del Berlusconi I – il postfascista Pinuccio Tatarella – che pose le basi per la vittoria del centrosinistra, avvenuta contro ogni previsione… Ma la maledizione ha colpito anche dalle mie parti, dato che il centrosinistra produsse una legge elettorale stravagante che si immaginava avrebbe per lo meno favorito la riconferma di Riccardo Illy alla carica di presidente della Regione.
Riccardo Illy – con sorpresa di molti, soprattutto sua – perse le regionali del 2008. La maledizione della legge elettorale aveva colpito ancora…
Autore: Marco Cucchini