Il boom della destra anti Euro

Il boom della destra anti Euro

14/10/2013 – Le ultime settimane sono state caratterizzate dalla crescita dei partiti più conservatori uniti dall’ostilità alla moneta unica e agli stranieri.

Il vento di destra è tornato a spirare sull’Europa? Negli ultimi mesi le formazioni più conservatrici sono tornate ad ottenere boom elettorali che sembravano essere stati inghiottiti con il miglioramento dell’eurocrisi. L’inquietudine dell’elettorato spira però fortissima, nelle zone più ricche del Vecchio Continente come le più disagiate, e chi tuona contro la moneta unica e gli stranieri è tornato a mietere i consueti successi.

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IL BOOM DI MARINE – Le prossime elezioni europee potrebbero registrare la più clamorosa avanzata delle formazioni di estrema destra della storia recente. Lo squillo più forte in questo senso è arrivato dalla Francia. Nel secondo paese più importante d’Europa il Fronte Nazionale di Marine Le Pen sta registrando una clamorosa ascesa, dopo l’ottimo risultato delle presidenziali del 2012. Un sondaggio dell’istituto Ifop per il settimanale Nouvel Observateur ha rilevato la formazione lepenista in testa alle intenzioni di voto, con un clamoroso 24%, tre punti sopra l’Ump orfana di Sarkozy, e cinque punti davanti ai socialisti del presidente Hollande. Per la prima volta il Fronte Nazionale è rilevato come il primo partito transalpino, un risultato che se se confermato alle urne dell’ultimo fine settimane di maggio del 2014 avrebbe l’effetto di una rivoluzione. La crescita della formazione della Le Pen è costante da molti mesi. Solo pochi giorni fa il voto di elezioni locali nel Sud della Francia ha registrato un netto successo dei candidati lepenisti. La parte più meridionale dell’Esagono è tradizionale roccaforte dell’estrema destra, ma in questi mesi di faide interne tra i gollisti orfani di Sarkozy l’opposizione all’impopolare Hollande ha prodotto forti benefici alla Le Pen. A differenza del padre, la leader del Fronte Nazionale ha deciso di uscire dal ghetto nazionalista e xenofobo, minacciando addirittura querele contro i giornalisti o i politici che definiranno il suo partito di estrema destra. Marine Le Pen ha voluto specificare che il Fronte Nazionale non ha una posizione né di destra né di sinistra, un’eco di tante formazioni populiste vecchie e nuove, dalla Lega Nord al MoVimento 5 Stelle, solo per fermarsi al nostro paese.

SCOSSE AL CENTRO – La Francia è il cuore dell’Europa, l’asse portante del progetto comunitario insieme alla Germania. Anche nel paese leader dell’UE si è assistito in questi mesi alla forte ascesa dei no euro di Alternativa per la Germania, che si sono fermati a poche decine di migliaia di voti dall’ingresso nel Parlamento federale. I sondaggi  a poche settimane dal voto sono meno affidabili, ma in questo momento le indagini demoscopiche rilevano i no euro in crescita. Le elezioni europee, con una soglia di ingresso al Parlamento di Strasburgo significativamente più bassa rispetto al Bundestag, offrono un’opportunità importante per il radicamento di una formazione che potrebbe trasformare definitivamente il campo conservatore tedesco, al momento dominato dalla stella della Merkel.  Anche i no euro si definiscono una formazione lontana dallo schema tradizionale destra/sinistra, pur avendo posizioni tipiche delle formazioni conservatrici, incluso lo scetticismo, velato di xenofobia, nei confronti dell’immigrazione. In Germania il populismo anti immigrati che ha caratterizzato l’Europa degli ultimi anni è sostanzialmente bandito dal discorso pubblico, vista l’estrema sensibilità della società tedesca per qualsiasi reminiscenza nazista o fascistoide. Un’impostazione che differenzia molto la Francia dalla Germania, e che ha reso possibile il radicamento del Fronte Nazionale, che solo durante l’inizio della presidenza di Sarkozy aveva dimostrato segnali di flessione. Alle europee del 2009 i lepenisti arretrarono al 6%, un risultato molto deludente e certo assai distante dai valori record al momento assegnati dai sondaggi.  Un boom del Fronte Nazionale in Francia e un ingresso al Parlamento europeo dei no euro tedeschi manderebbe un fortissimo segnale di disapprovazione verso l’establishment comunitario, da parte dei due paesi che de facto decidono da sempre le sorti dell’Europa. L’asse franco-tedesco si rispecchia nella collaborazione tra democristiani e socialisti che da sempre accomuna  tanto i rapporti tra Parigi e Berlino quanto la stessa formula di governo dell’UE, governata dalla grande coalizione delle due maggiori famiglie politiche continentali.

AUSTRIA-VOTE

VICINI INQUIETI – Se in Francia ed in Germania il boom della destra anti europea ed anti immigrazione è potenziale, nei paesi vicini all’area core dell’unione monetaria si stanno registrando scosse più significative. Le federali austriache svoltesi a fine settembre hanno registrato la vittoria della destra populista della Fpö. In origine formazione liberale, da qualche decennio i liberali austriaci si sono trasformati in una della prime destre anti immigrati ed anti Bruxelles che poi sono comparse su tutto il Vecchio Continente. Oltre alle consuete posizioni di aperta ostilità agli stranieri, con tanto di saluti nazisti durante i comizi del partito, la Fpö ha fatto una forte campagna elettore contro il fondo salva euro ESM, definito anticostituzionale a più riprese, un’eco delle battaglie fatte dall’establishment conservatore tedesco. La crisi della moneta unica ha spinto la destra austriaca, con formazioni anti euro che alle scorse federali hanno raggiunto un consenso pari a circa un terzo dell’elettorato. L’Austria è il paese culturalmente e storicamente più legato alla Germania, ma anche dall’altra parte dei confini tedeschi, e non lontani da quello francese, si registrano  simili pulsioni anti Bruxelles. Nei Paesi Bassi è arrivata la recessione, e il governo liberalsocialista di Rutte e Dijsselbloem , il ministro delle Finanze laburista attuale guida dell’Eurogruppo, è diventato subito impopolare. La formazione che più ha tratto vantaggio dal calo dei consensi dell’esecutivo è la destra populista di Geert Wilders. Il Partito delle Libertà PVV è da tempo in testa in tutte le intenzioni di voto, un primato demoscopico riconquistato dopo la forte flessione causata dal suo sostegno al primo governo Rutte, appoggiato dall’esterno. Anche nella ricca Olanda, così come in Austria, la crisi o la stagnazione economica hanno scosso profondamente il sostegno al progetto comunitario, con l’euro diventato il simbolo di un peggioramento delle condizioni di vita che rafforza la protesta delle formazioni di destra.

NORWAY-POLITICS

SPETTRO DI BREIVIK – Ai confini dell’Unione Europea la crescita dell’estrema destra è stata altrettanto significativa in questi ultimi mesi. La Norvegia, uno dei tre paesi scandinavi culla della socialdemocrazia, ha sostituito il governo laburista che governava dal 2006 con l’esecutivo più a destra della sua storia. Ad Oslo infatti è arrivato al potere, per quanto con l’appoggio esterno fornito al nuovo premier Erna Solberg, il controverso Partito del Progresso. Nato come formazione anti tasse ed anti welfare in una delle patrie dello stato sociale, il Partito del Progresso assunse posizioni populiste al limite, e talvolta oltre, la xenofobia a partire dalla fine degli anni ottanta, quando l’immigrazione dai paesi extraeuropei diventò un importante tema elettorale. Il centrodestra norvegese si era sempre tenuto distante dal Partito del Progresso, ed anche nel 2013 il suo necessario arrivo al potere per formare una maggioranza è stato un elemento che ha diviso le formazioni moderate. Il partito più grande, i Conservatori della Solberg, hanno preferito governare da soli con i nuovi alleati più caratterizzati a destra piuttosto che forgiare una coalizione con i centristi. Il Partito del Progresso è diventato famoso all’estero anche come la formazione nella quale ha militato lo stragista di  Utøya, Anders Breivik, che è stato un dirigente dell’organizzazione giovanile di questa forza politica. L’associazione a Breivik è costata un consenso piuttosto ampio al Partito del Progresso, che pur arrivando al governo ha subito un arretramento nelle ultime elezioni norvegesi. A partire dagli anni duemila infatti la destra dai toni più duri contro l’immigrazione si era stabilmente collocata come seconda formazione politica del paese. I governi laburisti che si sono succeduti dal 2005 ad oggi furono favoriti dalla divisione del centrodestra, e dalla «impresentabilità» del Partito del Progresso.

FRANCE-POLITICS-FN-CONGRESS

TREMA BRUXELLES – Nella vicina Svezia il calo del governo conservatore del premier Reinfeldt, al potere dal 2006, sta favorendo sia l’opposizione socialdemocratica, in questo momento largamente in testa nei sondaggi, sia l’estrema destra degli Svedesi Democratici, arrivata al 10% nella gran parte dei sondaggi. Anche nella vicina Finlandia i populisti dei Veri Finlandesi sono vicini ai loro livelli massimi, un quadro di forte radicamento della destra più conservatrice che penalizza la sinistra, ma anche il centrodestra pragmatico che in Europa si riconosce il Ppe. Il boom dei partiti più conservatori, caratterizzati dai toni anti immigrazione ed accomunati dall’ostilità all’euro, è un elemento di forte inquietudine per l’Europa di Angela Merkel. Le prossime elezioni europee potrebbero infatti rivelarsi un vero e proprio trionfo per le formazioni populiste, rendendo così il Parlamento di Strasburgo un’assise dove la lotta all’euro ed all’immigrazione saranno ai primi posti dell’agenda, se non dei lavori quantomeno delle proteste interne all’aula. Uno scenario che renderebbe ancora più difficile la soluzione dell’eurocrisi. I maggiori governi dell’unione monetaria rimarcano come la fase di difficoltà acuta sia passata, ma solo l’arrivo di una crescita sostenibile e duratura potrebbe riportare il tasso di disoccupazione su valori accettabili, così come regalare sostenibilità a conti pubblici e sistema finanziario scassati da anni di recessione così profonda.

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