Angelino e il suo “fattore Alfa”: che fine ha fatto la leadership?

Angelino e il suo “fattore Alfa”: che fine ha fatto la leadership?

Angelino e il suo "fattore Alfa": che fine ha fatto la leadership?

28/11/2013 – Torna la penna di Eloisa Zerilli per parlare della situazione nel centro-destra italiano.

A distanza di pochissimi mesi dal videomessaggio in cui il Grande Comunicatore, ormai non più tanto innovativo quanto piuttosto stanco e provato, annunciò il ritorno a Forza Italia, la frattura definitiva irrompe sullo scenario politico. E lo fa proprio nel momento in cui la vita del Popolo delle Libertà stava per concludersi. A lungo si è parlato di falchi fedelissimi al Cavaliere e di colombe vicine alla linea dell’attuale Vice Premier Angelino Alfano. Lo stesso ha di recente annunciato la nascita del nuovo centro destra, comprendente l’ala del Pdl che è stata definita “governativa”.

Negli ultimi mesi, le tensioni all’interno del partito avevano toccato le corde più alte; le recenti dichiarazioni dello stesso Alfano, che legittima Silvio Berlusconi quale leader indiscusso dell’ultimo ventennio e annuncia di non voler votare a favore della sua decadenza, non sono servite a rassicurare B. che al Consiglio Nazionale si è commosso ed ha poi avuto un malore.

In realtà, la posizione di Alfano non sembra essere così tanto ambigua. Consapevole di essere il successore di Berlusconi, Alfano non ha fatto altro che attendere il momento giusto per fare il grande passo.

Strategia made in Italy, questo è certo! Nel panorama delle democrazie europee infatti, mai prima d’ora si è venuta a creare una situazione tale per cui un Vice Premier abbia deciso di punto in bianco di creare un proprio partito.

A seguito di questa scissione, è ancor più evidente come il ventennio berlusconiano abbia ormai avuto fine. Da quanto è emerso dal sondaggio Ipsos sulle intenzioni di voto per Ballarò, Forza Italia conquista il 20.7% e il Nuovo Centrodestra (NCD) il 7.8%: dopo la scissione dunque, le nuove anime dell’ormai morto Pdl, si stabilizzano su percentuali che, se sommate tra loro, restituiscono un’immagine più forte della destra italiana.

In un recente articolo scritto per l’Espresso, il giornalista Marco Damilano parla di “divorzio di convenienza” alludendo al fatto che la rottura tra Alfano e Berlusconi non sia minimamente paragonabile a quella che nel 2010 vi fu tra il Cavaliere e Gianfranco Fini in quanto, più che un addio, quello di adesso, sembra essere un arrivederci, fatto di viscide e tacite allusioni.

Un gioco di strategie che prima o poi potrebbe far sì che il partito sia destinato a ritrovarsi e riunificarsi. L’unico aspetto divergente tra la figura di Angelino e quella di Silvio sembra essere il fattore tempo: se B. sembra infatti aver perfettamente compreso di non poter più giocare da solo la carta dell’innovazione, l’attuale Vice Premier sa che servirà del tempo affinché il nuovo partito si consolidi. In un suo recente tweet è lo stesso Alfano a dichiarare che: “il Pdl ha chiuso i battenti e sono nati due partiti”; tuttavia, gli italiani sembrano già essere consapevoli dell’eventualità di un nuovo compromesso tra vecchia e nuova destra italiana. E allora si andrà davvero lontano, ci sarà davvero un rinnovamento della destra nel nostro paese? E se anche rinnovamento dovesse esservi, che tipo di giovamento potrebbero trarne le ormai strette Larghe Intese?

Negli ultimi anni, nelle grandi democrazie occidentali, il ridimensionamento del ruolo istituzionale dei partiti e la crescente importanza della politica internazionale accompagnate dalla dirompentepresidenzializzazione della politica hanno comportato un’eccezionale ascesa decisionale dei leader degli esecutivi. L’Italia è un paese che, come un pendolo, oscilla costantemente tra sentimenti nostalgici nei confronti dei partiti a sinistra e la crescente importanza della figura del leader a destra. Tutti sanno che è necessario dare grande importanza all’immagine per suscitare maggiore empatia nei confronti del proprio target di elettori ma solo alcuni sono stati capaci di promuovere la loro immagine di politici nuovi. Insomma, sempre più, i leader contano. Sempre di più conta la loro leadership.

Una cosa è certa: dopo vent’anni, la destra ha bisogno di un rinnovamento, ha bisogno insomma di un nuovo leader che sia capace di grande leadership. Resta da capire se Alfano, in qualità di nuovo leader della destra italiana, possa esserne capace.

Autore: Eloisa Zerilli | Fonte: panepolitica.it | Link all’articolo

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