19/03/2014 – Dopo le primarie dell’8 dicembre che hanno eletto il nuovo segretario, per il partito impennata di ‘like’ e ‘followers’ su Facebook e Twitter. Un trend in crescita che spinge il Nazareno a utilizzare il web per creare una piattaforma unica in cui base e leader siano sullo stesso piano.
L’hanno battezzata ‘Pd community’. Per “ricostruire il partito” e far sì che le nuove tecnologie siano strumento utile a riavvicinare i cittadini alla politica. Non solo. L’obiettivo reale è mettere in circolo le idee, condividerle e camminare tutti sulla stessa strada: una piattaforma online che tenga dentro il contributo di ogni singolo territorio. L’elezione di Matteo Renzi a segretario democratico –era l’8 dicembre dello scorso anno– e la successiva ‘staffetta’ conEnrico Letta ai vertici di Palazzo Chigi hanno accelerato un processo su cui da tempo gli stessi militanti sollevavano istanze.
Al lungo e ripetuto dibattito sulla forma partito, infatti, lo scorso anno si era affiancato un altro interrogativo: quale metodo fosse meglio usare per rafforzare i cosiddetti “corpi intermedi” in crisi ormai da un pezzo. I circoli, la base. La risposta, almeno in parte, la fornisce il web. A mettere fine alla politica del ‘Lei’, ci ha pensato lo stesso Renzi, che su Twitter qualche mese fa ha inaugurato i #matteorisponde. Certo, come dice Francesco Nicodemo, responsabile Comunicazione della segreteria Pd, non basta un hashtag a ridurre le distanze e a dare vita a una forma – virtuale ma reale – di democrazia partecipata.
I numeri forniti dai social come ‘ritorno’, però, qualcosa dicono. Ad esempio, dall’8 settembre 2013 al 4 marzo 2014, la pagina Facebook del Pd ha totalizzato 13.369 nuovi ‘mi piace’. Nel dettaglio, la data delle primarie (l’8 dicembre) segna un’ulteriore accelerata. Dall’8 settembre all’8 dicembre, infatti, i nuovi fan sono stati 5.675. Quelli dall’8 dicembre al 4 marzo sono arrivati a quota 7.694. Sempre nei 6 mesi, l’engagement (cioè quel ‘coinvolgimento’ che misura il successo del messaggio condiviso con il pubblico e che ha l’obiettivo di stringere legami forti tra il brand e i suoi fan) con la pagina Fb del Pd, espresso in numero di ‘mi piace’, ‘commenti’ e ‘condivisioni’ ha visto un notevole aumento dei ‘like’ ai post pubblicati dal 15 febbraio (Renzi premier) a oggi.
Ma anche l’analisi dei followers su Twitter restituisce cifre in salita. Dall’8 dicembre 2013 al 4 marzo 2014 l’incremento di chi ‘segue’ l’account Pd è di 21.434 unità in 3 mesi.
Di fatto, quasi il doppio di quelli ‘acquisiti’ tra l’8 settembre e l’8 dicembre 2013 (12.756 followers).
Dal trend, inoltre, si evince che, sempre negli ultimi 3 mesi, l’account Tw @pdnetwork (113mila followers) mostra ritmi di crescita (+26,14%) superiori a quelli di tutti gli altri partiti tradizionali.
Va da sé che in qualche modo è col M5S che si devono fare i conti (276mila followers). In casa Pd, tuttavia, ci tengono a rimarcare le distanze nel metodo e nelle finalità: il nuovo processo partecipativo non dovrà essere più top down (dai leader alla base) ma bottom up (dalla base ai leader). Lo scopo è passare dalla metafora comunicativa del sito web a quella della ‘app’, dal personal computer all’iPhone: un’impostazione meno rigida e centralizzata, più liquida e distribuita.
Fulcro del lavoro saranno le ‘what room’ (in costruzione una per ogni regione), dove confluiranno le idee dall’alto e dal basso. Accanto a facilitatori, esperti e progettisti, anche i ‘big data’, quei dati, cioè, che vanno oltre i numeri nudi e crudi, ma che analizzano il sentiment, il gradimento e i flussi a seconda di quel che accade: le elezioni europee sono alle porte. E con le sue promesse Renzi si sta giocando tutto.
Autore: Roberta Scacchioli | Fonte: repubblica.it