L’ex ministro Nunzia De Girolamo con l’Espresso non si sbilancia. L’offerta però c’è e non è un mistero. Lo stesso Alfano si è spinto ad annunciare «decideremo nei prossimi giorni»: adesso è presto per dire «se c’è una adesione a un’unica lista con l’Udc, ma certamente lavoreremo». Il problema principale degli alfaniani è che l’accoppiata avrebbe il valore di un’ammissione non voluta: dopo mesi passati a raccontarsi come grande forza «radicata nel territorio» si passerebbe alla più sincera preoccupazione rispetto al risultato minimo per l’elezione, la soglia nazionale del quattro per cento. «Non è quello il problema» dice all’Espresso il senatore Roberto Formigoni. «L’ipotesi primaria resta quella di andare da soli, perché certo non temiamo lo sbarramento», precisa, «ma stiamo lavorando all’ipotesi perché la lista unitaria, che comprenderebbe anche i popolari di Mario Mauro, rientra nel disegno politico del Nuovo centro destra, che vuole unire le forze che aderiscono a questo obiettivo».
Non lo si può ammettere, dunque. Perché far intuire un timore sul proprio peso elettorale sarebbe un problema rispetto a Forza Italia. Perché le polemiche con i berlusconiani non cessano, ma quella è pur sempre la casa naturale per le elezioni politiche. E se Fabrizio Cicchitto sul Foglio se la prende con «l’estremismo malattia senile del berlusconismo», e scrive che bisogna evitare di trasformare un «partito padronale» in un «partito fondato sulla discendenza monarchica», il forzista Renato Brunetta, con l’Espresso, evita la polemica: «Parliamo di cose serie».
Chi invece non ha il problema dei rapporti con Berlusconi è Scelta Civica, che sceglie la corsa in solitaria. «La decisione di Casini e Alfano è coerente», dice il deputato montiano Andrea Romano: «L’Udc ha sempre guardato al partito dei popolari europei. Noi non abbiamo niente in contrario alla storia del popolarismo, ma il Ppe in Italia vuol dire Berlusconi o, al massimo, “diversamente berlusconiani” come Alfano». Insomma, se Casini e Alfano guardano stabilmente al centrodestra, Scelta Civica «guarda più al centrosinistra, anche se Martin Schulz non può essere il nostro candidato». Dal simbolo dei montiani, dunque, sparisce quel “per l’Italia”, che diventa “per l’Europa”. A definire il cerchio, su sfondo blu, una corona di stelle della bandiera dell’Unione e le parole chiave dei liberali europei: “Liberali, democratici, riformatori”. Qui c’è il punto di distanza con il resto del frastagliato centro italiano.
Bruno Tabacci e il suo Centro Democratico dovranno ad esempio arrangiarsi: «Purtroppo ha fatto una scommessa per noi incomprensibile», spiega ancora Romano, «mettendo in piedi una curiosa alleanza con Fare di Boldrin e con le sue posizioni antieuropee». Scelta Civica invece «è convintamente filoeuropeea» e aprirà semmai le proprie liste al movimento di Oscar Giannino, che ha abbandonato da tempo Fare per fermare il declino troncando la convivenza con Michele Boldrin, e cerca ora una casa più «liberale» per il neonato movimento Alleanza liberaldemocratica, fondata con l’ex segretaria di Fare Silvia Enrico.