Regionali 2015: In Campania si parte da una Fonderia

Regionali 2015: In Campania si parte da una Fonderia

fonderia10/09/2014 – Se come credo alle Regionali 2015 farà la differenza chi riuscirà a definire il proprio programma e le proprie idee attraverso il coinvolgimento della base, l’iniziativa nata in Campania su iniziativa del PD napoletano – la “Fonderia delle idee” – potrebbe essere una strada interessante per aprire il partito al territorio, rinnovandone la linfa e la proposta politica. Utilizzo il “potrebbe” perché per funzionare dovrà diventare un progetto partecipato non solo da tutte le aree dell’organizzazione partitica (che come ben si sa è nota per divisioni e frammentazioni) ma anche dalla società civile; dovrà diventare, come si direbbe oggi, un fenomeno “grassroot”, spontaneo e dal basso, e dovrà essere gestito secondo nuove logiche di comunicazione che uniscano innovazione e tradizione.E’ dalla tradizione che si partirà infatti con un evento il 26, 27 e 28 settembre nella simbolica location di Città della Scienza a Bagnoli e sarà supportato da web e social network. Per saperne di più ho chiesto informazioni ad un amico di Spinning Politics il politologo ed esperto di comunicazione politica Tommaso Ederoclite che nel PD napoletano cura appunto la comunicazione ed è tra i promotori della Fonderia delle idee.

Il nome sembra richiamare alla mente il passato industriale del territorio campano. Come nasce il progetto della “Fonderia delle idee” e quale obiettivo si prefigge?

Abbiamo scelto di chiamarci Fonderia per due motivi. Il primo, evidente, è perché siamo a Bagnoli. Sono trascorsi ormai oltre 20 anni dallo spegnimento dell’altoforno, ma questo territorio non ha ancora trovato una strada diversa. Il secondo motivo è tutto politico. Noi amiamo la Campania. Naturalmente ne conosciamo i difetti e le piaghe che la tormentano, ma ne conosciamo anche le tante energie, eccellenze, attitudini. In quest’ottica la Fonderia è una metafora perfetta: procederemo ad un cambiamento metodico, ad una trasformazione selettiva. Salveremo quello che merita e, anzi, ne faremo l’esempio da seguire. Quello che non va lo cambieremo e, come si farebbe in una fonderia con il metallo ormai inservibile, ne ricaveremo qualcosa di nuovo e funzionale. Dalla fusione delle nostre esperienze, delusioni e passioni prenderanno vita le idee per la Campania e la nostra proposta di governo.

Fin dall’annuncio della sua creazione la “Fonderia” è stata osteggiata poiché interpretata come un’iniziativa di respiro renziano destinata a rappresentare un mero strumento di campagna elettorale per la candidatura di Pina Picierno alle primarie della regione. Come avete risposto a queste critiche?

Nel modo più naturale possibile, parlando di temi e contenuti. Chiunque verrà alla Fonderia si accorgerà che qualcosa è già cambiato. Ci saranno tutte le anime del Partito Democratico, intellettuali, professionisti, imprenditori e cittadini che vivono quotidianamente il territorio. Discuteremo in maniera partecipata, senza passerelle, senza piedistalli. Purtroppo chi ne parla male è perché è semplicemente abituato male a pensare la politica. Mi viene in mente Moretti “chi pensa male, parla male e vive male”. Le dietrologie, le strategie occulte, i piani segreti lasciamoli ai movies americani.

La Fonderia è un nuovo metodo per trasformare i bisogni e le esigenze sociali in programmi e proposte politiche che possono e devono servire a governare ed amministrare bene le istituzioni. In Campania abbiamo perso l’abitudine al confronto, la Fonderia è la cura a questa malattia.

Ma parliamo di comunicazione. Quali sono state le scelte di comunicazione visiva e quali gli strumenti che attiverete per lanciare il progetto?

È stato tutto in maniera partecipata e condivisa, dal basso. Solitamente quando ho dato il mio contributo a dei piani di comunicazione la strategia era strettamente legata ad un progetto predefinito. Qui invece è venuto tutto fuori parlando, stando intere giornate e notti a discutere di quali sono i problemi della regione Campania, e il piano di comunicazione è cresciuto parallelamente. Abbiamo coinvolto decine e decine di persone, io li chiamo gli “operai della Fonderia”. Tutti volontari e ognuno sta dando un suo contributo. Avremo diversi prodotti comunicazionali che arriveranno da tutti coloro che, oltre a condividere il progetto, si stanno impegnando su diversi fronti in base alle loro caratteristiche e competenze. Avremo un piano di comunicazione interamente costruito dal basso.

La “Fonderia” ha appena attivato un suo sito web. Come sarà gestita la piattaforma online? Quali contenuti veicolerà?

Sì, ovviamente c’è un sito web www.fonderiadelleidee.it dove è possibile richiedere di partecipare sia ai tavoli che alla plenaria, scrivendo un tuo intervento, proponendo una tua idea. Il tutto sarà gestito da una comunità digitale che sui social discuterà e provvederà a promuovere le proposte che riceveremo. La parola chiave di tutto il progetto è “condivisione”, lo so che nell’era social è ormai un termine banale, ma per farvi comprendere quanto effettivamente ci sia stato un lavoro di effervescenza creativa avrei dovuto filmarli, quei momenti sono davvero difficili da spiegare.

Sui social network utilizzeremo gli hashtag #cosacambio e #cosasalvo, che poi è alla base di tutto il progetto della Fonderia. Ci siamo chiesti cosa c’è di buono e cosa c’è di marcio nella nostra regione, e il filo conduttore sarà questo, chi partecipa avrà la possibilità di dirci cosa cambia e cosa salva per progettare il futuro della Campania. I contenuti che veicoleremo? Saranno quelli che ci proporranno i partecipanti.

Dopo l’evento di Bagnoli quali saranno le successive tappe del progetto? Come intendete incrementare e gestire la “community” della Fonderia?

Stiamo ricevendo tantissime telefonate di persone che vogliono organizzare la Fonderia nel loro comune. Sarebbe bello che questo metodo di partecipazione politica prendesse realmente una piega virale. Ad ora abbiamo avuto la conferma che siamo sulla buona strada, e che questa voglia di partecipare alla progettazione di un programma di governo è sentita da molte, tantissime persone. E diciamolo, la gente è anche ormai un po’ stanca di parlare e discutere solo in maniera digitale. Ben venga la democrazia elettronica, ma se registro un così alto entusiasmo per un confronto pubblico e franco come la Fonderia credo che qualcosa sulla digitalizzazione della partecipazione vada leggermente rivisto.

Autore: Marina Ripoli | Fonte: spinningpolitics.it

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