1984, cercando il quadrifoglio della fortuna…

1984, cercando il quadrifoglio della fortuna…

14/08/2014 – La pioggia e la noia di questa estate-non estate porta con sé il ricordo delle estati passate, di quelle vere, con le notti fuori casa, con l’assenza di preoccupazioni “perché tanto devi solo studiare”, con i genitori giovani, i cani ancora cuccioli e la testa imbottita di progetti e geniali idee sul futuro… E come sempre, quando si era ragazzi, la musica, la musica “di stagione”, dava un ritmo ai nostri sogni, così inevitabilmente campati per aria…

E mi è tornata in mente l’estate del 1984. Per fortuna ero stato bocciato, così non dovevo preoccuparmi di preparare gli esami di settembre e i miei genitori – pensando di punirmi – mi mandarono a lavorare come “tuttofare” all’Estate Teatrale Udinese. Non fu una grande punizione, in realtà… Giravo per Udine con il materiale pubblicitario delle iniziative e poi dovevo sistemare per bene le sedie e controllare che nessuno si nascondesse negli anfratti del Giardino del Torso per godersi clandestinamente gli spettacoli. Quindi dovevo stare dietro le quinte per l’intero show, attendere che tutto venisse poi smontato e caricato su camion e infine chiudere a chiave il cancellone e rientrare a casa. Praticamente ho ricevuto uno stipendio e un abbonamento a teatro in cambio di qualche commissione e lavoretto leggero… Pochino per sentirsi parte della classe proletaria sfruttata 🙂

Che ricordi e che spettacoli! Ne ho amato uno in particolare… Una serata di letture tratte dallaDivina Commedia ad opera di Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi… Si chiamava “Dante in Piazza” e ricordo ancora il pomeriggio delle prove. Me ne stavo appoggiato a una colonna mentre seduta in un angolo la Proclemer leggeva e Albertazzi era sul palco che gigioneggiava per attirare l’attenzione dello staff fino a che – con la sua voce potente – non dice “per scaldarsi serve un po’ di Shakespeare!” e poi – rivolto a me – “ragazzo, lanciami un teschio!” e io – ingenuo come tutti i garzoni – “maestro, io non ce l’ho” e tutti a ridere, tranne Madame Proclemer, che si limitò a sollevare lo sguardo dalla sua rivista…

Che estate e che gente passava allora per Udine… Non solo Albertazzi & Proclemer, ma Pina Bausch, Sandro Massimini, i ballerini di tip-tap da Broadway, Giuseppe Pampieri e Lia Tanzi (con tanto di cagnolini lasciati alla mia custodia)… Insomma quasi ogni sera qualcosa di nuovo per accendere la mia fantasia, che già galoppava di suo…

E che estate sportivamente! il 1984 fu l’anno d’oro di John McEnroe, idolo indiscusso della mia giovinezza. Compatisco gli appassionati di tennis di età minore ai 40 anni perché non capiscono, non potranno mai capire, che cosa fosse veder giocare McEnroe… Neppure Federer (Dio mi perdoni) si è avvicinato a tale cristallina perfezione. Fantasia, tocco, cattiveria, eleganza, geometrico genio… Potete averne una pallida idea guardando filmati d’epoca suYouTube ma è un surrogato perché il passare del tempo lascia l’ammirazione per il gesto perfetto, ma toglie tutta la carica di emozioni che questo provocava allo spettatore di allora… McEnroe nel 1984! 82 vittorie su 85 partite disputate. E che vittorie! la finale di Wimbledon vinta 61 61 62 non contro un passante qualunque, ma contro Jimmy Connors, il gladiatore, campione in carica degli US Open. E come dimenticare la sconfitta – una delle 3, ma la sola importante – contro Ivan Lendl nella finale del Roland Garros, quando Supermac si è fatto recuperare 2 set di vantaggio e ha perso in quella giornata infausta che – con la solita esagerazione narcisistica – Andrea Scanzi ha definito “l’11 settembre del tennis”.

Quella magnifica estate tennistica si concluse con “la giornata più spettacolare di sempre” (per dirla con Rino Tommasi). Fu il “Great Saturday” dello US Open, quando si giocarono le semifinali del torneo maschile (McEnroe-Connors e Lendl-Cash) e la finale del torneo femminile (Navratilova-Evert). 13 set magnifici, tre partite con grandi giocatori e stili diversi, tutte e tre finite al fotofinish…

Ma fu anche Estate olimpica! Los Angeles 1984, le Olimpiadi del goffo boicottaggio Urss, aperte con la musica di Gershwin (Raphsody in Blue, perché se gli americani tirano fuori l’argenteria, ce ne sono si bagliori e luccichii!), dei 4 ori di Carl Lewis, delle molte medaglie italiane tra le quali ricordo – commosso – l’impensabile gara di Sara Simeoni. E la gioia incontenibile di papà, che nel cuore della notte svegliò tutti urlando “brava, cazzo!” quando Sara saltò 2.00 m rientrando in zona medaglia… E tutti alle 2 di notte in piedi per vedere come andava a finire… Finì argento, ma che argento. Brava, cazzo!

E l’estate dei videomusicali e del pop che dominerà (e in parte ancora domina) il mio quotidiano. Con le canzoni registrate con il mangianastri, imponendo a tutti il massimo silenzio perché altrimenti si sarebbe disturbata la qualità dell’incisione. Canzoni per divertirsi, come Like a Virgin o Material Girl di Madonna, che arriveranno in autunno… O capolavori comeI Just Called To Say I Love You di Stewie Wonder o Uptown Girl di Billie Joel. Ballate eleganti come Time After Timedi Cindy Lauper, Against All Odds di Phil Collins o la magnifica Wrapped Around Your Finger dei Police. A settembre arrivò Loving the Alien di David Bowie (canzone trascurata, troppo trascurata…) e fu tutta una sonorità nuova… Tutto questo genio così diverso e vario condensato in pochi mesi.

Ma erano anche anni in cui – con i video e la musica – si aprivano scorci su problematiche nuove. Nel 1983 gli U2 ci insegnarono cosa fu il Bloody Sunday del 1972 e l’anno dopo rievocarono la morte di Martin Luther King con Pride. In the name of love. E a fianco alle tematiche politiche, quelle civili e sociali, come nell’Age of Consent dei Bronski Beat, con il video di Smalltown Boy che raccontava la triste storia del giovane omosessuale di provincia, ghettizzato in famiglia e gonfiato di botte dai bulli perché in piscina il suo sguardo indugiava più del necessario… La violenza in Irlanda del Nord, il razzismo, il bullismo omofobico, non erano certo questi i temi delle canzonette italiane di allora…

L’anno che si era aperto con il video Thriller di Michael Jackson (e con Marckuck che aveva mandato a memoria la parte di Vincent Price e se la ricorda ancora) si concluse con un altro video d’impatto: The Power of Love dei Frankie Goes to Hollywood, nella mia memoria eternamente collegato alla “strage di Natale” del 23 dicembre 1984, quando venne fatta esplodere una bomba sul rapido 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano, con 17 morti e quasi 300 feriti. Quel giorno Videomusic – il canale televisivo su cui ero costantemente sintonizzato – trasmise di continuo il video dei FGtH con sotto un messaggio di solidarietà alle vittime… E da allora per me quel brano barocco scritto e cantato da peccatori impenitenti rappresenta il dolore e il rifiuto della violenza…

Però c’è un brano che più di ogni altro mi ricorda quell’estate di 30 anni fa… E’The Reflex, dei Duran Duran… Un pop semplice, un testo fesso (The Reflex Is In Charge Of Finding Treasure In The Dark… And Watching Over Lucky Clover Isn’t That Bizarre), un video pacchiano, ma ancora oggi, se la sento, la mia mente ritorna a tutto quanto ho scritto… Il tocco di Mac, il salto di Sara, il teschio di Albertazzi, i morti in Irlanda, il ragazzino gonfiato di botte, i mostri di Jackson e gli Alieni di Bowie … e tutte le fantasie ad occhi aperti e i sogni infranti di un ragazzino scontroso e introverso…

Si, cercare il Quadrifoglio della Fortuna forse è proprio cosa bizzarra, ma ci sono momenti nella vita delle persone in cui va fatto, in cui bisogna provarci… In cui farlo è credibile e cadere non fa poi così tanto male…

Autore: Marco Cucchini (C) Poli@rchia

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