19/06/2014 – A poche settimane dallo spoglio delle recenti Europee è possibile fare un’analisi meno politica e più tecnica sull’uso del digitale in campagna elettorale: si tratta della quinta elezione nel nostro Paese – dopo referendum, amministrative, primarie e politiche – in cui il marketing politico online è diventato un elemento strutturale nella comunicazione di candidati, movimenti e partiti, e anzi con il Movimento 5 Stelle, è diventato un fattore intrinseco nella proposta politica.
La vittoria del Partito Democratico, aldilà delle analisi più squisitamente politiche ed incentrate sulla coppia rabbia/speranza, ha dimostrato ancora una volta come la Rete debba essere usata non (solo) come un mezzo di comunicazione nè tanto meno come un mezzo di broadcasting: la riflessione “piazze piene, urne vuote” vale anche su Internet. Un uso della comunicazione digitale in cui si punti a presidiarne lo spazio attraverso campagne come quella #vinciamnoi non garantisce che ad una preminenza nella audience-share corrisponda una preminenza nel market-share: il digitale non è la TV e qualunque strategia che vede in Internet un megafono (come i trolls e i post automatici dei militanti della Lega) è perdente perchè percepita come autoreferenziale e per certi versi invasiva.
L’uso della Rete deve essere narrow-casting, di informazione e di contro-informazione se serve, ma sempre il più possibile personalizzata e circostanziale: come già usata nelle Politiche del 2013 e come oggi usata dal PD, la Rete deve essere un mezzo di organizzazione ancor più che un mezzo di comunicazione. Organizzazione delle risorse sul territorio, di valorizzazione delle cose fatte e dei progetti da farsi soprattutto a partire da fatti concreti e idee motivate. In questo l’accoppiata tra Europee ed Amministrative ha certamete aiutato il PD.
Internet è però anche un fattore di merito, non solo di metodo e l’uso disinvolto che Matteo Renzi fa di Twitter e della tecnologia ha tolto al M5S uno degli argomenti simbolici che l’anno scorso si sono rivelati più forti su una parte della popolazione così come sono emerse le criticità del ruolo assoluto di strumenti come le elezioni online e lo streaming.
Le recenti elezioni hanno però evidenziato due limiti: di Rete non si è parlato nonostante che molte scelte sulla politica digitale debbano essere prese a livello europeo (es. la Webtax) ed ancora una volta è la TV ad aver definito l’agenda-setting di Internet e non viceversa. Quando si parla di politica digitale occorre considerare anche i suoi limiti come un orizzonte di miglioramento possibile.
Andrea Boscaro | http://www.thevortex.it | Fonte: Spinningpolitics.it