Bene, un’altra campagna elettorale si è chiusa e il mio l’ho fatto. Non mi rimane che augurare “in bocca al lupo” al mio candidato 2012.
In attesa di sapere quanto siamo riusciti a convincere la cittadinanza, però, voglio condividere con chi passa da queste parti una cosa che ho costantemente osservato negli anni: dal punto di vista psicologico non esiste una campagna elettorale, ma ne esistono tre, ciascuna della durata di 10 giorni.
1. I giorni della Creazione (- 30 dal giorno del voto…)
Sono i giorni della grande decisione. Il candidato accetta la candidatura (spesso ci aveva già lavorato da tempo, in modo sotterraneo), comincia a mettere in fila i nomi delle persone che dovranno sostenerlo, se è candidato di una lista civica si diverte a inventarne il nome o il simbolo e inizia ad abbozzare il programma.
Sono giorni di entusiasmo e di voglia di fare: “abbiamo in lista Tizio che era assessore nella scorsa giunta”… “Sempronio ci sta! con quello sono altri 200 voti sicuri!!” … e poi il programma. Il nostro è invariabilmente il più cool, il più completo, il più ricco, il più adatto a parlare all’intero paese.
Siamo felici. La “squadra” è ottima. Ci sono tanti giovani. Ci sono i marpioni esperti. C’è chi lavora per noi. Non ci possono fermare.
2. I giorni del “Desencanto“ (- 20 dal giorno del voto)
La fase del “Desencanto” è quella nella quale il candidato scopre che non c’è solo lui in corsa e che forse anche gli altri stanno in qualche modo cercando di vincere le elezioni. E ciò significa che lavorano per far perdere lui…
E allora inizia a perdere le staffe. A deprimersi. Ad agitarsi. Inizia a prendere corpo la vecchia frase di Lyndon Johnson: “il problema della campagna elettorale è che si parla troppo, si fuma troppo, ci si agita troppo e si dorme troppo poco” e i risultati si vedono: iniziano le conflittualità interne, le recriminazioni, i rimpianti: “perché quella cosa non l’abbiamo scritta anche noi?” oppure “perché quello stronzo ha detto che non voleva candidarsi e poi è in lista con loro?” e via elencando…
E quindi questo porta a scoramento, a pessimismo, rassegnazione. E quindi liti, tensione nel gruppo, emergere di piccole ambizioni individuali. Insomma, l’aria si fa pesante.
3. I giorni dell’Illusione (-10 dal voto)
Ormai quello che è fatto è fatto e quindi c’è un’alternarsi di improvvise eccitazioni e molta filosofia… “quello che è fatto, è fatto…” oppure “abbiamo comunque costruito qualcosa di buono”… e il classico “se non passa forse è meglio così, in fondo ho comunque tante cose da fare”.
E quindi, il candidato tende a rinchiudersi nel suo recinto, inizia sempre più spesso a frequentare solo i propri sostenitori e così giorno dopo giorno viene preso da un incauto ottimismo… forse non tutto è perduto, forse stavolta ce la possiamo fare… Anzi si, certo, vedrai che andrà bene.
E’ per queste ragioni che i consulenti sono utili in una campagna elettorale. Non perché azzeccano il colore della cravatta o lo slogan carino, ma perché hanno i nervi saldi, sanno quello che sta accadere e cercano di non perdere di vista l’obiettivo finale, quando i “dilettanti di talento” inseriti nelle liste si fanno prendere dall’eccessivo panico o dall’eccessivo entusiasmo e rischiano di mandare tutto a rotoli.
Insomma, serviamo anche se a volte non sembra. Anzi, se non sembra vuol dire che ci siamo stati e abbiamo lavorato bene…