14/02/2015 – L’hashtag è esplicito: #SinBancosSePuede. Nessun ricorso ai prestiti bancari per finanziare le campagne elettorali. E’ la scelta strategica di Podemos, la formazione emergente del panorama politico spagnolo che, oltre a proporre un modo alternativo di governare la cosa pubblica, vuole lanciare un segnale anche dal punto di vista della gestione interna. Il partito guidato da Pablo Iglesias sceglie il metodo del “crowdfunding” in vista dei prossimi appuntamenti con le amministrative e, probabilmente, anche per le politiche in programma a novembre. Appello ai simpatizzanti perché sostengano i candidati con il microcredito. A cambio, la semplice promessa di restituire i fondi una volta ricevuto il finanziamento pubblico che arriverà solo a urne chiuse e quando il partito avrà una presenza stabile nelle istituzioni.
Secondo la legge elettorale attualmente in vigore, ogni partito riceve, dopo il voto, una sovvenzione calcolata in funzione dei risultati ottenuti e delle spese sostenute. Per non avere difficoltà nella restituzione del prestito, Podemos tende a fare una stima al ribasso delle proprie necessità per l’organizzazione della campagna. Ma si tratta sempre di stime basate su sondaggi che in questo momento danno il partito in forte ascesa e che solo il responso delle urne potrà confermare o smentire.
Fino ad ora, non esiste in Spagna una regolamentazione precisa del “crowdfunding“. Tuttavia, i siti web che si occupano di prestiti fra privati sono soliti pretendere una garanzia ipotecaria dalla persona che sollecita il prestito. Condizione alla quale sfuggono i responsabili di Podemos. La Corte dei conti, proprio dopo le ultime Europee, ha rilevato una serie di incongruenze nel rapporto presentato dal partito di Iglesias, senza tuttavia riscontrare nulla di illegale. L’organo di controllo ha però messo in allerta il Parlamento sulla necessità di colmare il vuoto legislativo e regolamentare in modo preciso il “crowdfunding” politico.