25/02/2015 – La social innovation digitale è lo strumento privilegiato per ripensare un continente vecchio ma con margini di cambiamento, più resiliente alle crisi, più aperto all’inclusione, più interconnesso nei bisogni e nelle opportunità di risoluzione dei problemi, grazie alle potenzialità della tecnologia e al talento di molti innovatori: lo rivela anche il rapporto Growing a digital social innovation. Ecosystem for Europe che, coordinato da Nestae commissionato dalla Commissione Europea, è stato presentato in occasione dell’evento Shaping the Future of Digital Social Innovation in Europe.
Sono oltre 1.000 le realtà di innovazione sociale, e 630 i progetti collaborativi, analizzati dal report al fine di comprenderne anche tipologia di organizzazione, modalità di supporto alla causa dell’innovazione, trend tecnologici sfruttati ai fini dell’obiettivo e cluster su cui vanno ad impattare: come emerge da uno sguardo di insieme, non c’è ancora una sinergia fra grandi network e piccoli hub, che pure puntellano il panorama del progresso sociale europeo. Solo il 26% delle organizzazioni è connessa a sua volta con un altro attore e in media sono tre i soggetti di una relazione innovativa. Di contro sono i temi comuni a consentire l’aggregazione, favorendo più o meno lo sviluppo di community larghe e interconnesse. Sono sei le aree a cui si può ricondurre l’innovazione: le nuove vie al fare, anche attraverso le potenzialità del 3D, l’economia collaborativa, gli awareness network, l’open democracy, l’open access, gli incubatori e le realtà legate alla ricerca di risorse per l’innovazione.
Le connessione più estese tra realtà dell’innovazione si concentrano, per densità, su open hardware e open networks, con organizzazioni come iMinds, Fairphone, FabLab Barcelona; sul cluster della conoscenza aperta, con realtà come Esade eInstitute for Networks Culture; sul tema dell’open democracy: un’area essenziale per lo sviluppo delle democrazie europee, che potenzialmente ben si connette a gruppi e collettivi che studiano l’avanzamento, anche in ottica digitale, del fenomeno degli open data con soggetti come OpenMinistry, Mozilla e Nominet, oltre alla stessa Nesta. I data rappresentano l’ultima community che si impone per densità: assommandole, costituiscono il 28% del totale delle realtà interconnesse nell’ambito della social digital innovation.
I temi della salute, della democrazia partecipata, dell’educazione sono al centro di un crescente movimento di innovazione nella società civile e nella classe imprenditoriale ma il supporto anche in termini economici da parte dello Stato non è ancora sufficiente, come rivela lo stesso rapporto: lo sforzo fatto per aiutare il digitalein ottica business non ha pari nel perimetro dell’innovazionesociale, malgrado la capacità in potenza di mobilitare più larghe fette di comunità di quest’ultimo.
La mappatura delle realtà evidenzia anche la necessità di un quadro di insieme in grado di orientare e suggerire prospettive di policy in ottica comunitaria al fine di mettere a sistema la massa di dati e analisi critiche prodotte dai vari soggetti, per risolvere i grandi problemi sociali del continente attraverso l’intelligenza collettiva delle varie organizzazioni; la difficoltà stessa nel canalizzare in maniera coerente il flusso di informazioni rilevata durante l’indagine sembra suggerirlo. Tra le barriere più grandi a un dispiegamento totale di quest’ambizione riformatrice del panorama europeo, un gap tra conoscenze e evoluzione dell’innovazione ma anche un mancato coinvolgimento pervasivo dei cittadini nell’utilizzo di strumenti e metodologie nuove e performanti. Divario da colmare tra singoli paesi e anche nelle aree continentali, grazie a una maggiore collaborazione all’interno del network europeo ma anche attraverso un maggior sostegno allo sviluppo di programmi che potenzino le competenze digitali e l’identificazione di specifici bisogni sociali nelle aree in cui i programmi di innovazione vengono adottati.
Tra le esperienze più significative del panorama europeo, seppur in settori diversi, la piattaforma FixMyStreet che segnala e consente di discutere i problemi della realtà locale, OuiShare, l’organizzazione non profit parigina in grado di organizzare eventi sui temi dell’economia collaborativa, Guifi.Net, che vuole risolvere il problema di mancanza di copertura di rete nelle zone rurali della Catalogna, Goteo, il network social pensato per il crowdfunding in ottica social, YourPriorities, lo strumento islandese che mira a migliorare il processo decisionale democratico apportando opinione sulle iniziative legislative.