Alla Camera – nell’ambito della discussione sul DDL governativo noto come “Buona Scuola” – è passato l’art. 9, relativo al rafforzamento della figura dei Dirigenti Scolastici. E su questo tema si sono visti all’opera, tanto per cambiare, i soliti “opposti estremismi”. Da un lato il feticismo monocratico della nouvelle vague governativa per la quale ogni problema dell’Umanità può essere risolto solo creando un “Sindaco-Sceriffo” titolare di tutti i poteri e di tutte le glorie. Dall’altro il conservatorismo antropologico di insegnanti, sindacati e blocchi pigri di sinistra per i quali qualsiasi centro di decisione è un “attacco alla Democrazia” e al principio costituzionale della libertà di insegnamento.
Ovviamente, quando ci si spara dalle trincee è difficile immaginare soluzioni razionali e consensuali, ma io ci voglio provare partendo da un principio fondamentale: la separazione tra “indirizzo politico” e “gestione amministrativa”.
La proposta del governo centralizza gran parte delle decisioni strategiche nella figura del Dirigente Scolastico il quale – art. 9, 1 – viene definito come colui che “svolge compiti di gestione direzionale, organizzativa e di coordinamento ed è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio nonché della valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti“. Insomma, più un manager che un preside alla Libro Cuore, ma – superato lo choc culturale – potrebbe essere anche una cosa buona, se solo si rovescia la logica.
Questa figura ad alta capacità gestionale potrebbe essere non solo utile, ma utilissima se si avesse il coraggio (politico e culturale) di investire realmente sulla capacità di crescita e di visione degli insegnanti, inserendo una modifica semplice semplice che preveda il potere di nomina del dirigente scolastico da parte del consiglio d’Istituto (o qualche altro organo simile) sulla base di un progetto di sviluppo dell’offerta didattica e formativa della singola scuola. Per capirci si potrebbe immaginare i seguenti step:
1. Creazione di un albo pubblico dei “Dirigenti Scolastici” concepito in modo analogo a quello – ad esempio – dei segretari comunali (il che potrebbe significare istituzione di un corso-concorso per dirigenti e agenzia nazionale/regionale di gestione degli stessi);
2. Consiglio d’Istituto e Collegio docenti che elaborano un piano di sviluppo pluriennale della propria scuola, sulla base dell’individuazione di modalità di valorizzazione dell’autonomia, reperimento risorse e differenziazione dell’offerta didattica e formativa;
3. Consiglio d’Istituto che – sulla base del piano elaborato – individua la figura manageriale più adatta tra quelli disponibili nell’albo pubblico dei dirigenti e a questa propone un incarico per la durata del numero di anni relativo al piano da attuare;
4. Attribuzione al dirigente scolastico nominato di tutte le funzioni previste dal citato art. 9, mantenendo in capo al collegio docenti la funzione di controllo e – in caso di gravi e reiterate violazioni o inadempienze – di revoca del mandato.
I vantaggi di questa proposta mi sembrerebbero diversi: da un lato sarebbe una valorizzazione della mitica l’autonomia scolastica e – cosa non secondaria – si rimetterebbe agli insegnanti (e ai genitori) l’onore/onere di far vedere fino in fondo di cosa sono capaci quando si tratta di creare idee e progetti innovativi per il proprio istituto, al di la delle chiacchiere e delle lamentele. Dall’altro lato il Dirigente Scolastico (Super Preside) sarebbe vincolato ad un mandato chiaro, avrebbe poteri ampi ma non incontrollati o troppo discrezionali. Sarebbe un vero manager e – come ogni manager – sottoposto a forme di controllo di merito e metodo in relazione alla sua capacità di raggiungere gli obiettivi che gli sono assegnati.
La mia proposta, così concepita, non smonta la filosofia della riforma Giannini. Non la snatura ma, all’opposto, ne esalta alcuni tra gli aspetti innovativi senza svilire la componente didattica del mondo della scuola che – anzi – avrebbe strumenti per contare di più in quello che veramente è importante: la capacità di produrre idee per la conoscenza.
Non è fantascienza, basterebbe emendare al Senato su questo specifico punto il testo della Camera . Per fortuna – finché dura – abbiamo ancora un sistema bicamerale…
Marco Cucchini | Poli@rchia (c)