Con il presente articolo cercheremo di analizzare l’utilizzo che gli elettori toscani hanno fatto del voto di preferenza in occasione delle recenti elezioni regionali.
Il caso della Toscana, tra le sette regioni chiamate alle urne lo scorso 31 maggio[1], risulta di particolare interesse per un duplice motivo: in primo luogo perché gli elettori si riconfrontavano con le preferenze dopo aver utilizzato per due tornate elettorali (2005 e 2010) un sistema diverso, incentrato sulle “liste bloccate” e sulla vigenza di una normativa disciplinante le elezioni primarie; in secondo luogo perché è stata l’unica regione ad aver recentemente introdotto una variante al tradizionale modo di esprimere le preferenze: il c.d. “voto di preferenza agevolato”, caratterizzato dalla presenza, direttamente sulla scheda elettorale, dei nominativi dei candidati consiglieri verso i quali l’elettore poteva esprimere la sua indicazione di favore (tracciando semplicemente un segno nel box affiancato al nominativo e non dovendo scrivere il nome come nel sistema generalmente utilizzato nel nostro Paese).
Per capire “come” e “quanto” gli elettori di questa regione hanno fatto ricorso a tale strumento utilizzeremo il “tasso di preferenza” che, quando la normativa elettorale prevede la possibilità di esprimere una sola preferenza, indica la percentuale esatta di preferenze espresse dagli elettori sul totale dei voti validi alle liste. Nel caso della Toscana, dove la legge elettorale prevede la possibilità di esprimere fino a due preferenze (nella versione della c.d. “doppia preferenza di genere”), il calcolo del tasso viene fatto tenendo conto di questa possibilità correggendo parzialmente il denominatore della formula[2].
Iniziando dal tasso di preferenza generale – calcolato cioè per l’intera regione – possiamo vedere che in questa tornata elettorale esso si è attestato al 32%. Tenendo conto di quanto appena detto possiamo dare a questo dato una duplice interpretazione: assumere come ipotesi che il 32% di coloro che hanno espresso un voto valido hanno indicato una doppia preferenza o ipotizzare che la quota di elettori che ha espresso almeno una preferenza è variabile tra il 32% ed il 64%.
In ogni caso ci troviamo di fronte ad un tasso che si dimostra più alto rispetto all’ultima volta che in Toscana si è votato con le preferenze (Figura 1). Nel 2000, infatti, ad esprimere il favore per un candidato consigliere furono circa 28,6 elettori su 100, mentre nel 1995 il dato era del 15,4 %. Questo incremento appare significativo in quanto evidenzia un trend che va nella direzione opposta rispetto alle linee di tendenza registrate negli ultimi anni dai tassi di preferenza: a partire dal 2010 assistiamo infatti ad un decremento costante di questi valori ed una conferma in tal senso arriva anche dai dati delle ultime elezioni del 31 maggio in cui la diminuzione è stata generalizzata[3].
Analizziamo adesso i tassi ottenuti da ciascun partito a livello regionale (Figura 2). Considerando la totalità delle liste che hanno partecipato alle elezioni vediamo che la percentuale più alta è rappresentata dalla lista civica di centrosinistra Il Popolo Toscano che ottiene un dato pari al 40%. Considerando invece soltanto i partiti che hanno avuto accesso al riparto dei seggi vediamo che il dato più alto è quello della lista Sì Toscana a Sinistra con il 36%, seguita da quelle del Partito Democratico e di Fratelli d’Italia, entrambe con un tasso del 35%. Da notare che questi partiti presentano comunque variazioni rilevanti all’interno delle diverse circoscrizioni (Tabella 1): il dato della lista Sì Toscana a Sinistra oscilla dal massimo del 44% di Grosseto al minimo del 28% di Siena; quello del PD varia dal 46% di Massa al 27% di Firenze 2; infine ampie variazioni sono presenti anche nella lista Fratelli d’Italia: il 44% registrato a Massa Carrara è accompagnato dal picco minimo del 21% ottenuto nella circoscrizione di Firenze 2.
Considerando ancora soltanto le liste che hanno superato le soglie di sbarramento vediamo invece che il tasso di preferenza più basso è quello della Lega Nord (24%) seguito da quello del Movimento 5 stelle (27%). In questi casi, inoltre, si registra una maggiore omogeneità nelle diverse circoscrizioni con una variazione territoriale che non supera mai, rispettivamente, i 10 e gli 11 punti percentuali. Infine, il dato di Forza Italia si pone nel mezzo degli estremi appena citati con un tasso regionale pari al 30%.
Spostando l’attenzione dai partiti ai territori (Figura 3) vediamo che la maggiore propensione all’utilizzo del voto di preferenza si riscontra nella circoscrizione di Massa Carrara dove il dato è del 40%. Seguono le circoscrizioni di Lucca e di Grosseto con il 36% ed il 35%. Tali dati risultano interessanti in quanto si pongono in continuità con quelli riscontrati nelle elezioni regionali del 1995 e del 2000. Anche in queste occasioni, infatti, le circoscrizioni citate erano, nel medesimo ordine, quelle in cui più frequente era stato l’esercizio del voto di preferenza[4]. Quanto ai territori in cui meno marcata è stata la propensione ad utilizzarlo vediamo che il dato più basso si riscontra nella circoscrizione di Firenze 2 con il 26% (nell’intera provincia il dato è stato del 28%) a cui fanno seguito quelli delle circoscrizioni di Arezzo e Prato[5].
Tenendo conto dei dati appena illustrati, possiamo concludere avanzando alcune riflessioni di carattere generale.
In merito al confronto tra partiti, in linea con quanto accaduto anche nelle altre regioni dove si è votato, si può rilevare come il Movimento 5 stelle e la Lega Nord si confermino i partiti il cui elettorato fa il minor utilizzo del voto di preferenza, mentre il Partito Democratico conferma la sua vicinanza al territorio con un tasso di preferenza più alto della media regionale. Non sorprende neanche il risultato della lista Sì Toscana a Sinistra appartenente ad un’area politica che già in occasione delle recenti elezioni europee aveva fatto registrare valori elevati.
Per quanto riguarda i singoli territori circoscrizionali l’aspetto più interessante riguarda la conferma delle circoscrizioni dove più alto è l’utilizzo del voto di preferenza. A distanza di quindici anni Massa Carrara, Lucca e Grosseto ottengono ancora i tassi più alti a dimostrazione che l’assenza del voto di preferenza per due tornate elettorali ed il cambio consistente del sistema partitico non hanno scalfito la maggiore propensione di questi territori ad utilizzare tale strumento.
Infine, un’ultima riflessione è opportuno riservarla al dato generale che, essendo in aumento, pone la Toscana all’interno di un trend opposto rispetto a quello che si sta generalmente riscontrando quando si vota nelle altre regioni. Una possibile spiegazione di ciò potrebbe risiedere proprio nell’utilizzo del “voto di preferenza agevolato” che permette una maggiore conoscibilità dei candidati e che è stato introdotto nella normativa elettorale con l’esplicita finalità di incentivarne l’utilizzo[1]. Il dato che ne consegue (32%) sembra dare ragione alla volontà del legislatore toscano, lasciando comunque questa regione nel solco della sua tradizione storica, ovvero con una propensione all’uso del voto di preferenza piuttosto contenuta e non comparabile ad altre realtà regionali dove tassi elevati evidenziano comportamenti elettorali non sempre virtuosi.
[1] Il 31 maggio 2015, oltre che in Toscana, le elezioni si sono tenute in Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania e Puglia.
[2] Il tasso di preferenza, quando vi è soltanto una preferenza esprimibile, è dato dal rapporto, espresso in termini percentuali, tra il totale delle preferenze espresse (numeratore) ed il totale dei voti validi alle liste (denominatore). Quando è possibile esprimere fino a due preferenze varia il denominatore che corrisponde al totale dei voti validi alle liste moltiplicato per due.
[3] Per un’analisi dei tassi di preferenza alle ultime elezioni regionali vedi anche: S. Rombi, Il voto di preferenza alle Regionali 2015, CISE – Centro Italiano Studi Elettorali (cise.luiss.it); M. Valbruzzi e R. Vignati, Elezioni regionali 2015 – Diminuisce il ricorso alle preferenze (Toscana in controtendenza) – La diversa propensione a dare preferenze a candidati uomini e donne, Istituto Cattaneo. Per rendere più pertinente il paragone con la Toscana si può notare che per alcune regioni, dove il dato è immediatamente comparabile, la diminuzione dei tassi di preferenza non vi è soltanto in relazione alle elezioni immediatamente precedenti ma anche in rapporto al dato ottenuto nel 2000. A titolo di esempio possiamo notare che: in Liguria il dato del 2000 era del 41,6% mentre quello del 2015 è del 38%; in Veneto il dato del 2000 era del 33,4% mentre quello del 2015 è del 29,7%; nelle Marche il dato del 2015 e quello del 2000 sono sostanzialmente coincidenti.
[4] Nel 1995 i tassi di preferenza delle circoscrizioni di Massa Carrara, Lucca, e Grosseto erano rispettivamente: 36,4%; 23%; 17,1%. Nel 2000, sempre per le medesime circoscrizioni provinciali, i tassi di preferenza erano invece: 49,8%; 36,1%; 34,1%. Fonte: Ufficio elettorale Regione Toscana.
[5] Nel 1995 e nel 2000 le circoscrizioni provinciali con i più bassi tassi di preferenza erano invece: Arezzo (10,1%), Prato (10,2%), Pistoia (11,8%) per il 1995; Siena (19,4%), Pistoia (22,7%), Prato (24,9%) per il 2000. Fonte: Ufficio elettorale Regione Toscana.
[6] Come si può esplicitamente leggere nel Preambolo, punto 7 del “Considerato”, della legge elettorale (l.r. 51/2014): “7. Per contenere i possibili effetti negativi del voto di preferenza è necessario prevedere una modalità di espressione dello stesso che ne incentivi al massimo l’utilizzo (…)”.