Pagare le tasse – è cosa arcinota – non piace a nessuno. Ricevere servizi più o meno gratuiti di buona qualità, invece, piace a tutti.
Partendo da questa riflessione straordinariamente banale, aggiungo alcuni piccoli, elementi conoscitivi:
- Passata Torino e varcate le Alpi si entra in Francia. Trattasi di una nazione vasta, densamente popolata, ricchissima di storia e di un notevole rilievo politico ed economico.
- La Francia – come ho constatato di persona varie volte e in zone molto diverse tra loro – è un paese assolutamente vivibile e molto, ma molto più a buon mercato dell’Italia.
- La Francia ha un sistema di welfare universalistico e uno Stato tradizionalmente considerato efficiente e presente, per taluni persino troppo.
- In Francia, come da uno studio della Confindustria del 2006 esiste una pressione fiscale elevata, assai più di quella italiana (quasi 5 punti di differenza nel 2006).
- Nonostante questo (e considerato anche che esiste per il lavoratore francese la possibilità di scegliere il contratto con le 35 ore settimanali), gli stipendi medi francesi sono circa il 25% più alti dei nostri, come da dati riportati ieri sera durante la trasmissione Ballarò e non contestati ne dai politici, ne dai rappresentanti confindustriali ospiti in studio.
Dunque, ricapitolando. In Francia pur con una pressione fiscale più elevata rispetto all’Italia, il costo della vita è mediamente più basso, gli stipendi sono più alti e chi vuole lavora pure meno. Com’è possibile? dove sta il trucco? Allora non è vero che per avere più soldi bisogna per forza diventare come i cinesi, senza diritti sindacali, senza tutele e con orari assurdi e flessibili, come vorrebbe parte della Confindustria?
Perchè sento che qualcosa non torna e qualcuno non me la conta giusta?