Come Matteo ti vende le idee: la fabbrica del consenso nell’era Renzi

Come Matteo ti vende le idee: la fabbrica del consenso nell’era Renzi

Nella Prima Repubblica le istituzioni e il sistema politico poggiavano su due grandi pilastri: i partiti e l’ideologia. Finita l’era delle grandi ideologie e dei grandi partiti di massa e andata progressivamente declinando quella che Pietro Scoppola definì la «democrazia dei partiti», l’Italia, con po’ di ritardo rispetto ad altre nazioni occidentali, è entrata da tempo nell’era della «democrazia del pubblico», secondo la felice intuizione del politologo francese Bernard Manin o se preferite nella «postdemocrazia» descritta da Colin Crouch o nella «democrazia del leader» recentemente teorizzata da Mauro Calise.
​Wanda Marra, giornalista del “Fatto Quotidiano” nel suo Vendere un’idea (Marsilio, pp.140, euro 15,00) ci accompagna nel mondo della costruzione del consenso di Matteo Renzi, uno dei leader che più di altri incarna lo spirito del tempo della politica contemporanea.

Un dietro le quinte in cui si vede Renzi ossessivamente impegnato in una campagna elettorale permanente

Una politica che reagisce alla scomparsa «grande narrazione» capace di coinvolgere e fidelizzare per un’intera esistenza milioni di donne e di uomini, con l’uso sistematico dellostorytelling e delle più avanzate tecniche di marketing politico e di comunicazione.
Da un punto di osservazione privilegiato della cronista politica impegnata a seguire passo a passo Renzi, Wanda Marra descrive come farebbe un ricercatore in laboratorio, i mutamenti di una «democrazia che cambia» interrogandosi sulle trasformazioni in atto in chiave leaderistica.
Un dietro le quinte in cui si vede Renzi ossessivamente impegnato in una campagna elettorale permanente. Da sempre un leader politico (e non),infatti, ha avuto come suo obiettivo primario il mantenimento e la conservazione del potere, ma nella politica postmoderma occorre saper anche guidare (o meglio, fabbricare) l’opinione.

Governare a colpi di spin vuol dire prima di tutto dettare l’agenda ai media, controllarla, dominarla, ribaltarla

Ed è qui che entrano in gioco gli spin doctor, la comunicazione e il marketing perché – come scrive l’autrice – “governare a colpi di spin vuol dire prima di tutto dettare l’agenda ai media, controllarla, dominarla, ribaltarla. Non lasciare buchi o spazi vuoti, riuscire a indirizzare i mezzi di comunicazione – e dunque l’opinione pubblica – in modo da nascondere i problemi e presentarsi come chi ha la soluzione”.

Detto in altri termini, è la «piccola narrazione quotidiana» che prova a colmare il vuoto lasciato dalle «grandi narrazioni ideologiche»: non semplicemente, dunque, un uso professionale e talvolta spregiudicato della comunicazione per vendere il Brand Renzi (dal titolo dell’originale libro di Nello Barile edito da Egea), ma, l’essenza stessa della politica dei tempi moderni.

Il racconto minuto e attento, vissuti in presa diretta dall’autrice, di numerosi episodi della «campagna elettorale permanente» in questi primi due anni di Governo Renzi ci riporta, infine, all’irrisolta questione della leadership forte e accentratrice: accettata da una parte della sinistra come una naturale evoluzione, coerente con la «democrazia del pubblico» e strada obbligata per vincere la competizione elettorale, ma rigettata da altri, perché vissuta come una inaccettabile mutazione genetica prodotta dall’onda lunga dell’antipolitica e del populismo.

Autore: Federico Fornaro | Fonte: linkiesta.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *