Verso la convention di Cleveland

Verso la convention di Cleveland

Per il Partito Repubblicano statunitense, questa è una settimana decisiva. Le forze che si sono date battaglia durante la più dura e lunga campagna presidenziale del partito dell’era moderna si troveranno faccia a faccia in un centro congressi di Cleveland, in Ohio, a qualche isolato dal palazzetto del basket che ospiterà la convention che inizierà lunedì 18 luglio. Generalmente, le attività nella settimana che precede la convention si riducono a un lavoro poco seguito tra i “vecchi” del partito e i militanti più convinti del movimento conservatore americano, che si concentrano sui minimi dettagli della gestione del partito. Quest’anno, però, le riunioni preliminari della convention saranno seguite da vicino come mai prima d’ora nel tentativo di intravedere segnali di divisioni, e saranno una prova per molti membri del partito Repubblicano.

Questi incontri segnano innanzitutto il culmine di oltre quattro anni di lavoro del presidente del Partito Repubblicano, Reince Priebus, che ha rinnovato la procedura di selezione del candidato alla presidenza per il partito. La speranza di Priebus – guidare un partito più inclusivo, aperto alla minoranze, alle donne e agli elettori più giovani – è stata fatta a pezzi dalla dura e combattiva campagna elettorale di Trump. «Siamo il partito delle porte aperte», ha detto Priebus ai leader del Partito Repubblicano all’inizio di un incontro domenica notte a Cleveland, in quella che era una sottile richiesta di evitare di fare modifiche al programma del partito che potrebbero allontanare ulteriormente le minoranze etniche. Tuttavia, le modifiche appoggiate da Trump alla politica d’immigrazione saranno probabilmente prese in considerazione e potrebbero anche essere adottate. Se i suoi collaboratori riusciranno a barcamenarsi nelle complicate discussioni sul programma e il processo di nomina del candidato presidente, Priebus riuscirà a salvare almeno parte del suo ambizioso progetto.

Sarà una settimana importantissima anche per Trump e per la sua campagna presidenziale. Il nuovo responsabile della sua campagna elettorale, Paul Manafort, che in passato ha già partecipato a cosiddette contested convention – quelle a cui si arriva senza un chiaro vincitore delle primarie – guiderà centinaia di dipendenti e volontari il cui compito sarà sventare l’eventuale ribellione dei membri del partito che si oppongono ancora alla candidatura di Trump. Quando – e se – ci riusciranno, queste persone prepareranno poi il campo a Trump, che ha promesso di «portare un po’ dishowbiz alla convention». Questa settimana Trump dovrebbe anche annunciare il suo candidato alla vicepresidenza, presumibilmente la prova finora più grande per la sua capacità di giudizio.

I prossimi giorni determineranno finalmente se quello che rimane del movimento noto come “Never Trump”, che dentro il partito continua a opporsi fermamente alla candidatura del magnate, sarà in grado di ottenere dei risultati politici. Da diversi mesi un gruppo di attivisti della base Repubblicana esamina le possibili opzioni e studia i meccanismi regolamentari più sottili che stanno dietro all’organizzazione della convention, nella speranza di far inciampare Trump o di strappargli la nomination riaprendo così la corsa ad altri candidati. Cosa succederà esattamente, quindi, questa settimana a Cleveland? Di seguito un resoconto su cosa aspettarsi.

Lunedì e martedì

Il comitato che si occupa del programma della convention si riunisce allo Huntington Convention Center, un edificio nel centro di Cleveland che il prossimo fine settimana si trasformerà nel centro media che ospiterà i giornalisti che seguono la convention. I 112 membri del comitato si riuniranno per due giorni per iniziare a delineare la posizione ufficiale del Partito Repubblicano su una serie di questioni, come il diritto all’aborto, la politica energetica, la politica estera, la riforma dell’immigrazione, la sicurezza nazionale e la riforma fiscale.

Rispetto a quattro anni fa «i temi generali saranno gli stessi, ma ognuno di loro sarà un po’ diverso dall’ultima volta», ha raccontato il senatore Repubblicano del Wyoming John Barrasso, che co-presiede il comitato. Le modifiche sono dovute al fatto che «il mondo è cambiato negli ultimi quattro anni», ha aggiunto Barrasso. Sul diritto all’aborto, per esempio, la governatrice dell’Oklahoma Mary Fallin, un’altra dei co-presidenti del comitato, domenica ha detto che il Partito Repubblicano «rimane pro life» – e quindi contrario all’aborto – e non ha assicurato che i Repubblicani cambieranno la formulazione del programma, nonostante Trump abbia chiesto di includere delle eccezioni per i casi di stupro, incesto o per salvare la vita della madre. «Trump avrà delle persone che lo sosteranno, sarà il candidato Repubblicano, e sicuramente potrà dire la sua con la sua gente, che a sua volta darà i propri consigli», ha detto domenica Fallin al programma di CNN State of the Union. «Ma alla fine, il programma è dettato dalle persone che costituiscono la base dei Repubblicani in tutto il paese, e che rappresentano i veri valori e i principi del Partito Repubblicano».

Barrasso non ha escluso la possibilità che la richiesta di Trump di vietare l’accesso negli Stati Uniti ai musulmani venga discussa, ma ha detto apertamente di essere contrario. «Non penso che le persone dovrebbero essere sottoposte a test religiosi o razziali», ha detto Barrasso. «Ma è per questo che abbiamo un comitato di 112 persone. Vedremo come sarà formulato il testo». Il gruppo si dividerà in sottocomitati che discuteranno delle questioni specifiche e lavoreranno per il resto della settimana alla definizione del nuovo programma, in modo che la convention possa approvarlo in seduta plenaria all’inizio della settimana prossima.

Mercoledì

È il giorno in cui il Republican National Committee (RNC) – l’organo che governa e supervisiona le cose nel Partito Repubblicano – tiene il suo annuale congresso estivo, in cui sono previsti gli interventi di Priebus e di altri leader. Tra le altre cose, il Republican National Committee potrebbe decidere di consigliare formalmente di modificare le regole ufficiali della convention, che però possono essere cambiate solo dall’incontro di gruppo di giovedì e venerdì.

Giovedì e venerdì

Per gli impallinati di politica più accaniti, ma anche per gli osservatori occasionali, queste sono le due giornate da seguire con i popcorn in mano: i 112 membri del comitato che stabilisce le regole della convention si riunisce nello Huntington Convention Center per due giorni, ma se necessario i lavori potrebbero proseguire anche sabato, stando ai funzionari del Partito Repubblicano. Il gruppo stabilisce le norme del processo che porterà alla selezione formale del candidato presidente e può anche modificare il metodo con cui il Partito Repubblicano selezionerà il proprio candidato nel 2020.

Trump e i suoi collaboratori sono consapevoli del fatto che è questo il momento in cui l’attenzione sui suoi principali critici sarà più alta, e per questo ha chiesto a William McGinley, l’avvocato della sua campagna elettorale, di guidare un “comitato di studio” per tener traccia delle modifiche alle regole della convention che potrebbero sfavorirlo. Del comitato fanno parte quattro sostenitori di Trump che cercheranno di far naufragare le proposte a lui sgradite: sono Bill Palatucci, che rappresenta il New Jersey nel RNC, Alex Willette dal Maine, Demetra DeMonte dall’Illinois e Vincent DeVito del Massachusetts.

Le proposte più rilevanti che saranno discusse dal comitato fanno parte di una “agenda di coscienza” presentata da un’organizzazione chiamata “Free the Delegates”, che è nata il mese scorso e sostiene di avere dalla sua parte centinaia di delegati della convention, anche se ha pochi membri all’interno del comitato che stabilisce le regole. Il gruppo vuole mettere fine a una discussione che dura da anni: i delegati della convention devono attenersi ai risultati dei caucus e delle primarie del loro stato, e quindi votare per chi ha vinto caucus e primarie, o sono liberi di fare quello che vogliono? Per Priebus e la stragrande maggioranza dei leader del partito non c’è discussione: i delegati devono votare attenendosi ai risultati delle primarie e rappresentare la volontà dei milioni di elettori che hanno votato.

Curly Haugland, un membro del comitato che stabilisce le regole del North Dakota, cerca da anni di “svincolare” i delegati, e ha anche scritto un libro in cui illustra le sue proposte, intitolato in modo calzante Unbound (“Svincolati”). Come delegati, Haugland e i suoi colleghi che ne condividono le idee, si considerano azionisti di una società privata, in questo caso il Partito Repubblicano, e pensano di essere i soli a poter prendere la decisione finale sulla nomina del candidato alla presidenza. La maggior parte dei membri del gruppo – che lo ammettano o meno – semplicemente non amano Trump, non si fidano di lui e sono convinti che distruggerà il partito. “Free the Delegates” proporrà una “clausola di coscienza”, che permetterebbe ai delegati di votare nel modo in cui preferiscono. Per essere approvata, la proposta ha bisogno di almeno 56 voti, ma per presentarla alla plenaria della convention come “relazione di minoranza” e metterla al voto di tutti i 4.272 delegati della convention ne bastano 28. Il gruppo conta di avere almeno 28 voti garantiti.

Due voti importanti e in bilico nel comitato potrebbero essere quelli del senatore dello Utah Mike Lee, un politico conservatore con un fedele seguito nazionale, e sua moglie Sharon Lee. Fino a oggi il senatore Lee non ha voluto dire come voterà sulla “clausola di coscienza”, ma per ora non ha nemmeno appoggiato formalmente Trump, citando come motivazione le sue perplessità per gli insulti di Trump al senatore del Texas Ted Cruz, suo caro amico, durante la campagna per le primarie. Se Lee e sua moglie annunciassero il loro sostegno alla clausola di coscienza, «avremo la strada spianata», ha detto Kendal Unruh, leader di “Free the Delegates” e membro del comitato che stabilisce le regole della convention.

Il gruppo sta anche pensando a una proposta che obbligherebbe i delegati della convention a votare anche per la nomina del candidato vicepresidente, che dovrebbe quindi raggiungere la stessa soglia di 1.237 delegati che deve ottenere Trump. «Ne stiamo discutendo» come di una possibile modifica alle regole, ha detto Regina Thomson, direttrice esecutiva di “Free the Delegates”, secondo cui il voto libero per il vicepresidente è una questione di principio. «C’è la possibilità che daremo la nomination e forse eleggeremo un uomo che ha quasi 70 anni e diventerebbe il presidente più vecchio di sempre», ha detto Thomson. In realtà per “Free the Delegates” è solo un altro dei possibili modi di intralciare Trump, o almeno di costringerlo a concedere qualcosa ai suoi critici.

Un’altra cosa da tenere d’occhio giovedì sono le prime manifestazioni e gli eventi in giro per Cleveland. Anche se l’inizio delle proteste più grandi è previsto per domenica, il giorno prima dell’apertura della convention, alcuni gruppi potrebbero iniziare già giovedì e venerdì, secondo alcuni attivisti locali.

Fonte: ilpost.it | Autore: Ed O’Keefe – The Washington Post

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