Non solo Clinton e Trump: ecco gli altri candidati alle elezioni Usa

Non solo Clinton e Trump: ecco gli altri candidati alle elezioni Usa

Quali sono i candidati alle elezioni presidenziali americane 2016? La risposta più ovvia sarebbe Hillary Clinton per il partito democratico eDonald Trump per il partito repubblicano. Ma non è proprio così, a voler essere pignoli.

Tra i più accorti di voi sicuramente non è sfuggito il terzo incomodo, Gary Johnson. Tra i candidati alternativi è quello che sta ottenendo più consenso nei sondaggi. Ma di gente che si propone ufficialmente come scelta controcorrente ce n’è parecchia. E gli svitati non mancano.

Diciamocelo chiaramente: per farlo bisogna essere un po’ fuori dalle righe. Il sistema elettorale statunitense è forse quello bipolare per eccellenza. Democratici o repubblicani. Alcuni potrebbero obiettare che Trump non sia proprio a bolla. E in effetti è tutt’altro che il classico aspirante presidente. Ma rappresenta uno dei due partiti che sicuramente vinceranno.

Semplificando, la popolazione americana tecnicamente non vota direttamente il presidente. Lo fanno i cosiddetti grandi elettori, che per la quasi totalità degli stati sono in numero proporzionale agli abitanti. Rappresentano il voto, che è maggioritario per il singolo stato. In altre parole chi vince piglia tutto, anche per una manciata di voti di scarto.

Quindi che senso ha presentarsi con un partito diverso da quello repubblicano o democratico? Tanto anche se si ottiene una percentuale interessante di voto non si vince nulla. In realtà, come insegnano le elezioni del 2000 o del 1992, possono se non altro spostare gli equilibri. Magari decisivi negli stati chiave come Ohio o Florida (particolarmente popolosi). Un’altra ragione è cercare di portare all’attenzione pubblica temi ritenuti importanti.

Gary Johnson

Come Dicevamo, Gary Johnson del partito libertario (Libertarian Party) è il solo candidato alternativo (a volte) preso in considerazione. Non solo perché è l’unico a essere presente nelle liste elettorali di tutti gli stati. Ma anche perché attualmente i sondaggi lo danno intorno al 6%. Non dimentichiamo che in queste elezioni il cosiddetto voto di protesta potrebbe essere rilevante. Trump e Clinton per molti non sono affatto i candidati ideali del proprio partito di riferimento. Quindi tra turarsi il naso e astenersi, magari voteranno qualcun altro. E diciamo anche che Johnson gode di una certa notorietà mediatica grazie alla sua personalità bizzarra e una visione politica inusuale.

Politico di lunga data, è stato anche governatore del Nuovo Messico dal 1993 al 2003, con i repubblicani. Spesso i suoi interventi pubblici e le interviste hanno una buona dose di comicità. Non si capisce affatto se voluta o meno. Memorabile è quando gli è stato chiesto cosa pensa di Aleppo e ha risposto con aria stranita “Aleppo? Cos’è Aleppo?”. Oppure di nominare un leader straniero che ammira e non è riuscito a dare una risposta sensata. O, ancora, quando ha iniziato a parlare senza alcun motivo apparente con la lingua tra i denti.

L’idea del partito libertario (di cui fa parte anche l’estroverso John McAfee), è il libertarianismo. Si tratta di un insieme di filosofie politiche con una lunga e seria storia. In sostanza propone la massima riduzione dell’incidenza statale. Il che, nel caso specifico, implica cose molto di sinistra e cose molto di destra. Droghe libere, unioni civili per tutti i sessi, permessi di soggiorno per gli stranieri e riduzione drastica delle spese militari. Ma anche totale libertà di mercato, eliminazione del welfare e più nessuna restrizione alle armi, per esempio.

Jill Stein

(foto: Getty Images)

L’altra persona che può rivaleggiare con Johnson nella gara dei candidati alternativi è Jill Stein. Medico e attivista, è la leader del partito dei verdi(Green Party). Com’è facile immaginare, ha posizioni molto nette per lequestioni ambientali. Propone un aumento delle energie rinnovabili, un maggiore aiuto all’agricoltura locale, trasporti sostenibili. Vorrebbe dimezzare le spese militari, ritirare tutte le truppe statunitensi all’estero ed estendere l’Obamacare. Sostiene Snowden e Assange ed è contraria alle politiche Nato e di Israele.

Molte sue dichiarazioni però la fanno apparire anti-scientifica e un filo cospirazionista. Oltre a essere contraria al nucleare, è anche contro gli Ogm e pensa che le reti wifi possano essere una minaccia per i bambini. La sua posizione sui vaccini, poi, è abbastanza ambigua, nonostante abbia dichiarato di non esserne contraria a priori.

Evan McMullin
(foto: Getty Images)

Negli ultimi giorni Evan McMullin si sta rivelando particolarmente importante. Nonostante la sua candidatura sia presente in soli undici stati, nello Utah alcuni sondaggi lo danno favorito. Non basta vincere in uno stato per diventare presidente, ovviamente. Però può significare in unincarico importante per McMullin. Soprattutto nel caso vincesse Trump. Questo candidato indipendente, infatti, piace alla destra americana dello Utah. Non tanto per essere stato un agente operativo della CIA, ma per essere un mormone osservante. E il mormonismo ha la patria proprio nello Utah. Antiabortista, considera matrimonio solo quello tra uomo e donna, e la difesa è al primo punto del programma.

Darrel Castle
L’unico altro candidato per il quale si può votare in più di venti dei cinquanta stati previsti è Darrel Castle. Politico e avvocato, è il candidato del partito della Costituzione (Constitution Party) si definisce più libertario di Gary Johnson. In effetti ha posizioni del tutto simili, ma è più a destra. Per esempio non è favorevole alla completa legalizzazione delle droghe e ha dichiarato che ai musulmani dovrebbe essere impedito l’accesso in attesa di avere delle misure antiterroristiche più sofisticate.

Gli altri altri
Questi quattro candidati potrebbero avere qualche influenza nella politica americana. Ma le possibilità di influenzare realmente il voto sono piuttosto basse. Ci sono però altre ventisei persone che concorrono formalmente alla presidenza degli Stati Uniti. Molte in un solo stato.

Alcune hanno dei princìpi o addirittura programmi per certi versi credibili, almeno sulla carta. Come Rocky de la Fuente del partito riformista (Reform Party), incentrato sull’integrazione degli immigrati. Oppure Princess Khadijah Jacob Fambro del partito rivoluzionario (Revolutionary Party) che pone l’accento sulle ineguaglianze etniche e di genere.

Ma si dividono sostanzialmente tra fondamentalisti cristiani, vetero-socialisti e populisti. Rispettivi esempi sono Tom Hoefling del partito dell’America (America’s Party), Emidio Soltysik del partito socialista Usa (Socialist Party Usa) e Lynn Kahn, semplicemente indipendente.

E poi ci sono quelli fuori da ogni schema. In testa a tutti Joseph Maldonado, nome di battaglia Joe Exotic. In un video si presenta tra una leonessa e due tigri, infortunato a una gamba. Come prima cosa dichiara che non si taglierà i capelli e non rinuncerà al suo modo di vestire (indossa un giubbotto di pelle a frange e porta una pistola). Gli stanno a cuore i diritti degli animali e dei veterani.

Se James Hedges vorrebbe reintrodurre il proibizionismo negli Stati Uniti, il programma di Dan Vacek è invece incentrato sulla legalizzazione della marijuana. Poi c’è il cospirazionista  Kyle Kopitke, che nel suo coloratissimo sito spiega i mali del mondo tenuti nascosti dai poteri forti. E infine non bisogna dimenticare Rod Silva del partito della nutrizione (Nutrition Party). Ha un sogno: una nazione palestrata che mangia nella sua catena di ristoranti.

Autore: Davide Ludovisi | Fonte: wired.it | Foto: Getty images

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