Guardare un film, acquistare un regalo al proprio partner per San Valentino, controllare l’estratto conto bancario e chiamare dal cellulare un amico a New York gratuitamente. Sono azioni diverse, ma con un punto in comune: possono tutte essere svolte senza muoversi da casa, direttamente dal proprio mobile. Se ce lo avessero raccontato solo dieci o quindici anni fa sarebbe sembrate scene da un film di fantascienza mentre oggi sono realtà quotidiana per milioni di persone. La digitalizzazione è diventata un fenomeno di massa, e la “rivoluzione digitale” è parte delle nostre vite: il mondo reale e quello virtuale si fondono insieme.
Mentre il digitale è realtà, l’internet delle cose ci introduce alla prossima fase di questa evoluzione: il frigorifero che ordina autonomamente la spesa, l’auto che consiglia il miglior brand per il cambio dell’olio, la fotocopiatrice che ordina una nuova risma di carta quando la precedente sta per finire. L’obiettivo è semplificare la nostra vita.
Non si tratta dunque di un evento tecnologico che fa discutere il mondo della ricerca, ma di un avvenimento che guida la trasformazione della società in tutte le sue forme. Cambia il rapporto tra le persone, la comunicazione tra istituzioni e i cittadini e il mondo del lavoro. Stiamo parlando della quarta rivoluzione industriale che, dopo quella del vapore, quella guidata dall’elettricità e quella elettronica porta con un sé un cambiamento epocale: la velocità della trasformazione.
Digital disruption. Si tratta del cambiamento che avviene nel momento in cui le nuove tecnologie digitali e i modelli di business che hanno sviluppato, influenzano il valore aggiunto, la value proposition di prodotti o servizi esistenti.
Nascono nuovi comportamenti da parte degli utenti, l’estrema connettività permette non solo l’acquisto o l’utilizzo di beni e servizi, ma soprattutto la condivisione grazie all’utilizzo dei social network. Ecco che l’esperienza diventa il valore aggiunto per scegliere cosa acquistare.
L’esempio più evidente è quello avvenuto nel campo delle vendite, dove Amazon ha
rivoluzionato i canali di distribuzione in un’ottica sempre più multicanale, dove negozio fisico e online sono due facce della stessa medaglia e molti dei vecchi operatori, spiazzati dai cambiamenti, sono finiti ai margini del mercato.
Ricordate Blockbuster? Nei negozi era possibile affittare giochi e film da guardare a casa pagando a consumo. L’amministratore delegato ebbe la possibilità di comprare Netflix, ma considerò il sistema troppo di nicchia. A quel tempo stava invece nascendo un nuovo modello di business che oggi grazie all’estrema connettività ha dato vita a modello di consumo culturale che potrebbe costringere i broadcaster tradizionali a ripensare il proprio ruolo.
Ma finora si è vista solo una parte della rivoluzione attesa. Secondo uno studio del Global Center for Digital Business Transformation, la digital disruption sovvertirà i rapporti di forza sui mercati, tanto che il 40% di chi detiene posizioni dominanti perderà la propria leadership, anche se non è detto che questo porterà a una maggiore concorrenza, dato che nel frattempo emergeranno nuovi giganti.
Oggi la tecnologia ha permesso la disintermediazione nella vendita di prodotti e servizi ed è riuscita a creare un unico mercato su scala mondiale. Inoltre, la digitalizzazione non sta trasformando solo i vari settori, ma sfumando sempre di più i confini esistenti fra settori. Infatti gli innovatori di maggiore successo sono quelli che sanno combinare i diversi vantaggi dell’It – dai costi inferiori all’ampliamento dei canali distributivi -creando quello che gli addetti ai lavori definiscono “vortice digitale”.
Fra i più interessanti c’è la possibilità di accedere a dati sempre più dettagliati sui consumi e di analizzarli con tecniche Big Data, studiando per fare un esempio i gusti dei consumatori, per fornire a ciascun cliente un servizio personalizzato, con costi minori e maggiore efficacia.
Immaginiamo esperienze sempre più personalizzate, adattate ai propri comportamenti e alle proprie aspettative, dal campo medico in cui sarà possibile avere cure e medicinali che tengono conto di chi siamo, quali abitudini abbiamo e del nostro storico al mondo finance con prodotti finanziari e informazioni ritagliate secondo i nostri reali interessi.
Tutto quanto fin qui raccontato, va calato poi nel contesto economico che stiamo vivendo, caratterizzato da una brusca frenata nella crescita economica dovuta al susseguirsi senza soluzione di continuità di tensioni geopolitiche e alla fine del boom economico in molti paesi emergenti, oltre che a fattori interni al mercato occidentale come il progressivo invecchiamento della popolazione.
La digital disruption consente di accelerare sul versante della produttività e per questa ragione può costituire una spinta decisiva al recupero di competitività dell’Italia, che più di altri Paesi sconta ritardi su questo versante.
Ci avviamo dunque verso un futuro in cui la tecnologia digitale avrà sempre più importanza e coloro che stanno ai vertici delle aziende hanno la responsabilità di gestire questa rapida trasformazione.
Fonte: huffingtonpost.it | Autore: Walter Ruffinoni