#DirezionePd, Matteo Renzi perde consenso sul web

#DirezionePd, Matteo Renzi perde consenso sul web

Dal giorno dopo le dimissioni da premier è  iniziata la parabola discendente della popolarità online di Matteo Renzi che cade su Twitter durante la direzione

di Guido Petrangeli

Il potere logora chi non ce l’ha. La massima, ormai un vero e proprio cult della politica italiana, se letta con gli occhiali 2.0 del web si adatta in maniera perfetta alla parabola di Matteo Renzi. La stella social dell’ex primo ministro italiano ha mostrato tutto il suo appannamento proprio nel giorno della tanto attesa direzione del partito democratico.

Se infatti da tempo scrivevamo come Facebook fosse diventato un territorio non troppo favorevole a Renzi, superato da personaggi come Matteo Salvini e Alessandro Di Battista, adesso anche su Twitter assistiamo a un netto arretramento. Perso lo scettro di Palazzo Chigi, Renzi sembra aver perso anche lo smalto della web star da inseguire.

Nel giorno in cui il partito democratico si è riunito per indire il congresso prima delle prossime elezione su Twitter si è imposto in maniera dirompente l’hashtag #direzionepd. In circa 3 ore questo argomento è passato dal quinto al primo posto dei topic trend italiani con una media nei momenti di picco di 5.376 tweet all’ora. La mole di messaggi passati su questo hashtag è stata notevole: #direzionepd ha ottenuto un totale di oltre 16 milioni di visualizzazioni da parte di più di 8 milioni di utenti unici.

Il personaggio più chiamato in causa è stato ovviamente Matteo Renzi, con più di 35 milioni di visualizzazioni. Su questi argomenti si sono però agganciate delle keyword che denotano una sentiment tutt’altro che positiva. Tra le parole associate a #Renzi abbiamo trovato spesso “dimissioni” e “stai sereno”. Ma soprattutto sull’hashtag #direzionepd si è inserito Beppe Grillo che in un tweet ha trasformato la canzone di Gabbani in “Democratic’s Karma, la scimmia piddina balla”.

In poco tempo #DemocraticsKarma ha letteralmente spopolato sulla twitter-sfera italiana realizzando milioni di visualizzazioni su messaggi di presa in giro diretti al partito democratico e al suo segretario. C’è da dire che in realtà Matteo Renzi era comunque arrivato all’appuntamento della direzione con una considerevole perdita di smalto della sua web reputation.

Dal giorno dopo le dimissioni da premier è iniziata la parabola discendente della sua popolarità online. Il dato può essere ben evidenziato da Google trend, l’unità di misura della popolarità di un personaggio sulla rete in base al volume di ricerche effettuate. Su Google Matteo Renzi ottiene il picco di ricerche il 5 dicembre (volume massimo di ricerche in una scala da 0 a 100), dopo di che l’ex premier subisce un’emorragia di popolarità sul suo conto che lo porta a non superare mai in 90 giorni un volume massimo pari a 30.

Anche su Twitter, dove Renzi ha costruito buona parte del suo consenso digitale e rimane il politico più popolare, abbiamo rilevato un calo nella sua capacità di coinvolgere gli utenti digitali. Negli ultimi 30 giorni Matteo Renzi è infatti sceso dal gradino del politico italiano più citato dagli utenti di Twitter. Al primo posto di questa classifica troviamo Matteo Salvini (103.216 menzioni), al secondo posto Beppe Grillo (87.737 menzioni) e al terzo gradino Matteo Renzi (72.461 menzioni). Non è un caso che il tweet più virale scritto da Renzi risalga al 4 dicembre, non riuscendo più dopo questa data a replicare gli stessi numeri in termini di engagement che otteneva da premier.

Fonte: www.ilsocialpolitico.it | Autore: Guido Petrangeli

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