Distrarre l’opinione pubblica. Questo sembra essere l’obiettivo primario del momento. La tecnologia, il mondo social, l’informazione (o pseudo informazione) accessibile a tutti ha aperto a una nuova modalità di comunicazione politica.
Un politico di spicco viene indagato e dopo poche ore, a volte dopo pochi minuti, un’informazione appealing, interessante, che fa chiacchierare, porta a pensare, parlare e discutere di tutt’altro.
Gli esempi sono infiniti, partono dagli Stati Uniti dove la campagna elettorale americana è stata maestra, per arrivare qui nel Bel Paese dove alle dimissioni di un assessore segue un video molto critico nei confronti della vecchia politica e di un torneo di golf, a un’indagine per abuso di ufficio si affiancano suggestioni di una love story che, come nelle migliori telenovela anni ’80, affascina al punto da far dimenticare il resto.
Noi italiani, stanchi, provati da una crisi economica interminabile, una crisi dei valori ormai profonda, il terrore di un’uscita mal gestita dall’euro, ci lasciamo distrarre con piacere, ci abbandoniamo al vento che ci porta da un lato e dall’altro di questo momento politico così buio.
Se fosse solo intrattenimento, poco si dovrebbe aggiungere. Ma dovremmo tentare di acquisire una consapevolezza: la nostra indignazione, la rabbia, la frustrazione e la volontà di evadere dalla vita di tutti i giorni, vengono trasformati in un ritorno economico. Ogni click ha un valore, ogni bufala anche se poi smentita arricchisce qualcuno, ma soprattutto svilisce il libero pensiero e la libera informazione.
Soluzioni al momento non se ne vedono. Siamo sovrastati dall’informazione libera, superficiale, spesso non verificabile e certo quasi mai verificata dall’utente. E così su ogni tema in rete – e sulla carta stampata – si legge tutto e il contrario di tutto, producendo un unico risultato: accumulare rabbia nelle persone. Ognuno finisce per leggere quanto gli è più affine, rinsaldando le proprie convinzioni e rendendo sempre più aspro il confronto sociale e politico.
Ma c’è di più. La critica che da un lato e dall’altro viene rivolta nei confronti delle istituzioni tutte svilisce ancora più il nostro senso civico già tanto affievolito a causa di una lunga mala gestione della cosa pubblica. Ci sarebbe da chiedersi cosa possa rimettere insieme un Paese tanto provato e facilmente influenzabile e spero che la risposta non debba essere arrivare ancora più in basso.
In Spagna contro un governo si è scesi in piazza, in Romania si protesta per giorni per strada, in Italia si scrive sul proprio profilo facebook solamente per irritare gli appartenenti a “fazioni” diverse, avvalorando una notizia piuttosto che un’altra.
A quando una presa di coscienza della situazione reale del Paese per cercare con orgoglio una soluzione costruttiva e promuovere un obiettivo piuttosto che lavorare contro? A quando una competizione politica basata sui risultati concreti, magari accompagnata dalla reciproca promessa di campanilismo trasversale quando si rappresenta il Paese nelle sedi internazionali?
La politica, vecchia o nuova che sia, dovrebbe dare una risposta di grande serietà e concretezza al bisogno del Paese di trovare una guida nella riscoperta dei nostri valori e del senso di appartenenza perché, citando Montesquieu, l’amore della patria conduce alla bontà dei costumi e la bontà dei costumi porta all’amore della patria. Bisogna che qualcuno si faccia carico di riavviare questo circolo virtuoso.
Autore: Veronica Pamio | Fonte: huffingtonpost.it