Dopo la Brexit arriva il Bregret: acronimo di “Brexit” e “regret”, ovvero il rammarico per l’uscita dall’Unione Europea. Per la prima volta dal referendum che dieci mesi or sono ha sancito il divorzio della Gran Bretagna dalla Ue, la maggioranza degli interpellati in un sondaggio giudica quella decisione un errore e voterebbe diversamente se avesse una seconda chance. In un rilevamento condotto da YouGov, un istituto di statistiche tra i più autorevoli, il 45 per cento dei cittadini britannici si rincresce per la Brexit contro il 43 per cento che insiste a considerarla uno sviluppo positivo (il restante 12 per cento è indeciso).
Sembra una smentita dell’affermazione ripetuta più volte da Theresa May in questi primi giorni di campagna elettorale per le elezioni anticipate dell’8 giugno prossimo secondo cui “il paese si sta unendo” sulla Brexit, mentre sarebbero soltanto i partiti di opposizione a volerla ostinatamente ostacolare. Al contrario, il sondaggio indica che il Regno Unito rimane diviso sostanzialmente a metà sull’argomento; e anzi la parte contraria alla Brexit appare preponderante. Di soli due punti percentuali, ma d’altra parte il referendum del giugno scorso aveva avuto una maggioranza per la Brexit appena più ampia, quattro punti scarsi, 41,9 a 38,1 per cento.
I più tenaci oppositori della Brexit affermano che, se l’opinione pubblica cambierà idea, è possibile bloccare la decisione di lasciare la Ue o eventualmente di capovolgerla con un secondo referendum. Naturalmente il sondaggio di YouGov rappresenta soltanto un primo indizio di cambiamento. Ma gli umori potrebbero ulteriormente cambiare in tal senso, specie se risulterà evidente che il prezzo per uscire dall’Europa sarà alto.
Un ennesimo campanello d’allarme in tal senso lo fa squillare l’annuncio della Deutsche Bank che, se l’uscita dalla Ue sarà totale, la cosiddetta “hard Brexit” che prevede l’uscita anche dal mercato comune e dall’unione doganale, la banca potrebbe spostare 4 mila dipendenti dai suoi uffici nella City di Londra a un’altra sede sul continente. Segnali analoghi sono arrivati negli ultimi mesi da altre banche della cittadella finanziaria londinese. E stamane la Cbi, la Confindustria britannica, ammonisce sia il governo britannico che Bruxelles a negoziare un patto che non danneggi reciprocamente l’economia del Regno Unito e quella della Ue.
D’altra parte giunge anche una notizia confortante per l’economica britannica: in marzo le vendite di automobili, un termometro della fiducia dei consumatori, sono cresciute dell’8,4 per cento, il livello più alto degli ultimi diciassette anni. Ma il settore dell’auto teme che le esportazioni sul continente subirebbero un duro colpo, se dopo la Brexit dovranno pagare dazi doganali. La premier Theresa May ha promesso di proteggere l’industria automobilistica, non è chiaro se negoziando un’eccezione ai dazi o fornendo compensazioni. Se così non fosse, tuttavia, il Bregret potrebbe continuare a crescere.
Fonte: repubblica.it