Non si può che fare i complimenti ai 67 professori “Galileiani” della Sapienza di Roma. Comunque la si pensi, sono riusciti a infondere vitalità a una delle cerimonie più pallose e insostenibilmente lunghe della ritualità istituzionale italiana.
Chi vi abbia partecipato almeno una volta avrà in mente tutto il corteo di ermellini, di alti ufficiali con il cappello in mano e lo sguardo annoiato, di politici (talvolta semianalfabeti), di porporati con le mani giunte, di mezzi inchini e di squillanti “carissimo” che fanno tanto polpa della mela.
Ecco, tutto questo per una volta la Sapienza non l’ha visto. Almeno non del tutto.